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CATANZARO – Finisce nel pacchetto sulla spending review il taglio dei tribunali legato alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, aggiungendosi al possibile taglio delle Province. E dunque la discussione sul decreto di attuazione della legge delega 148 del 2011, che comporterà la cancellazione o l’accorpamento di centinaia tra tribunali e sezioni distaccate, avverrà nel Consiglio dei ministri dedicato alle misure di contenimento della spesa, che per il momento non è stato ancora convocato. Quella che doveva essere la giornata decisiva ha segnato, invece, un aggiornamento. Una decisione scaturita anche dal fronte di proteste sollevatosi nelle ultime ore.

A partire dalle organizzazioni sindacali che hanno alzato le barricate contro tagli indiscriminati. A partire dal pubblico impiego e dalla sanità. E alla vigilia del tavolo a Palazzo Chigi, con le parti sociali, sulla spending review, dove il governo scoprirà loro le carte, Cgil Cisl Uil e Ugl minacciano di tornare in piazza, non escludendo neppure uno sciopero generale: «Se servirà, lo faremo», dice il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni. Mentre anche dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, arriva l’altolà sui tagli al sociale («inaccettabili»). Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, auspica che il risultato si traduca in meno tasse sulle imprese e più sviluppo.   

TRIBUNALI. Più di 280 uffici giudiziari, tra tribunali, procure, e sezioni distaccate, potrebbero essere tagliati per effetto della revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Cancellazioni o accorpamenti che riguarderebbero tutte le 220 sezioni distaccate e una forbice compresa tra 32 (l’ipotesi allo stato più probabile) e 36 tribunali e altrettanti uffici requirenti. È quanto prevederebbe la bozza messa a punto dai tecnici del ministero della Giustizia per il  decreto di attuazione della delega sulla revisione della geografia giudiziaria e sulla quale si continua a lavorare.    Il progetto fa seguito al taglio dei 674 uffici dei giudici di pace, già deciso a gennaio dal Consiglio dei ministri. Oggi il Guardasigilli Paola Severino ne ha discusso in un incontro con i responsabili Giustizia dei partiti della maggioranza e sembrava che il provvedimento dovesse finire già nel pomeriggio all’esame del Consiglio dei ministri; ma un accordo non si è raggiunto e alla fine si è deciso per uno slittamento alla riunione in cui il governo si occuperà della spending review.

E per scongiurare rotture, si lavora ancora a un’intesa sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie. I partiti di maggioranza, con posizione condivisa, al ministro Paola Severino, avrebbero sottolineato la necessità di non fare tagli lineari ma di cercare una via ponderata, che possa – nell’interesse di tutti i cittadini – anche derogare alla cosiddetta «regola del tre» (secondo cui in ogni distretto devono essere mantenuti almeno 3 Tribunali con relative Procure), per creare meno sperequazioni, anche alla luce dei bacini di utenza o della presenza di zone con più densità criminale. Il Guardasigilli, che viene descritta come disponibile al confronto, si sarebbe riservata una decisione e la riunione che si è tenuta oggi si sarebbe chiusa in modo del tutto interlocutorio.

IN CALABRIA. E il fronte in difesa dei tribunali e delle province si alza anche nella nostra regione. Sugli enti intermedi, ad esempio, è la senatrice Dorina Bianchi a chiedere «al governatore della Regione di modificare il confini territoriali e quindi rimodulare i parametri di suddivisione delle province calabresi in modo da salvarle tutte e cinque». I presidenti dei Gruppi consiliari della Regione, di maggioranza e d’opposizione, hanno inviato una lettera al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, sulla vicenda della soppressione delle Province. «Le Regioni hanno in materia prerogative costituzionali precise che, vincolanti o meno, non possono, a nostro avviso, restare inespresse, tenuto conto che la nostra regione per popolazione, numero di comuni ed estensione territoriale, può conservare le cinque Province esistenti».

Un invito ai presidenti delle Province ed ai sindaci dei Comuni capoluogo a partecipare ad una riunione sul taglio delle Province organizzata per il 4 luglio nella sede dell’Upi a Roma, è stato rivolto dal presidente della Provincia di Crotone Stano Zurlo e dal sindaco Peppino Vallone.

Secondo la vicepresidente della Regione, Antonella Stasi, «è iniquo, ingiusto e solo un provvedimento di facciata quello che si affaccia ad emanare il governo nelle prossime settimane. 110 sono le Province in Italia e abolirle e di colpo con un’accetta solo una piccola parte, si prefigura come un’operazione di facciata e non di sostanza rispetto ad un lavoro serio che potrebbe essere portato avanti per ridisegnare l’assetto delle istituzioni locali, con un lavoro razionale e definitivo».

«Sopprimere le piccole Province consente risparmi minimi e comporta costi elevati sul piano sociale ed economico. Per questo non sono d’accordo con l’orientamento dell’esecutivo che mira a cancellare con un tratto di penna le Province come la nostra, quella di Crotone». Lo afferma il capogruppo del Pd in Commissione Agricoltura di Montecitorio, Nicodemo Oliverio.

Il presidente dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia, Francesco De Nisi, ha affermato: «Le conseguenze di questa scelta avranno una portata devastante soprattutto sulla qualità della vita. L’abolizione delle piccole Province rappresenta una pietra tombale sulle prospettive di sviluppo e di autodeterminazione democratica dei territori più deboli, come quello Vibonese. La cancellazione degli attuali confini provinciali, infatti – conclude De Nisi – determinerà un salto indietro nel tempo di vent’anni, con una serie di conseguenze a cascata che comprometteranno i già precari equilibri sociali, economici e occupazionali».

 

 

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