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PROVA a smorzare i toni ma deve comunque ammettere: «Alla fine c’ è scappata, ma solo al sesto posto della lista, la presenza di un non calabrese che è Scilipoti e che quindi sta destabilizzando un po’ il quadro». Giuseppe Scopelliti però non ci sta a farsi mettere all’angolo dopo il colpo incassato a Palazzo Grazioli, quando Silvio Berlusconi gli ha imposto la candidatura del deputato diventato simbolo del trasformismo politico. E così il governatore e coordinatore regionale del Pdl prova a contrattaccare: Scilipoti, afferma, è «un regalo fattoci dall’onorevole Verdini e che naturalmente io ho fronteggiato fino alle prime ore del mattino, anche se poi per rispetto dei candidati ho ceduto». 

Un contrasto che, dal tono, lascia intendere che i conti tra Scopelliti e l’ex triumviro del Cavaliere sono ancora tutti da saldare. Ma il presidente della Regione per ora prova a chiudere il discorso Scilipoti: «Chi vuole creare dissidi e sollevare polveroni lo fa appellandosi a questo». Rvendica, invece, di aver «mantenuto fede a quanto detto» perché in lista ci sono degli «elementi di novità»: «E’ presente la società civile, così come ci sono politici affermati, conosciuti e apprezzati, consiglieri regionali e sindaci».

E poi c’è comunque Scilipoti, che commentando la propria candidatura oggi afferma: «Mi spiace in queste ore leggere molte polemiche. Pur rispettando l’opinione dei dirigenti locali del partito, occorre ricordare che la mia presenza all’interno della lista del Pdl è frutto di un accordo programmatico sulla base di tematiche condivise come l’impignorabilità della prima casa e l’abolizione dell’Imu che mi hanno portato a non presentare una mia lista e a far confluire il Movimento di Responsabilità Nazionale all’interno del Pdl». E poi assicura: «E’ mia intenzioneessere un valore aggiunto per il Pdl e contribuire alla vittoria del centrodestra in Calabria, nella speranza che questo possa essere da traino per una affermazione del centrodestra a livello nazionale».

Ma le rogne nella lista Pdl non sono legate solo all’ex Responsabile.C’è anche l’ex sindaco di Reggio Demetrio Arena, che ha apertamente rinnegato la propria candidatura al Senato. Un caso che si aggiunge a quelli della parlamentare uscente Lella Golfo e di Angela Mascaro che appaiono anche loro nelle liste (ma in questo caso per Montecitorio) ma che sottolineano di non sentirsi in corsa. Arena fa anche di più. Attacca frontalmente: «Ho appreso dalla stampa – ha sostenuto in una dichiarazione – della mia candidatura al settimo posto nella lista del Pdl per il rinnovo del Senato della Repubblica. Avevo ipotizzato la mia candidatura attribuendo alla stessa un valore simbolico connesso alle recenti vicende che hanno così pesantemente colpito la nostra città. Venute meno le condizioni per una candidatura di tale significato e valenza ho, di concerto con il Coordinatore regionale del Partito, deciso di ritirare la mia candidatura, cosa che purtroppo non è avvenuta per motivi, presumo, riconducibili alla concitazione delle ultime ore». E al di là delle giustificazioni d’ufficio e della postilla secondo cui «tale precisazione non intende innescare alcun tipo di polemica all’interno del mio partito», il mal di pancia che ha portato l’ex sindaco a creare un caso d’imbarazzo nel partito è evidente.

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