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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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È STATO il presidente della Repubblica a bloccare una distrazione del Parlamento che nella legge (non firmata da Mattarella) sulle mine anti-uomo favoriva di fatto i big delle banche.

Proprio nei giorni in cui tanto si discute di legge elettorale, il Parlamento in carica è stato “bocciato” dal Presidente della Repubblica su un punto che si presta a due diverse letture (entrambe poco incoraggianti). Mattarella non ha firmato e ha rimandato alle camere la legge che prevede il contrasto al “finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” perché, dall’analisi fatta, presenta “profili di evidente illegittimità costituzionale”. Dove? Nella parte in cui verrebbe determinata “… l’esclusione della sanzione penale per determinati soggetti che rivestono ruoli apicali e di controllo (per esempio i vertici degli istituti bancari, delle società di intermediazione finanziaria e degli altri intermediari abilitati); per altri soggetti, privi di questa qualificazione, sarebbe invece mantenuta la sanzione penale, che prevede la reclusione da 3 a 12 anni, oltre alla multa da euro 258.228 a 516.456”.

La norma come licenziata dal Parlamento si porrebbe in contrasto anche con alcune convenzioni internazionali, prevedendo “la depenalizzazione di alcune condotte oggi sanzionate penalmente”.

Sul rilievo fatto dalla Presidenza della Repubblica non ci possono essere equivoci. Nel dibattito in aula, per la verità, un deputato del Movimento 5 Stelle di Avellino, Carlo Sibilia, aveva sottolineato le incongruenze relative al punto che riguarda la posizione di sostanziale vantaggio (rispetto ad altri soggetti) concesso ai vertici di banche e intermediari finanziari, ma la legge è stata comunque approvata con solo qualche decina di astenuti.

Il dubbio che resta è se i parlamentari in veste di legislatori (e tutti i consulenti ed esperti a loro disposizione) abbiano peccato di poca preparazione o leggerezza. Sarebbe, paradossalmente, il male minore e quello di gran lunga preferibile. E se i privilegiati previsti nella legge bocciata non fossero i grandi capi di banche e società di intermediazione finanziaria, altri dubbi forse non ce ne sarebbero. Invece l’ombra dei poteri forti (salvo che non si voglia continuare a far finta che non esistano in questo Paese), anche solo l’ombra del sospetto, rende il testo di legge rimandato al mittente frutto di una disattenzione da matita blu.

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