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RENDE (Cosenza) – Giallo sul ritiro delle dimissioni da parte del sindaco di Rende. Prima la comunicazione giuta dall’entourage di Vittorio Cavalcanti, secondo la quale il primo cittadino aveva deciso di rimanere in sella, poi la smentita. Tutto questo mentre ora è scattata la polemica sull’interpretazione normativa rispetto ai tempi a disposizione di Cavalcanti per ritornare sui suoi passi e rimanere alla guida dell’ente. In corso le trattative al fotofinish.

La decisione di lasciare l’incarico era arrivata venti giorni fa, ma in una intervista al “Quotidiano della Calabria”, il primo cittadino aveva detto che si trattava di una scelta maturata negli ultimi mesi. In mezzo il ciclone giudiziario che ha investito la città, con l’arrivo della commissione d’accesso antimafia al Comune, il sospetto di contaminazioni in una partecipata comunale, le nuove perquisizioni, che rappresentanvano solo uno dei motivi.
Cavalcanti aveva spiegato ancora di avere ereditato un’amministrazione in cui le buone prassi avevano lasciato spazio al «disordine» e alla «discrezionalità» e con un buco finanziario importante (9 milioni all’atto dell’insediamento, ridotto ora a 6), ed in queste condizioni, senza una maggioranza compatta,  «non resta che lasciare e farsi da parte». E così era stato. Oggi il passo indietro e la scelta di rimanere in sella al Comune. 
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