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IL parolone che l’ambizioso e scaltro premier si è inventato per il Sud fa intravedere a qualcuno una soluzione suggestiva della Questione meridionale, ormai vicina ai 150 anni di promesse e occasioni mancate. La magia di certe espressioni: mesi fa la cabina di regia, ora il miracoloso Masterplan. La ridiscesa del rottamatore mancato in Calabria non emoziona. Le ultime volte che è stato qui ci sono volute le cariche della polizia per tenere lontano i contestatori. Speriamo che stavolta vada meglio.
Forse sarebbe il caso per Renzi di ritornare ai concetti del primo impatto, quello di Scalea: «Fate da soli, perché se non vi tirate fuori voi dai guai, non lo farà nessuno al vostro posto». Pensiero onesto e sincero, poi annacquato dalla sindrome della “promessite”, e dagli effetti speciali modello Arcore. Ma questo non significa che il Governo possa permettersi di girarsi dall’altra parte. Cullarsi nell’indifferenza. Invece, mesi e mesi di silenzio e di oblìo. Al punto da costringere l’Espresso a proporre una copertina dell’Italia senza il Sud. Non una parola sul disastro nella chiusura del viadotto della A3. Non una parola sui mali che affondano la Calabria. C’è stato l’annuncio dell’alta velocità fino a Reggio, ma il supertreno di Renzi si è bloccato subito al semaforo rosso, azionato con ammirevole realismo dal ministro Delrio.
Si riparla di Gioia Tauro, ma quando i portuali si sono fermati per lo sciopero, dai suoi loquaci ministri non è arrivato nella Piana nemmeno un cipcip di circostanza. In mezzo, una lista di statistiche da brivido, con la Calabria (e il Sud) sempre in coda, tranne quando si tratta di pagare più caro il denaro alle banche. Argomento essenziale, ma sempre ignorato, quando si fanno i discorsoni sull’Italia a doppia velocità. Masterplan a parte, il giovane Supermatteo viene a proporre a Cosenza un grande progetto tecnologico. Con lui vi sarà l’amministratore delegato delle Poste: cioè dell’azienda che sta tagliando centinaia di sportelli, costringendo i sindaci calabresi a gesti eclatanti per fermare la chiusura. Molti si augurano che nell’elenco delle cose belle e realizzate, _ delle quali farà un berlusconiano sfoggio, _ non ci metta pure la riforma della scuola. Avvisatelo: molte delle persone che compiono il tragitto inverso al suo, e che incrocerà per strada, sono professori calabresi destinati al Nord. Ne partiranno 7mila, con problemi pratici infiniti di sopravvivenza, facili da intuire, anche senza il pensatoio della Leopolda. Speriamo che in questo famigerato Masterplan ci siano cose concrete e realizzabili, che non sia solo un sofisticato specchietto per gli elettori.
Certo, non è un discorso che riguarda solo Renzi. Coinvolge la Regione. Oliverio somiglia sempre più a un allenatore di una squadra di calcio un po’ scalcagnata: da mesi e mesi annuncia, cambia la formazione, fa il riscaldamento, spiega con foga la tattica, ma la partita vera non inizia mai. Rischia di diventare una grande incompiuta. Peccato. Il Sud è davvero all’ultima spiaggia. Se non riuscirà a intercettare il flebile vento della ripresa saranno guai enormi. Catastrofici. Ne sono coscienti persino i presidenti delle Regioni meridionali. Stanno provando a mettersi insieme, a fare fronte, a presentarsi con un progetto uniforme, credibile. E’ un’occasione storica per il Governo: avere interlocutori disposti a discutere insieme. Ma Renzi non sembra entusiasta. Legge questa novità come un’insidia dentro il Pd, non con l’occhio dello statista che vede lontano. Lo scetticismo sul Masterplan nasce anche da questo. La Questione meridionale ridotta ancora a giochi e giochetti. Il trasformismo e il Gattopardo che ritornano in modo cinico. Scaricare le colpe solo su Roma e sull’Europa non è giusto. Ci sono tante cose che il Sud può fare da solo, anche senza il portafoglio pieno. Una nuova mentalità di rispetto per l’ambiente, per le regole della civile convivenza, un rigore etico e morale nella gestione del denaro pubblico, dei servizi, delle istituzioni. La capacità di arginare l’infiltrazione dei clan mafiosi. Piccoli gesti quotidiani di impegno individuale. Da parte di tutti.
La Questione meridionale ha insegnato che le risposte non arriveranno mai dal Nord. Piangersi addosso non serve. Il Masterplan potrà funzionare se c’è la disposizione giusta, senza vittimismi. La medicina potrà anche esser miracolosa, ma se il paziente non ci mette la voglia di vivere, è inutile. La Germania è riuscita a integrare in meno di mezzo secolo quattro milioni di migranti, a non far sentire cittadini di serie B i tedeschi rimasti oltre il Muro. Adesso si prepara a sistemare migliaia e migliaia di rifugiati. Altri Paesi dell’Est Europeo hanno risanato vecchie ferite e raggiunto un equilibrio. Possibile che solo il vecchio e mitico Regno delle Due Sicilie non riesca dopo 150 anni a mettersi a passo con il resto d’Italia? Roberto Marino
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