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COSA si potrebbe fare in Calabria con una bacchetta magica se la si potesse usare una sola volta? Forse, siccome di bacchetta magica si tratta, sarebbe buono creare posti di lavoro a sufficienza per tutti. E questo non perché così si risolverebbero tutti gli altri problemi, ma per raggiungere un risultato che ci aiuterebbe a inquadrarli nella loro reale portata – i problemi – senza letture falsate dalle implicazioni di ordine occupazionale. Ecco, probabilmente senza fame di lavoro ci sarebbe più lucidità. Chissà, per esempio, che in questa situazione ottimale, chi ha la responsabilità della gestione dei servizi di assistenza sanitaria non riuscirebbe a fare uscire questa regione dalla galleria nella quale ancora non si intravvede la luce. E se ciò non bastasse, comunque i calabresi sarebbero capaci – liberi nel giudizio da considerazioni legate ai posti di lavoro – di prendere finalmente coscienza e di reagire ad una condizione (quella attuale) in cui si sta sbriciolando uno degli elementi di vanto per il nostro Paese, ovvero l’assistenza sanitaria per tutti i cittadini, senza oneri finanziari per chi non può permetterseli.
La bacchetta magica, purtroppo, non c’è, una libera capacità di analisi neppure, e resta solo la pessima condizione dei servizi che dovrebbero dare sostanza a quella bella espressione che è la tutela della salute dei calabresi.
Un signore, l’altro giorno, dovendo fare un controllo dopo diversi interventi chirurgici per un tumore all’intestino, è andato a prenotare una colonoscopia all’ospedale di Cosenza e si è visto fissare l’esame per settembre 2016.
Qualche giorno dopo, un uomo di Trebisacce che aveva avuto una trombosi si è recato nella struttura pubblica per prenotare l’ecodoppler e ha ricevuto la carta con la prenotazione effettuata: l’esame è fissato per settembre 2017. Giorni di attesa (perché hanno pure la faccia tosta di indicarli nel foglio): 706.
Gli ospedali sono pieni di persone anziane che per sottoporsi ad esami o a terapie devono fare lunghi viaggi in auto, spesso per periodi lunghi. Se hai la sventura di finire al Pronto soccorso nel momento sbagliato, in cui il carico di lavoro per medici e infermieri è insopportabile, o magari trovi persone inadeguate, il rischio della tua condizione cresce in misura esponenziale.
Una vergogna. Piano di rientro, commissari, budget, pubblico, privato, posti letto, precari, turn over, commissioni, decreti… Molti di quegli anziani non ne sanno, di queste cose. Misurano solo l’andamento dei servizi di cui hanno bisogno (o qualcuno pensa che arrivati a una certa età le sofferenze aggiuntive sono da mettere in conto?). E le cose vanno male, malissimo.
Il limite dell’inefficienza in alcuni casi è superato. Quello della decenza pure. Se le Regioni “sprecano” e se il premier Renzi le sfida sul campo (“ci divertiremo”), i calabresi continuano a subire. Sulla sanità c’è poco da scherzare e tutti, da Renzi in giù, dovrebbero avere il coraggio di ammettere un fallimento che continua a fare danni. Non ai conti, ma alle persone. Tutti dovremmo avere più coraggio, smettendo – per iniziare – a sorridere di compiacimento, come ebeti, ogni qualvolta sentiamo parlare genericamente di sprechi e concentrandoci un pochino sull’incapacità di chi ci sta facendo perdere, dopo la speranza, anche la lucidità.
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