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CATANZARO – E’ partita la fase congressuale del Pd calabrese che è commissariato da ben due anni. Dall’esterno si percepiscono almeno due aspetti. Uno positivo e uno negativo.
Primo aspetto. Si coglie nei vari ambienti democrat una voglia di ripartire, di riprendere il cammino, di lanciare idee, proposte, disegnare progetti di crescita, entrare nel vivo dei problemi per rappresentare la parte più esposta della società, proporsi come alternativa al centrodestra regnante.
Questo nuovo slancio in una certa misura è anche figlio della stanchezza, della consapevolezza, sin’ora trascurata, che le divisioni interne restano tali perché, quand’anche si dovessero chiudere le ferite, rimangono sempre le cicatrici. E poi queste elezioni amministrative hanno dimostrato come il cittadino non sopporti più la politica politicante.
Secondo aspetto. Quello dolente, perché i contrasti interni, fisiologici sino a un certo punto, sono sopiti ma non sono scomparsi. E affiorano quando si toccano i nervi scoperti.
E’ il caso della lettera che Demetrio Naccari Carlizzi ha inviato al commissario Alfredo D’Attorre. Questo l’incipit: «Caro Commissario, in questi giorni stiamo leggendo di un’escalation di note e dichiarazioni di Nicola Adamo sul Pd. Adamo sostiene di avere concordato il suo rientro nel partito e annuncia candidamente il suo impegno nei prossimi congressi. Si lancia poi, con spericolatezza, in ricostruzioni degli ultimi anni che sono fantasiose se non allucinanti. Partecipa al tesseramento in strada di una sezione di Cosenza che raccoglie adesioni in nome del partito. Sembra ai più e in molti ce lo segnalano con sconcerto, un’azione pianificata e concordata che dovrebbe prima saggiare e poi far passare in cavalleria il suo ritorno nel Pd». Poi una serie di argomentazioni.
Il servizio completo sull’edizione cartacea di oggi del “Quotidiano della Calabria”.
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