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CATANZARO – Sorical, si cambia. La svolta è dietro l’angolo. La proposta di legge da portare prima in giunta e poi in Consiglio regionale è pronta. L’assessorato ai Lavori pubblici, guidato da Pino Gentile, ha completato il suo lavoro. Ed è pronto a far ripartire la “Società risorse idriche calabresi” da una nuova gestione del settore, che dovrà tener conto del principio secondo cui l’acqua è un bene pubblico e tale deve restare, per cui la società di gestione dovrà essere di interesse pubblico (da costituire ex novo o trasformando in tal senso la stessa Sorical) e dovrà operare recuperando il rapporto con i Comuni, ad oggi fortemente compromesso. Come dire, bando ai veleni, che hanno caratterizzato la fase precedente e successiva alla messa in liquidazione della società, travolgendo anche i commissari liquidatori (il professore Baldassarre Quartararo per “Acque Calabria” e il commercialista reggino Sergio Giordano per la Regione Calabria) chiamati a risanare i conti, e via con il tanto sbandierato “Riordino della disciplina del servizio idrico integrato”, previsto dall’articolo 56 della Legge regionale n. 47 del 2011. Che, ovviamente, non avverrà a costo zero, perchè, l’assessore Gentile una cosa la dice: chiudere le forme gestionali estemporanee e parziali attivate fino ad oggi non sarà esente da conseguenze onerose per la Pubblica amministrazione.
Assessore Gentile, il Dipartimento ha finito il suo lavoro.
«Beh, innanzitutto, la predisposizione del testo che provvederò a brevissimo a portare all’attenzione della Giunta è stata oltremodo onerosa, in quanto si è dovuto provvedere al completo ridisegno del modello organizzativo e di governo del Settore. L’assetto istituzionale previsto dalle precedenti norme di legge in Calabria non ha funzionato ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le Ato non hanno individuato i gestori del servizio, salvo i casi di Crotone e Cosenza, dove tuttavia le realtà societarie ancora non sono a pieno regime. La Sorical ha subito le influenze negative di un processo di riforma avviato e mai concluso, con le conseguenze che ben conosciamo. Non essendo stato conseguito il modello organizzativo complessivo, sono state attivate forme gestionali estemporanee e parziali, la chi chiusura non sarà, appunto, esente da conseguenze onerose. Si pensi ad esempio ai contratti di affidamento della gestione delle piattaforme depurative nell’area territoriale reggina ed ai rilevantissimi impatti che la definizione dei rapporti ha comportato e comporterà. La legge ha dovuto contemperare tutti questi aspetti e tentare di mettere ordine ad un comparto oramai prossimo al collasso. Anche le notevolissime criticità di assetto istituzionale hanno inevitabilmente condizionato il pieno impiego delle risorse comunitarie del periodo 2013/2017».
Ma cosa prevede la Proposta di legge?
«Si parte da un principio all’apparenza molto semplice, che è quello di garantire un governo unitario delle risorse idriche. L’acqua è una risorsa vitale che in Calabria certamente non manca ed oltre a garantire il soddisfacimento di primari bisogni della popolazione può essere, ovviamente in seconda battuta, utilmente messa a reddito. Il governo unitario è essenziale perché deve assumersi l’onere di mediare sulla gestione per i diversi usi sottesi a finalità anche contrapposte. Si pensi ad esempio a quanto possono essere distanti, sul piano puramente concettuale, le esigenze correlate agli usi produttivi dell’acqua e quelli legati al fabbisogno idropotabile. Su questo terreno, quantomeno impervio, deve muoversi il legislatore regionale, che tuttavia non può che individuare nella amministrazione pubblica il soggetto unico e pienamente titolato ad operare le scelte strategiche sull’uso della risorsa. Tutto ciò, attenzione, per rimarcare il concetto che l’acqua è pubblica ed il costo viene determinato dall’Amministrazione, tenendo in conto l’elevata incidenza sociale del servizio ed i costi di gestione ad esso associati. Nel disegno di legge che abbiamo predisposto, si prevede la costituzione di una struttura unica nell’Amministrazione regionale presso la quale devono convergere tutti gli elementi funzionali al processo decisionale e dalla quale devono provenire le direttrici programmatiche e di gestione. Lo strumento con il quale si garantisce il governo unitario è il Piano unitario delle acque, una sorta di super Piano regolatore, nell’ambito del quale devono essere contemplati tutti gli indirizzi per gli usi a vario titolo della risorsa. Ovviamente, salva la regia catalizzata sulla struttura di cui sopra, deve mantenersi il raccordo con i vari settori dell’Amministrazione, che hanno, comunque, competenza in materia. Ad esempio, nell’ambito della stessa Amministrazione regionale ci sono i dipartimenti Lavori pubblici, Agricoltura ed Attività produttive, all’esterno le Amministrazioni comunali, i Consorzi di bonifica ed i Consorzi industriali».
SULL’EDIZIONE CARTACE DE IL QUOTIDIANO IL SERVIZIO COMPLETO A FIRMA DI STEFANIA PAPALEO
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