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LA Calabria poverissima nell’ambito di un Sud povero, il rischio che la crisi possa trasformarsi da queste parti in “sottosviluppo permanente” e lo spettro di catastrofi economiche come quella incombente sulla Grecia. Il rapporto Svimez, in un’estate evidentemente avara di gialli nazionali di cronaca nera che nel recente passato, invece, avevano occupato la scena mediatica nazionale, sta facendo discutere di Mezzogiorno.
Roba – le discussioni e gli stessi scenari disegnati dal rapporto – destinata a far capire la situazione del Sud, per esempio, ai pochi turisti presenti in Calabria. Perché noi la conosciamo già. La conosce la gente, ogni giorno sempre più esasperata per quello che dà la malapolitica e per quello che non riesce a dare la politica che, seppur non marcia, ancora non è stata capace di segnali incoraggianti.
Parliamo di Calabria perché già parlare di Sud potrebbe essere un alibi per evadere dalla realtà e sconfinare nelle più o meno dotte teorie sulla questione meridionale. E alla gente, in questo momento, potrebbe interessare poco. Chi vive in Calabria, amministratore o amministrato, politico o idraulico o giornalista, non può non sapere. Vai a fare rifornimento di benzina e l’addetto al servizio, se poco poco – giusto per scambiare due parole – gli chiedi come vanno le cose in quest’estate 2015, stringe le spalle e anziché lasciarsi andare alle lamentele generiche ti gela: «L’anno scorso, in questo periodo, eravamo in due per far fronte al servizio, quest’anno solo solo».
Vai dal fruttivendolo e tra una chiacchiera sull’aglio calabrese (che, diversamente da quello cinese che troviamo al supermarket, ha odore e sapore di aglio) e una sull’anguria scopri che lui il fruttivendolo lo fa da tre anni perché ha perso il lavoro e, nonostante non sia più un giovinetto, ha dovuto reinventarsi un modo per campare. Non solo, ma scopri che per avere quello che gli spetta sta lottando contro la burocrazia statale e uffici locali che non funzionano. In Calabria, non in Grecia. Fai un giro sulla costa e scopri che gli amministratori di alcuni territori mortificati dal mare sporco a giorni alterni (per essere buoni), hanno pensato di riempire il paesino di strisce blu. Forse lo fanno per dissuadere eventuali turisti a fermarsi, così almeno non vedono in acqua schiumette e bollicine. Mah. Parli con un imprenditore qualsiasi che ha lavorato per enti pubblici (in Calabria, non in Grecia) e scopri che per farsi pagare deve trovarsi raccomandazioni che probabilmente non saranno nemmeno sufficienti. Per carità, fa bene Svimez a fare i suoi rapporti, ci mancherebbe altro: quelli servono per consentire l’impostazione di programmi di sviluppo su basi scientifiche. Ma non ad altro.
Non ad alimentare commenti e interpretazioni che non risolvono i problemi del fruttivendolo ambulante, né quelli dell’imprenditore, non fanno aumentare le presenze di turisti né gli introiti dei Comuni in ginocchio che pur di racimolare qualche spicciolo, sacrificano buoni propositi e programmi di accoglienza e preferiscono armarsi di bombolette di vernice blu. Ci sono tante inefficienze e tante lacune che i politici-amministratori possono colmare senza attendere che arrivi qualcuno (da dove, quando?) per risolvere la questione Mezzogiorno. I dibattiti servono sempre, ma la gente ha bisogno impellente di altro. E forse anche la politica ha bisogno di altro, di politici (e tecnici) che smettano di ritenersi soddisfatti dalle uscite sui giornali e assaporino, invece, il gusto della gratitudine dei calabresi amministrati. La politica ha bisogno di buona politica, altrimenti quel poco che di essa è rimasto avrà vita assai breve.
Calabria poverissima. Grazie, e quindi? Sud come la Grecia, bene e poi? Vogliamo davvero abbandonarci ai numerini delle statistiche? Che cosa può importare al cittadino – giusto per mantenerci legati alle “piccole” questioni calabresi – di budget e di mega-piani se poi va in un Pronto soccorso e rischia di lasciarci le penne? Che senso ha parlare di protocolli d’intesa megagalattici se, per esempio, le aziende chiudono anche perché soffocate da una burocrazia indomita che continua a dettare legge? Sono situazioni vergognose, intollerabili. È vero che in Calabria ci sono molte cose positive, ma fingere che ci siano solo quelle sarebbe un esercizio inutile, ingiusto e, tutto sommato, da idioti.
A proposito di malapolitica, o di politica incapace (giusto per riferirsi a chi è stato eletto e ha incarichi amministrativi, ad ogni livello), in realtà le statistiche e le classifiche una funzione ce l’hanno: abbiamo letto e stiamo leggendo tutti che la Calabria è messa male, ok? Quindi, tra una dichiarazione e un convegno, trovino il tempo per fare qualcosa, niente di colossale, per carità, ma qualcosa che sia in loro potere fare (e ce ne sono tante). Così, al prossimo rapporto sulla condizione della nostra terra, avranno un motivo validissimo per non tacere e per non sentirsi del tutto inutili.
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