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VIBO VALENTIA –  Macroprovincia sì, macroprovincia no. L’ultima, o quasi, ancora di salvezza per evitare la cancellazione, oppure solo una trovata che nulla aggiunge e nulla toglie ad una decisione ormai inevitabile e che, verrebbe da dire, prefigura una volontà di manifestare il “caro”, vecchio campanilismo? L’idea di Nazzareno Salerno e Domenico Tallini di costituire un unico ente, come del resto sta avvenendo in altre parti della Penisola, e formare, anzi ricostituire la grande provincia di Catanzaro ha incontrato riscontri favorevoli e pareri nettamente contrari. 

La nuova entità, che potrebbe anche avere una denominazione multipla oppure un nome totalmente nuovo e riferito alle peculiarità del luogo  (come ad esempio la “Provincia del gusto” che raggruppa Modena, Parma e Reggio Emilia, o la “Provincia dell’Industria” dal l’unione delle operose Monza-Brianza, Varese e Como o infine, “Ardiatica” con Pescara, Teramo e Chieti) rappresenterebbe a dire di Tallini e Salerno «un elemento di unità e non di divisione» in una Calabria troppo spesso lacerata da contrapposizioni. Superare lo scoglio dell’autonomia, dell’invidia e del campanilismo è l’unica possibilità, secondo i promotori della proposta, di salvare Vibo e Crotone. 

E d’accordo con i due esponenti di palazzo “Campanella” si è detto il sindaco del capoluogo di Regione Sergio Abramo: «Se questa legittima battaglia non dovesse produrre gli effetti sperati bisogna necessariamente puntare sulla riaggregazione storica della vecchia Provincia di Catanzaro che comprendeva anche i territori delle attuali Crotone e Vibo Valentia». 

Agli antipodi, invece, il giudizio dell’ex deputata del Pd Marilina Intrieri   e, da ieri, del senatore del Pdl Franco Bevilacqua che già, durante la votazione del decreto del governo dello scorso mese di agosto, aveva espresso il suo voto contrario unitamente a quello della collega Dorina Bianchi. 

I passaggi successivi, a dire dell’esponente del Pdl a Palazzo Madama sono due. Passaggi, evidenzia, che «possono far ben sperare»: il primo di natura temporale, ossia legato all’imminente fine della legislatura, per cui, a suo dire,  non vi sarebbero i tempi tecnici per attuare il provvedimento di soppressione. Il secondo, invece, prettamente politico in quanto sarà il nuovo governo a doversi fare carico della decisione adottata dal precedente esecutivo ratificandola con un decreto. Il “problema” che al momento non viene considerato è se vi sarà un “Monti Bis” come lo stesso premier ha dato disponibilità a fare. Ma a Vibo questa soluzione dell’ente unico non piace. Non piace soprattutto al battagliero comitato cittadino per la difesa della provincia di Vibo che si sta battendo per preservare l’autonomia del territorio giudicando quella di Tallini e Salerno una «manovra spericolata».

Il quesito, dunque, resta. Macroprovincia sì o no. E se fosse sì bisognerebbe “affrettarsi” a trovare un nome. Ma la fantasia, ne siamo certi, ai nostri politici non manca.

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