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IL riordino delle Province previsto dalla spending review approvata a luglio, porterà al taglio di 34 di questi Enti, più altre 10 nelle Regioni a Statuto speciale, alle quali vanno aggiunte le 10 che diverranno Città metropolitane. Lo ha confermato il ministro Filippo Patroni Griffi alla commissione Affari costituzionali della Camera. Per la Calabria, come già annunciato, Reggio diventerà area metropolitana mentre cadranno Crotone e Vibo Valentia. «I nomi delle nuove Province – ha aggiunto il ministro – possono cambiare e chiamarsi non necessariamente con il nome del capoluogo».
Rispondendo ad una domanda di un deputato su eventuale deroghe ai criteri di popolazione e territorio per formare le nuove province, il ministro ha detto che «pensare a deroghe significa fermare il processo».
Ma le novità potrebbero non essere finite: il riordino delle Province, ha detto Patroni Griffi, «è un tassello di un ridisegno più ampio»: «Le funzioni amministrative – ha osservato il ministro – trovano la naturale allocazione nei comuni», ma viste le piccole dimensioni dei Comuni stessi («a metà è sotto i 5000 abitanti») «è difficile allocare l’amministrazione». D’altra parte «indipendentemente dal dimensionamento delle Regioni» ha proseguito il ministro, «è difficile che la funzione amministrativa coincida con le Regioni».
Insomma, ha detto ancora Patroni Griffi, «occorre guardare avanti e ripensare all’amministrazione periferica dello Stato, anche oltre la legislatura. È un disegno importante che potrà essere completato dal nuovo Parlamento. Ma non avviarlo in questa legislatura significherebbe non avere il coraggio del cambiamento e cedere alle resistenze».
Un deputato di Piacenza, Tommaso Foti, ha sollevato il problema delle Province che si dovranno accorpare e che sono azioniste di public company o multi-utility in concorrenza tra loro. «La legge – ha detto Patroni Griffi – conterrà norme finanziarie e patrimoniali». Infine a chi gli proponeva la soluzione di Barletta-Andria-Trani per risolvere il problema del capoluogo, il ministro ha replicato: «non sono sicuro che sia un buon modello: avremmo meno province ma altrettanti capoluoghi e prefetture delle attuali».
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