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IERI sera in via delle Nazioni in quel di Sant’Eufemia Lamezia, nella sede regionale del Pd, non era stata depositata nessuna candidatura per la segreteria regionale. Il termine scade alle ore 12 di domani. Poche ore dunque. Un tempo tuttavia sufficiente per raccogliere le 300 firme previste dal regolamento. Si profila una competizione vera tra le varie anime del partito. I candidati in pista, al momento, dovrebbero essere: Mario Maiolo, Nico Oliverio, Doris Lo Moro, Demetrio Battaglia e Mario Muzzì. A cui si potrebbe aggiungere Salvatore Scalzo. C’è da dire che anche altri potenziali candidati hanno raccolto le firme “per ogni evenienza”. Secondo l’adagio calabrese: «cu manìa, non penìa». Tradotto: chi dirige non pena. 

Dopo tanto tatticismo, dopo due anni di commissariamento, con tutte le tossine accumulate, il Partito democratico calabrese è lanciato verso la ricostituzione dei suoi organismi. Un passaggio decisivo per preparare l’alternativa al centrodestra. Quando sarà. Ma un grande partito di massa, qual è il Pd, non si può trovare impreparato di fronte a qualsiasi emergenza, visto che i tempi della politica ormai sono governati dall’incertezza. Una lezione applicabile specialmente in Calabria dove i democrat hanno dilapidato un capitale di voti e di rappresentanza istituzionale. Inutile dire che in queste ultime settimane si sono intensificati gli incontri a valle della riunione romana di via Sant’Andrea della Valle, della settimana passata, nella quale Maurizio Migliavacca, l’occhio bionico di Bersani, ha informato i capi-corrente calabresi che il congresso regionale, rovesciando la piramide, si sarebbe tenuto per la fine di giugno. 

E così è stato. Così sarà. Il 24 giugno ci saranno le primarie per incoronare il nuovo segretario regionale che avrà intorno a sé un’assemblea regionale composta da 150 membri.  Dopo l’incontro romano si sono sviluppate tante riunioni di componente, provinciali e interprovinciali, in cui sono ricomparse le vecchie appartenenze degli ex Ds ed ex Margherita con una reciproca contaminazione. Sono state scomposte e ricomposte le alleanze più sulla base di singole non belligeranze che di reali interessi. Perché bisogna sempre ricordare che in Calabria c’è un deficit di dirigenza regionale. Non che non esistano figure di rilievo, anzi, ma esse hanno presa limitata nei singoli territori. Altra cosa è la tela che si riesce a tessere. Occorre anche ricordare il carteggio tra Mario Oliverio e Alfredo D’Attore dei giorni scorsi in cui il primo ha offerto la sua disponibilità a candidarsi alla segreteria e il secondo a rammentargli la norma “capestro” che dice di scegliere tra partito e istituzione. Il regolamento congressuale prevede il ballottaggio. E questa sembra essere la stella polare di questo congresso. 

Intanto ieri c’è stata una riunione informale dei consiglieri regionali (non invitati Carlo Guccione, Bruno Censore, Nino De Gaetano e Demetrio Battaglia). Oggi arriva a Monasterace, per la festa del 2 giugno, Rosy Bindi che lancia nella pugna Battaglia. Il quale in una nota ha spiegato i motivi della sua candidatura, che sembrerebbe percorrere la strada del servizio al partito piuttosto che la prenotazione per future poltrone.  

Si sono fatti sentire alcuni dirigenti apicali della Gioventù democratica: Mario Valente, Giuseppe Dell’Aquila, Anna Pittelli, Michele Rizzuti, Domenico Giampà, Luigi Tassone, Ferenc Macrì che hanno espresso apprezzamento «per la disponibilità manifestata da Nicodemo Oliverio di mettersi al servizio del partito calabrese».

 

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