CATANZARO – «Qualche giorno prima avevamo fatto un coordinamento regionale, mi aveva chiesto all’unanimità di guidare la lista in Calabria. Davvero qui qualcuno può pensare che io fossi alla ricerca di un posto. Anziché riconoscere che io sto correndo un rischio scegliendo di candidarmi a Catanzaro, qui i termini vengono ribaltati. In modo offensivo e volgare. Non c’è nessuno che sia stato costretto a rinunciare alla candidatura». Alfredo D’Attorre, commissario regionale del Pd, non condivide le critiche che gli sono piovute addosso alla vigilia di Natale. In un’intervista pubblicata sul Quotidiano della Calabria attacca “certa stampa” per le ricostruzioni e chiede un riconoscimento per il suo “sacrificio” a candidarsi alle primarie a Catanzaro.
Professore c’è un coro forte di dissenso per come sta gestendo le primarie, anche tra i presenti alle vostre riunioni.
«Mi faccia un nome, non mi risulta».
Basta dare un’occhiata ai social network.
«Ma facebook è un luogo in cui ognuno scrive quello che gli pare senza nessuna verifica».
Intanto molti iscritti scrivono che si aspettavano una competizione vera e non primarie blindate per i soliti noti.
«Non sono d’accordo, in alcune parti ci sarà una competizione serratissima come a Cosenza e Vibo Valentia, in altre parti si sono realizzate convergenze unitarie che adesso vengono sottoposte democraticamente al vaglio degli elettori».
Una tesi poco convincente.
«E’ sbagliatissima l’idea che sono primarie vere soltanto se sono un rodeo incontrollato. L’impianto di queste primarie è basato sulla combinazione tra la responsabilità dei gruppi dirigenti che sono chiamati a fare delle scelte e indicare le prospettive e la sovranità degli elettori e degli iscritti del Pd che hanno il potere di approvare e dissentire».
Ci risulta che lei ha chiesto a più di un candidato di ritirare le candidature per addomesticare il risultato.
«La ricostruzione apparsa sui giornali è totalmente falsa e scollegata dalla realtà. La verità è che io mi sono comportato in modo trasparente fino al limite dell’ingenuità. Quando a Catanzaro è sembrato evidente che si andava incontro a un quadro incontrollato di candidati e a un’estrema polverizzazione che avrebbe reso impossibile arrivare nel limite di 4 candidature, ho ragionato con il candidato a sindaco di Catanzaro Salvatore Scalzo per capire se la mia disponibilità a rinunciare alla lista bloccata e a mettermi in gioco come riferimento politico unitario potesse servire. Poi con Scalzo abbiamo deciso di sottoporre la proposta al tavolo di varie riunioni e ci sono diversi testimoni che possono confermarlo. Alla fine ci siamo resi conto che non c’era un’alternativa alla mia candidatura. Tutti quelli che hanno partecipato alle riunioni possono confermare che io ero contrario che con un voto si eliminassero persone che erano candidate. Tant’è che anche quando si era manifestata l’esclusione di Arturo Bova e poi non c’è stato il suo consenso, ho chiesto che venisse convocato il coordinamento provinciale perché nessuno venisse escluso contro la sua volontà».
L’INTERVISTA INTEGRALE, A FIRMA DI ADRIANO MOLLO, SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA.