Stefano Rodotà
3 minuti per la letturaCATANZARO – I grillini hanno scelto il loro candidato per il Quirinale. E’ Stefano Rodotà. Un nome che, per dirittura morale, competenza istituzionale, sensibilità politica, dimensione civica, rappresentanza democratica, può superare qualsiasi barriera e qualsivoglia remora. Per i calabresi di tutti i colori politici e di ogni appartenenza sociale sarebbe una gioia e un onore averlo Presidente della Repubblica. Non tanto e non solo perché è calabrese, ma perché è un calabrese di altissimo valore.
Il professore Rodotà è nato nel 1933 a Cosenza da una famiglia originaria di San Benedetto Ullano (Shën Benedhiti), comune arbëreshë. Ha frequentato il liceo classico Bernardino Telesio e laureandosi a Roma all’Università La Sapienza. Ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma La Sapienza, dove è stato professore ordinario di Diritto civile, e dove gli è stato conferito il titolo di professore Emerito. È socio onorario dell’associazione “Libera Uscita” per la depenalizzazione dell’eutanasia. Il 5 ottobre 2008 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria della città di Rossano. Dopo essere stato iscritto al Partito radicale di Mario Pannunzio, rifiuta nel 1976 e nel 1979 la candidatura nel Partito Radicale di Marco Pannella.
È eletto deputato nel 1979 come indipendente di sinistra nelle liste del Partito Comunista Italiano, diventando membro della Commissione Affari Costituzionali.
Nel 1983 viene rieletto, e diventa presidente del Gruppo Parlamentare della Sinistra Indipendente. Deputato per la terza volta nel 1987, viene confermato nella commissione Affari Costituzionali e fa parte della prima Commissione bicamerale per le riforme istituzionali.
Nel 1989 è nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal PCI di Occhetto, e successivamente aderisce al Partito Democratico della Sinistra, del quale sarà il primo Presidente. Nell’aprile del 1992 torna alla Camera dei deputati tra le file del Pds, viene eletto vice Presidente della Camera dei deputati e fa parte della nuova commissione Bicamerale. Nel maggio del 1992 presiede, in sostituzione di Oscar Luigi Scalfaro (nato a Novara ma di origini catanzaresi), l’ultima seduta del Parlamento convocato per l’elezione del capo dello Stato. Scalfaro, Presidente della Camera e candidato al Quirinale, in quell’occasione aveva preferito lasciare a Rodotà la presidenza, in vista della sua elezione. Al termine della legislatura, durata solo due anni, Rodotà decide però di non ricandidarsi, preferendo tornare all’insegnamento universitario.
Dal 1983 al 1994 è stato membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel 1989 è stato eletto al Parlamento europeo. Dal 1997 al 2005 è stato il primo presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il Gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione Europea. Sua figlia Maria Laura è una firma di prestigio del Corriere della sera. Prima di Rodotà c’è stato un illustre esponente della cultura arbëreshë che ha fatto onore alla sua terra. Il professor Costantino Mortati di Corigliano Calabro, costituente nel 1948, giurista di fama mondiale.
IL SOSTEGNO. La candidatura di Rodotà ha gettato nello scompiglio le forze politiche. Dopo una riunione infuocata dei parlamentari del centrosinistra, il giurista calabrese ha incassato il sostegno di Vendola e del suo partito, contrari all’ipotesi di Franco Marini su cui, invece, potrebbero convergere Pd, Pdl e Scelta civica. Ma le ripercussioni maggiori si registrano nei democratici, dove la scelta di Marini non è stata affatto digerita dai renziani e dalle nuove leve del partito, paventando un rischio di divisioni nel partito. Per l’ex parlamentare cosentino, dunque, si profila un sostegno trasversale che gli farebbe guadagnare non solo i voti del Movimento 5 Stelle che lo ha proposto. In mattinata la prima votazione dei 1.007 grandi elettori.
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