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CATANZARO – Il congresso regionale come «momento di rinnovamento generazionale», ma anche l’occasione per eleggere la classe dirigente che dovrà eventualmente pronunciarsi sul rientro di big come Beppe Bova e Nicola Adamo. Dopo la disponibilità dei giorni scorsi e l’annuncio di Adamo di essere pronto a tornare dopo i congressi, le porte del Partito democratico sembrano essere diventate girevoli. Prima avevano lasciato la possibilità per un clamoroso rientro, poi sembrano avere riportato verso l’uscita chi si era spinto troppo, scatenando, tra l’altro, una ridda di reazioni e polemiche.
Ad annunciare la linea sui rientri, ma anche sulla fase congressuale, è stato il commissario regionale del partito, Alfredo D’Attorre, nel corso di una conferenza che si è svolta a Reggio Calabria. Sul rientro di Adamo e Bova, D’Attorre è stato chiaro: «Non esiste. Al momento non è all’ordine del giorno». Quindi, ha precisato: «Voglio anche aggiungere che non ci è pervenuta comunque alcuna richiesta di rientro. E per il futuro, sull’argomento, saranno eventualmente investiti i nuovi gruppi dirigenti regionali che saranno decisi dal prossimo congresso».
Sulla fase congressuale, in programma a ridosso dell’estate, il commissario del Pd lancia messaggi a tutti, anche in vista di possibili candidature e ulteriori divisioni: «Il congresso sarà un momento di rinnovamento generazionale vero e di apertura verso quelle istanze della società che condividono i nostri programmi di governo». D’altronde, i congressi si annunciano, in tutte le realtà provinciali e per quella regionale, come un momento assolutamente storico. Il Pd calabrese esce da un lungo commissariamento, prima con Musi ora con D’Attorre. E poi le divisioni interne, con esponenti di primo piano che hanno lasciato i democratici: da Loiero ad Adamo, appunto, passando per Franco Bruno e Beppe Bova.
Così D’Attorre ha chiarito anche questo: «Il nostro è un partito che elegge i propri organismi dal basso, con la diretta partecipazione degli iscritti e accompagnata da un confronto trasparente e improntato al massimo rispetto per la democrazia e per la diversità di opinione».
Il rischio è quello dell’ennesimo confronto basato sui pacchetti di tessere messi in campo dalle varie correnti. Sul tavolo le prime due candidature di Mario Maiolo e Mario Muzzì, ma anche la disponibilità di Mario Oliverio. Ma l’obiettivo dichiarato dal commissario mandato da Bersani, è quello di trovare una sintesi, con una candidatura che possa permettere di superare gli ostacoli e raggiungere un’unità ambita e preziosa.
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