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di Vincenzo GALLO

LA CALABRIA ha da pochi giorni superato il picco della terza ondata, ma è ancora in una situazione critica. Lo evidenzia d’altra parte lo stesso Istituto Superiore della Sanità nella tabella 1 dell’ultimo report n. 51, reso pubblico venerdì scorso. Nonostante l’indice Rt di diffusione del virus sia incredibilmente pari a 0,74, il più basso in Italia, la Calabria risulta una delle due regioni con focolai in crescita e l’unica regione con una classificazione del rischio definita con la frase “moderata ad alta probabilità di progressione”.

In questa situazione sarebbe stato più prudente aspettare almeno un’altra settimana prima di passare alla zona gialla, visto che si va incontro alla stagione estiva durante la quale arriveranno migliaia di turisti, che ancora il 7 maggio la percentuale della popolazione alla quale è stata somministrata una sola dose di vaccino era pari al 13,5%, che i posti in terapia intensiva occupati sono ancora 36 su un totale effettivo di circa 50 e che solo nell’ultima settimana 40 persone hanno perso la vita per il Covid.

Non resta che sperare in comportamenti individuali prudenti e in una forte accelerazione delle vaccinazioni.

In ogni caso sorprende che un sistema di monitoraggio nel quale si rilevano scostamenti significativi tra i dati dei report settimanali e quelli pubblicati ogni sera dal Ministero della Salute o dove l’indice Rt si abbassa improvvisamente nel momento di maggiore incremento dei ricoveri e dei contagi, non sia ritenuto da molti rappresentanti istituzionali locali e nazionali, di maggioranza e di opposizione, ma anche da parte di molti esponenti di organizzazioni imprenditoriali, sindacali e professionali, un motivo di grande preoccupazione e un pericolo per tutti.

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