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COSENZA – Con una lettera inviata a tutte le autorità nazionali dal presidente della Repubblica a quello del consiglio, dai ministri competenti per settore fino al responsabile della Protezione civile e alla Corte dei conti, i lavoratori del Servizio di sorveglianza idraulica calabrese lanciano il loro allarme sulla «gravissima situazione della sorveglianza idraulica in Calabria».  I dipendenti del servizio denunciano «la grande fragilità e l’estrema vulnerabilità del nostro territorio calabrese che si manifesta in maniera drammatica ogni qualvolta si verifica nella nostra regione un evento atmosferico straordinario». Sulla base di questo pressupposto «è tempo, prima che accadano nuovi lutti e disgrazie, che si attivi una politica seria e concreta di tutela del suolo e di salvaguardia della pubblica incolumità. La Regione Calabria ha avviato (con contratto di lavoro interinale) il servizio di controllo dei corsi d’acqua della regione. Tale servizio si è rilevato di fondamentale importanza per la redazione del P.A.I. (Piano Assetto Idrogeologico). Dal 2002 al 2009 la stessa Regione, con bandi di gara, ha inteso gestire il servizio in regime di outsourcing (con personale ex interinale). Successivamente – spiegano i lavoratori – ha disposto il “reclutamento del personale–Presidi idraulici” al fine di garantire continuità al servizio pubblico essenziale di monitoraggio della rete idrografica regionale. Il 20 dicembre 2010 l’AFOR (Azienda Forestale della Regione Calabria) previa regolare selezione pubblica per tramite gli ex uffici di collocamento territoriali, ha provveduto ad avviare in servizio circa 300 lavoratori su scala regionale con le qualifiche di: Ufficiale idraulico, Sorvegliante idraulico ed addetti ai centri di digitalizzazione».

Ma una delle problematiche evidenziate dai lavoratori è che «in tutte le regioni d’Italia il servizio di sorveglianza idraulica è garantito, ininterrottamente, 24 ore su 24. In Calabria questo non accade». Secondo quanto sostenuto dai lavoratori del comparto, infatti, il servizio di sorveglianza idraulica viene effettuato solo tre giorni a settimana, malgrado «il servizio di sorveglianza idraulica sia ritenuto “servizio essenziale di pubblica utilità” per fini di Protezione Civile». Quello che chiedono i lavoratori è sostanzialmente «la trasformazione del contratto di assunzione da part-time a full-time», cosa che, secondo i responsabili del servizio sarebbe possibile visto «che i lavoratori che prestano servizio sono stati assunti dopo regolare selezione pubblica». L’attuale rischio in caso di calamità, «come è già accaduto in passato», potrebbe essere «che il personale addetto alla vigilanza idraulica non possa essere utilizzato perché in quel giorno non è in servizio».
A ciò bisogna aggiungere anche un’altra problematica. «Mentre in altre regioni del Paese i sorveglianti idraulici sono muniti di una serie di strumentazioni sofisticate atte a segnalare tempestivamente eventuali punti critici (frane, ostruzioni, impedimenti, ecc.) e a monitorare costantemente le condizioni delle aste fluviali e sono collegate, tramite apposito software, in modo da rendere fruibili i dati alla Protezione Civile, alle Province, alla Regione, alle sedi provinciali dell’Afor e all’Autorità di Bacino, in Calabria ciò non avviene (solo una macchina fotografica e un GPS ad Ufficiale che non copre tutte le squadre di sorveglianza che operano sul territorio)». PAssando al piano umano «questi poveri lavoratori – si legge nel testo – oltre 300 padri di famiglia con stipendi base di 700 euro, sono costretti ad utilizzare i mezzi propri per raggiungere le aste da monitorare e ad esporsi a rischi notevoli, e più delle volte impossibilitati ad anticipare spese e mezzi per la mancanza dei pagamenti degli stipendi». 
Ricordando le denunce politiche su tale stato di cose messe in campo in passato, poi, la missiva chiarisce che «ad oggi nulla o poco è cambiato» e gli autori del testo si chiedono «a che serve piangere all’indomani che si verificano lutti e tragedie? Non sarebbe meglio programmare e prevenire invece che aspettare che il mondo ci frani addosso?» 
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