X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Alla seduta straordinaria di Consiglio regionale, convocata dal Presidente Francesco Talarico per lunedì prossimo 9 luglio alle ore 10, per discutere del provvedimento che intende sopprimere quattro tribunali, sono invitati a partecipare i presidenti dei Tribunali, degli Ordini degli avvocati e i sindaci di Castrovillari, Lamezia Terme, Paola e Rossano.   L’invito è rivolto anche ai prefetti ed ai presidenti di Provincia di Catanzaro e Cosenza, ai sindacati nazionali di categoria ed ai parlamentari della regione. 

Intanto, in vista della seduta in programma per lunedì, intervengono i consiglieri regionali di Crotone e Vibo Valentia. «Condividiamo in toto la mobilitazione contro la cancellazione di alcuni tribunali in Calabria che rappresenta, di per sè, una sottovalutazione grave da parte del Governo verso le peculiarità di alcune aree del Mezzogiorno. Chiediamo, però, che nella seduta del Consiglio regionale straordinario convocato per lunedì, sia messa all’ordine del giorno anche la vicenda, altrettanto grave per le ripercussioni immediate, in termini di azzeramento di servizi utili per i cittadini e dei molteplici disagi sociali che si avranno per le popolazioni interessate, della soppressione delle Province calabresi». È quanto chiedono al presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, i dieci consiglieri regionali eletti nelle province di Crotone e di Vibo, Dattolo, Sulla, Pacenza, Pugliano, De Masi, Censore, Salerno, Grillo,  Bruni e Stillitani.

IL PROVVEDIMENTO. La stretta sulla giustizia, come previsto, è arrivata. Il Governo ha, infatti, approvato la riforma presentata dal ministro Paola Severino che mira ad una profonda razionalizzazione del sistema giustizia attraverso la previsione di tagli e accorpamenti coinvolgendo quasi 300 uffici giudiziari. La scure si è abbattuta per l’esattezza su 295 strutture di cui 37 tribunali, 38 procure e, infine, tutte le 220 sezioni distaccate attualmente esistenti in Italia. Per la Calabria questa riforma ha un prezzo altissimo, oltre alle varie sezioni staccate che giungono al limite della loro storia e che sono Acri (sezione di Cosenza), Chiaravalle Centrale (Sezione di Catanzaro), Cinquefrondi (sezione di Palmi), Melito Porto Salvo (Sezione di Reggio Calabria), San Marco Argentano (sezione di Cosenza), Scalea (sezione di Paola), Siderno (Sezione di Locri), Strogoli (sezione di Crotone) e Tropea (sezione di Vibo Valentia) sono infatti previste le soppressioni di quattro tribunali: Castrovillari, Lamezia Terme, Rossano e Paola. L’obiettivo di questa operazione è l’efficienza. E il risparmio previsto, dal 2012 al 2014, è di 50 milioni di euro. Non ci sarà nessuna contrazione degli organici, né per i magistrati, né per il personale amministrativo, che verrà tutto progressivamente assorbito e utilizzato dagli uffici accorpati. Il processo sarà comunque graduale: nessuna chiusura immediata è infatti prevista. Secondo quanto si è appreso per dare il tempo necessario agli uffici giudiziari per organizzarsi è previsto un termine che dovrebbe corrispondere a 5 anni. Inoltre, a questa riorganizzazione si aggiunge quella degli uffici dei Giudici di pace che ha già portato all’individuazione di 674 sedi che saranno soppresse e rispetto alle quali è atteso il parere delle commissioni competenti. Alcuni criteri – non derogabili – di delega seguiti dal Governo hanno inciso pesantemente sulla possibilità di sopprimere e accorpare ulteriori uffici di dimensioni inferiori agli standard individuati, come ad esempio l’obbligo di permanenza del tribunale ordinario nei circondari capoluogo di provinciae la cosiddetta ‘regola del tre’ (non meno di tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte di Appello), che ha impedito la soppressione di uffici palesemente al di sotto degli standard fissati. Proprio la concomitanza di queste due regole ha ristretto notevolmente l’ambito di intervento sul totale dei 165 tribunali che originariamente presentavano i requisiti per la soppressione.

 

 

LA PROTESTA. Non solo la prosecuzione dell’astensione dalle udienze, il presidio permanente, ma anche altre forme estreme di protesta per la paventata chiusura del Palazzo di Giustizia. L’accorpamento di Procura e Tribunale a Catanzaro ha portato sei avvocati a salire per protesta sul tetto della struttura di Piazza della Repubblica, chiusa però poco dopo le 20 dalle forze dell’ordine che hanno fatto uscire tutti da dentro il palazzo per evitare il ripetersi dell’occupazione già portata avanti poco tempo fa (e minacciata in giornata, come altre forme più estreme).

I sei avvocati, con tanto di striscioni, sono così rimasti isolati in cima alla struttura per alcuni minuti, senza la possibilità di avere viveri o darsi il cambio (nelle intenzioni dei manifestanti c’era quella anche di passare tutta la notte guardando dall’alto in basso la città), intavolando da sopra il tetto una sorta di trattativa con le forze dell’ordine per spiegare il proprio gesto e cercare una mediazione atta a continuare la manifestazione di dissenso contro il documento approvato dal consiglio dei ministri in giornata. Solo dopo sono stati fatti scendere dalle stesse forze dell’ordine.

 

 

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE