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VIBO VALENTIA – «Una cosa è assolutamente certa: il 18 novembre il Consiglio provinciale verrà sciolto e alla guida dell’ente si insedierà un commissario». Il presidente della Provincia, Francesco De Nisi, è detto in un comunicato, «ribadisce l’intenzione di non revocare le proprie dimissioni, rassegnate il 29 ottobre scorso e ritirabili, a norma di legge, entro i 20 giorni successivi. Un’ipotesi che De Nisi esclude categoricamente, come ha avuto modo di confermare personalmente al prefetto Michele Di Bari». «Lunedì scorso – aggiunge De Nisi – ho incontrato il prefetto al quale ho ribadito la mia ferma intenzione di non ritirare le dimissioni entro il termine previsto. Le motivazioni le ho già illustrate nel corso dell’ultimo Consiglio provinciale e da allora, per quanto mi riguarda, nulla è cambiato. Resta in piedi, però, la possibilità di varare il bilancio di previsione e consentire così all’ente di evitare il dissesto, con tutte le conseguenze negative che ciò determinerebbe nei confronti delle imprese creditrici e dei dipendenti». «Grazie all’encomiabile iniziativa del prefetto Di Bari, che ha voluto offrire un’altra chance all’Assemblea provinciale, affinchè approvi la manovra finanziaria – dice ancora De Nisi – c’è ancora l’opportunità di rimediare a un danno che sarebbe distruttivo per l’intero territorio, soprattutto in questo frangente legislativo che prevede l’imminente soppressione dei confini provinciali vibonesi. Mi auguro dunque che la minoranza consiliare abbandoni le posizioni intransigenti che ha assunto sinora, ascoltando le istanze pressochè univoche che provengono dalla società civile, dal mondo imprenditoriale e dalle rappresentanze sindacali. Sarebbe quanto meno singolare constatare che gli unici con cui il centrodestra condivide questa scelta politica sono i rappresentanti dell’estrema sinistra, i Comunisti italiani. Se la prima condizione per consentire al bilancio di passare resta la fine anticipata della consiliatura, questa sarà realtà il 18 novembre, senza squallide pantomime dinanzi a un notaio, al quale i consiglieri, secondo una scellerata proposta, dovrebbero affidare preventivamente le proprie dimissioni prima di andare in aula per il bilancio». «Non c’è motivo, quindi – conclude – nel perseverare in un atteggiamento che compromette il futuro di centinaia di famiglie e mette a rischio la tenuta di tante imprese locali».
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