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La Commissione del Ministero dell’Ambiente ha formulato ben 239 richieste di integrazione al progetto del Ponte sullo Stretto e alla Società dello Stretto che lo porta avanti. C’è di tutto: dai costi (sono stati aggiornati?) all’impatto ambientale; dalla validità del progetto (richiesta di descrivere tutti gli interventi) a qualunque altra cosa vi venga in mente. Ci sono 155 questioni che riguardano, la Via (Valutazione d’impatto ambientale), 66 sulla Vinca (Valutazione d’incidenza), 16 sul Put (Piano utilizzo Terre) e 2 sulle Verifica di ottemperanza (Vo). A divertirsi con i giochi di parole, ci sarebbe da chiedersi chi Vinca se me ne Vo su questa Via. Ma non sarebbe carino, perché il Ponte, comunque, è una cosa seria.

Di certo un po’ di serietà l’ha persa in questo primo impatto con il livello ministeriale della Commissione Ambiente del Mesa. Perché, sarà vero, come dice il ministro Gilberto Pichetto Fratin che tutto si può aggiustare e che la commissione è lì per porre domande e fa dunque il suo mestiere. Ma qualche dubbio ti viene a partire dal fatto che di Ponte si parla da decenni e che nel 2011 si arrivò a un progetto che, secondo alcuni, è stato copiato e incollato per ripresentarlo adesso.

A quanto pare, la Società dello Stretto avrà bisogno di un bel po’ di tempo per rispondere compiutamente a tutti gli interrogativi che sono stati posti. E, di conseguenza, non sarà facile aprire i cantieri entro l’estate come alcuni (il ministro Matteo Salvini, in testa) speravano. Molti, a cominciare dallo stesso ministro Pichetto Fratin e dall’amministratore delegato della Società dello Stretto, Pietro Ciucci, si affrettano a dire che non ci sono criticità e che tutto prosegue come da programma. Ma è difficile credere che questi 239 quesiti non creino qualche allarme per il progetto. L’opposizione al Ponte, ovviamente, parla di macigni gettati sull’iter e (forse con un attimo di ottimismo di troppo) canta vittoria. Può darsi che non sia così, ma se un gruppo di esperti come quelli che fanno parte della Commissione del Mase ti fa 239 domande, c’è legittimamente da chiedersi se qualche falla nel progetto non ci sia davvero. Immaginiamo che anche quelli favorevoli al ponte se lo stiano chiedendo in queste ore.

E poi ci sono coloro che cominciano a pensar male. Sono quelli che la buttano sempre in politica. Tutti sappiamo che in questo governo si agitano diverse anime, ciascuna legata a un’idea o a un progetto. Riassumendo, a grandi linee: Salvini e la Lega vogliono l’autonomia differenziata, Fratelli d’Italia chiede il premierato, Forza Italia non sembra molto convinta su entrambe le tematiche. Il Ponte sullo Stretto poteva anche essere il terreno unificante perché, al di là delle ovvie questioni ambientali e di certi problemi legati ai soldi che Calabria e Sicilia (entrambe governate da uomini di Forza Italia) si vedrebbero sottratti a causa del costo del Ponte, tutti e tre i partiti di centrodestra sono sempre stati piuttosto favorevoli alle grandi opere.

Ma, forse, Matteo Salvini (come gli è capitato altre volte) tende troppo a “impadronirsi” di questioni che lo appassionano. Quella del Ponte è una di queste. E questo suo appassionarsi ha sempre dei risvolti anche elettorali che, di questi tempi, con le Europee alle porte, turbano i sogni, ad esempio, di Forza Italia. Risultato? Quelli che la buttano in politica finiscono per disegnare la seguente equazione: Pichetto Fratin è un ministro di Forza Italia, la commissione del Mase dipende da lui, la commissione da un colpo al Ponte, così Salvini, deve abbassare la cresta almeno da qui al voto europeo. Sullo sfondo rimangono premierato e autonomia differenziata oggetto dello scambio tra Lega e Fdi di cui tanto si è parlato. E, siccome il gioco di queste settimane sembra quello di cercare di indebolire l’alleato di governo, un colpetto al Ponte potrebbe piacere a tutti. Così Salvini impara.

Ma tornando alle cose serie, dietro a quelle 239 richieste di integrazione ci sono tante questioni importanti. C’è la vita della gente, l’impatto sull’ambiente, i costi che tutti dovremo pagare all’idea stessa del Ponte, gli eventuali vantaggi. Ci auguriamo, dunque, che le risposte arrivino e siano scientificamente valide. Se a favore o contro il Ponte poco importa. Ma non ci dite che tutto resta come prima.

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