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EMOZIONATI per l’invito fatto dal ministro Delrio e dal presidente dell’Anas ai turisti affinché vengano in massa in Calabria, elettrizzati perché, come hanno detto i due, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria non è più un incubo (ma di solito le autostrade sono un incubo?), ammirati perché dopo “soli” 146 giorni dal crollo di una campata del viadotto Italia dell’A3 hanno ripristinato il transito su una carreggiata, quasi quasi per quest’estate potremmo ritenerci soddisfatti. Un tripudio. Anche se luglio se n’è andato, gli operatori turistici stanno brindando perché poteva andare peggio.

I turisti (la sensazione, in attesa delle statistiche, è che fino ad ora siano stati pochini) che nel frattempo non se ne sono scappati perché il mare era sporco, gioiscono all’idea che nel ritorno a casa non dovranno fare il percorso alternativo, ma potranno viaggiare sull’A3. Strepitoso.

Ancora sull’autostrada: il ministro ha sottolineato l’importanza dell’opera della magistratura perché se l’opera è in ritardo da decenni è “anche” colpa delle infiltrazioni della criminalità organizzata. Sacrosanto (pro quota).

In tutto questo, noi calabresi, speranzosi facciamo spallucce (perché un po’ di rassegnazione ci sta) e continuiamo a subire in silenzio (per interessi o per indole) tutto quello che ci cade sulla testa.

Un paio di settimane fa il Quotidiano ha pubblicato con grande evidenza la notizia della riapertura del Museo di Reggio, quello dei Bronzi, per capirci, quello che dovrebbe essere il principale attrattore del turismo culturale calabrese, per intenderci. Dopo sei anni di lavori e 33 milioni di euro spesi, nelle sale molti reperti erano indicati con pizzini, straccetti di bloc notes o carta da cucina, con scritte a penna le indicazioni. Monili di pregio appoggiati su batuffoli di cotone come si farebbe se per far giocare i bambini si allestisse un museo in casa con i gioielli della Barbie. Imbarazzante.

Siete stati molto presi nelle ultime due settimane e temete di esservi persi le reazioni a questa situazione? Non avete avuto modo di apprendere le spiegazioni che per una cosa del genere molti avrebbero dovuto chiedere e qualcuno avrebbe dovuto dare?

Tranquilli, non vi siete persi niente. Nessuno ha fiatato. Come se fosse tutto normale. Cultura, turismo… non sono solo deleghe di centinaia di amministratori pubblici, sono anche le parole più abusate in programmi elettorali, in comizi ma anche nei discorsi tra intellettuali. Eppure nessuno ha aperto bocca. Il Museo dei Bronzi l’hanno riaperto in quelle condizioni? Lo hanno fatto vedere ai turisti in quel modo? E che c’è di male… Calabria, terra di bellezze. Calabria, terra di muti.

Giusto per la cronaca: la situazione del Museo reggino non è cambiata di molto in questi ultimi giorni: alcuni pizzini sono stati sostituiti con targhette stampate al Pc e sotto qualche reperto è comparso un cartellino in italiano e in inglese: “Stiamo lavorando per completare l’allestimento museale, grazie”. Per carità, grazie a voi (dal ministro interessato in giù), da parte della Calabria che non parla.

Diciamoci la verità: qualcuno deve delle spiegazioni. In molte inefficienze pubbliche che noi calabresi siamo avvezzi a sopportare supinamente ci sono responsabilità precise. Il fatto che noi chiniamo il capo non vuol dire che non ci siano troppi cialtroni (a voler essere generosi) in posti non proprio di pertinenza privata. E anche se c’è una Calabria parallela (perché c’è), che cerca di andare avanti ignorando la palude, ciò nulla toglie alla necessità di prendere coscienza che molti amministratori non sanno amministrare, molti burocrati sono incapaci, molti intellettuali… lasciamo perdere.

Poi ti trovi in alcuni posti di mare ancora inviolati, in alcuni sentieri della Sila o dell’Aspromonte, e allora dimentichi tutto. Poi ti trovi di fronte all’ingegno di giovani calabresi di successo, e allora ti torna la speranza. “Sorridi, sei in Calabria”: alt, non è un modo per far dimenticare tutte quelle spiegazioni che aspettiamo, è lo slogan di una iniziativa che, a proposito di turismo, hanno avviato Giuseppe Naccarato e Francesco Rende, due calabresi che hanno fatto del mondo di Internet iniziative di successo e di professione. Vivendo spesso sui social network hanno raccolto tante di quelle lamentele su quello che non va per la Calabria del turismo che alla fine hanno deciso di organizzare un incontro “fisico”, a Civita, “per guardarci in faccia, per conoscerci e per cercare di stimolare e fare rete”. Si sono presentati in più di cento (anche alcuni “anziani”) da tutta la regione, soprattutto piccoli operatori del settore, si sono scambiati esperienze e biglietti da visita, hanno compilato un questionario, hanno parlato alla platea ciascuno per 90 secondi e hanno fatto le prime proposte. Tutto senza fondi pubblici, tanto per capirci. C’era solo un assessore di un Comune, una giovane che ha creduto nell’iniziativa. Alcuni politici pare abbiamo provato a partecipare ma avrebbero desistito perché avrebbero avuto solo 90 secondi per dire qualcosa di concreto. E’ andata bene: prossimo appuntamento a settembre. La Calabria parallela.

Stasera tornano dalla Cina quattro studenti cosentini di 13/14 anni che hanno partecipato ai campionati mondiali di robotica, conquistando trofei e apprezzamenti. Qualcuno li ha chiamati “genietti”, ovviamente sbagliando di grosso: sono “solo” quattro giovanissimi calabresi capaci, molto capaci, che appartengono ad una generazione che va ad una velocità diversa. Quando diventeranno più grandi, probabilmente, questa terra sarà meno muta perché il mondo c’è anche al di là del Pollino e ci sarà molto meno tempo per ascoltare i silenzi e le idiozie che oggi ci sommergono.

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