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VARATI i criteri in base ai quali sarà riorganizzato l’assetto istituzionale degli enti intermedi in Italia. Una vera e propria scure che si è abbattuta su 64 enti in tutta Italia badando al rispetto di soli due criteri: l’estensione territoriale (2.500 chilometri quadrati) e la popolazione (350 mila abitanti) e non tenendo nella minima considerazione tutti gli altri criteri alla base della nascita delle province, da quelli storici a quelli legati alla conformazione geomorfologica del territorio fino all’incidenza della criminalità sul territorio e alla connessa necessaria e irrinunciabile presenza dello Stato. Nulla. In questi tempi in cui un signor nessuno, perché ancora non si è ben capito chi da il via a tali operazioni di finanza, può alzarsi la mattina e avviare una manovra speculativa che fa crollare le Borse del pianeta l’unica legge che ha un peso è quella del denaro. Bisogna risparmiare e, quindi, non conta il resto e si taglia.
Per la Calabria la scure si è abbattuta sugli enti di Crotone e Vibo Valentia, entrambe non rispettano nessuno dei due requisiti, Crotone ha, infatti, “solo” 171.331 abitati, dunque poco meno della metà del minimo richiesto, e 1.717 chilometri quadrati di territorio, circa 800 in meno rispetto al requisito fissato dal Governo. Per quanto concerne Vibo Valentia, invece, la situazione, se possibile, è ancora peggiore in quanto il contatore della popolazione si ferma a quota 161.952 persone mentre l’estensione territoriale è di appena 1.139 chilometri quadrati. Ma se Crotone e Vibo si preparano al loro mesto canto del cigno, le uniche due province calabresi ad avere le carte pienamente in regola per giocare la partita del Governo sono Reggio Calabria e Cosenza. Catanzaro, non fosse capoluogo di regione, sarebbe condannato all’accorpamento quanto le due province confinanti visto che pur avendo il requisito della popolazione difetta in quello del territorio con i suoi 2.391 chilometri quadrati di estensione.
Dall’analisi complessiva dei valori riguardanti le cinque province calabresi, però, emergono alcuni spunti riguardanti il passato e altri riguardanti l’imminente futuro. Per quanto riguarda il passato viene da dire che forse al momento della nascita delle province di Vibo e Crotone, negli anni 90, chi si è impegnato a realizzare la ripartizione territoriale delle province avrebbe dovto utilizzare un criterio meno politico e più equo nella generazione dei confini territoriali. Pensare infatti che le due provincie estreme Reggio a Sud e Cosenza a Nord abbiano una estensione territoriale molto più vasta delle altre fa ritenere che se in quell’occasione Cosenza avesse ceduto parte del suo territorio alla neonata provincia di Crotone, diciamo, a puro scopo esemplificativo, fino a Rossano, e Reggio Calabria avesse ceduto parte del suo a Vibo Valentia, diciamo Rosarno e la piana di Gioia, forse oggi avremmo avuto una ripartizione più equilibrata del territorio e le due province di Vibo e Crotone non sarebbero a rischio. Tuttavia con i se e con i ma non si fa la storia e, quindi, adesso bisogna guardare al futuro e il futuro dice che ad occuparsi delle modalità dell’accorpamento saranno i Consigli delle autonomie locali (CAL), istituiti in ogni Regione e composti dai rappresentanti degli enti territoriali (in mancanza del Cal, la deliberazione verrà trasmessa all’organo regionale di raccordo tra Regione ed enti locali). La proposta finale sarà, poi, trasmessa da Cal e Regioni interessate al governo, il quale provvederà all’effettiva riduzione delle province promuovendo un nuovo atto legislativo che completerà la procedura. Stante la necessaria mediazione dei Cal, forse qualche speranza residua di salvare Crotone e Vibo Valentia esiste ancora. Se l’organo regionale, infatti, avrà la competenza di predisporre gli accorpamenti e quindi variare le dimensioni territoriali delle province esistenti, considerato che Reggio Calabria è istituita come città metropolitana e ha una popolazione di 547.897 abitanti e una estensione pari a 3.183 chilometri quadrati, che Cosenza ha una estensione territoriale pari a 6.650 ossia oltre il doppio del richiesto e una popolazione di 715.485 abitanti, e che Catanzaro è capoluogo e quindi non rischia nulla, forse si potrebbe pensare ad una riorganizzazione complessiva del territorio calabrese e rideterminare i confini delle singole province in modo da mantenere i presìdi dello Stato, istituzionale e burocratico, anche a Crotone e Vibo.
Fermo restando che non è da escludere la strada del ricorso alla Corte Costituzionale che già in queste ultime ore in diversi ambienti politici starebbe circolando come ipotesi concretamente realizzabile.
I prossimi mesi saranno, quindi, decisivi
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