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CATANZARO – «Per essere realista credo che il sistema dei rifiuti in Calabria si possa dichiarare al collasso, sia per quanto riguarda gli impianti sia per una situazione finanziaria disastrosa. Per non parlare della raccolta differenziata rimasta ferma a percentuali da Terzo Mondo». Il dramma della spazzatura che invade le strade calabresi (15mila le tonnellate non raccolte) è tutto riassunto nelle parole con cui l’assessore all’Ambiente, Francesco Pugliano, ha aperto ieri mattina la conferenza stampa convocata a Palazzo Alemanni per fare il quadro della situazione ora che, dopo 16 anni, la fase commissariale si è chiusa e le competenze in materia sono tornate in capo alla Regione. Eppure, che in questi anni si fosse passati di emergenza in emergenza, tra crisi ormai cicliche e soluzioni-tampone, non è certo una grande novità, con la differenza che oggi la Regione deve occuparsene in prima persona, senza più l’ombrello dell’ufficio del commissario. Pugliano lo sa e, quando gli si chiede di chi sia la colpa di un sistema ormai andato in tilt, parla di «corresponsabilità di tanti, me compreso», di «modello alla Pilato», di «una classe dirigente calabrese che non ha reso agevole il lavoro dell’Ufficio del commissario». «La responsabilità – ha aggiunto – va divisa in percentuali diverse tra chi non ha consentito la realizzazione di un impianto nel Cosentino, chi non ha permesso di realizzare una discarica pubblica, e così via». D’altronde, se il problema non è stato nemmeno scalfito dall’ufficio del commissario, «con poteri straordinari in deroga alle norme e risorse finanziarie ingenti», è lecito chiedersi come potrà farlo la Regione, «che – ha ricordato Pugliano – in cassa non ha trovato un euro e ha ereditato un sistema squilibrato, in cui la Calabria del Nord non ha nessun impianto tecnologico».
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