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DOPO mesi di ipotesi, annunci, marce indietro e pronunciamenti di esperti di leggi e di giochi politici, finalmente sappiamo quando i calabresi andranno a votare per il nuovo governo della Regione: il 23 novembre, come stabilito, questa volta formalmente, dalla presidente facente funzioni Antonella Stasi. Una grande notizia, nel senso che avrebbe potuto dare la sensazione che, tutto sommato, esiste ancora un qualche collegamento tra la politica regionale e la realtà. Ma grande notizia non lo è stata perché dalle ore successive all’annuncio della data delle elezioni si è scatenato un putiferio sulla sanità. Prima la giunta ha nominato i commissari a tempo per i vertici di aziende sanitarie e ospedaliere, subito dopo il Governo nazionale si è scagliato contro l’esecutivo calabrese per le nomine fatte e, a seguire, lo stesso Consiglio dei ministri ha nominato (finalmente, anche in questo caso) il commissario per la Sanità calabrese, posto rimasto vuoto dopo l’uscita di scena dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti.
Commissario per l’attuazione del piano di rientro, fino all’elezione del nuovo presidente della giunta regionale, è l’ex subcommissario Luciano Pezzi, un generale della Guardia di Finanza in pensione, contro il quale nei mesi passati si erano scagliati pezzi importanti della politica regionale, a partire dai fedelissimi di Scopelliti. Tra le prime cose annunciate dal generale Pezzi c’è l’annullamento delle ultime nomine fatte dalla giunta regionale.
Se oggetto delle movimentate vicende degli ultimi giorni fosse la sperimentazione di un nuovo metodo di allevamento delle capre, allora tutto quanto potrebbe essere archiviato tranquillamente come frutto di schermaglie politiche, in un periodo così delicato (per i partiti) com’è la vigilia delle elezioni regionali.
Poiché, invece, si tratta di sanità, di quella sanità a pezzi (con la p minuscola) che i cittadini calabresi ben conoscono, allora le cose cambiamo di prospettiva. E l’analisi di quanto è accaduto nella sua essenzialità è molto sconfortante. Da una parte la giunta regionale ha fatto delle nomine a poche settimane dal suo commiato, e questo, a prescindere da qualunque motivazione, lascia un corposo alone di sospetto. Dall’altra il governo nazionale ha fatto passare mesi e mesi prima di nominare il successore di Scopelliti al timone (seppur in modo provvisorio) della sanità calabrese, e questo lascia sconcerto perché non in linea con il nuovo al quale si richiama Renzi. Una omissione e non un semplice ritardo, perché i calabresi continuano a soffrire per un’assistenza sanitaria non all’altezza, e quasi sempre non per responsabilità dei medici. D’altra parte, è lo stesso Pezzi a far emergere chiaramente come la lunga vacatio non abbia giovato alla sanità calabrese: «Ci dobbiamo impegnare – ha detto ieri all’Ansa – per migliorare il servizio reso ai cittadini. Il quadro economico è migliorato, e non possiamo che esserne contenti, ma ora dobbiamo portare a progressione i provvedimenti relativi alla rete di assistenza, rallentati negli ultimi mesi proprio per la mancanza del commissario. Per lo stesso motivo non è stato neanche convocato il “Tavolo Massicci” dal quale ci aspettiamo lo sblocco del turnover del personale, soprattutto per la rete delle emergenze-urgenze».
Alla vigilia delle elezioni, tutti i partiti che sono al governo regionale e nazionale hanno dato una pessima prova di quanto tengano in conto un settore così delicato come quello sanitario. O, piuttosto, di quanto continuino a considerarlo solo un bel serbatoio di voti e clientele. Non è forse così?
twitter: @ro_valenti
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