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COSENZA – La componente dell’assemblea e della presidenza nazionale di Sel, Eva Catizone, ha inviato una lettera aperta al leader del partito, Nichi Vendola, per comunicargli la sua autosospensione dagli organismi nazionali del partito in netto contrasto con le modalità per la composizione delle liste per le prossime elezioni politiche. «Questa mia – scrive Catizone – è per manifestarti tutto il mio dissenso, unitamente alla mia delusione, per la deriva che sta assumendo Sel. Come ricorderai, venerdì 4 gennaio, siamo stati chiamati, in Presidenza nazionale, ad approvare la proposta del Coordinamento per le cosiddette teste di lista che guideranno le prossime elezioni politiche per Camera e Senato. Come sai, stante anche i risultati ottenuti alle Primarie, ci è stato chiesto un atto di fiducia e responsabilità verso una proposta fortemente voluta dal Coordinamento nazionale. Ora apprendo che, a seguito delle proteste di alcuni territori, che non discuto stante la giustezza di ognuno a voler rivendicare orgoglio d’appartenenza in fatto di rappresentanza politica, non si capisce quale organismo ha modificato quel deliberato che è stato votato a maggioranza. E’ una questione di metodo, di rispetto – prosegue la lettera – e di dignità delle istituzioni politiche che oggi io pongo, un problema che è di forma ma anche di sostanza. Forse sarebbe stato meglio riconvocare la Presidenza, o quanto meno avere la cura di comunicare ai componenti le variazioni. Ma la politica ai tempi di Facebook ha fatto sì che molti di noi venissero a conoscenza di quelle modifiche da qualche post apparso sui social network website. Pertanto, poiché‚ sono cresciuta nel rispetto delle istituzioni politiche che sono stata chiamata a rappresentare, che oggi (me ne scuserai) mi appaiono se non farlocche, del tutto finte perché svuotate di contenuto, e poiché non condivido la piega verticista e per certi versi da Kasta che stiamo assumendo, mi autosospendo dalla Presidenza e dall’Assemblea nazionale di Sel. E’ – conclude – un mio atto, prima ancora che libertario, di dignità. Alla democrazia finta e alle decisioni prese da pochi, nel chiuso d’una ristretta cerchia di happy few, ho sempre preferito la condivisione, quella vera e non di maniera».
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