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DESTA stupore l’invito del ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta ai consiglieri regionali calabresi di dimettersi perché “i calabresi hanno bisogno di un governo regionale autorevole, nel pieno delle sue funzioni». Ieri, parlando a Radio24, il ministro ha spiegato che «dal punto di vista legislativo i consiglieri possono rimanere in carica, ma la logica imporrebbe a tutti i consiglieri le dimissioni”. Lo stupore deriva dal fatto che un ministro della Repubblica deputata agli Affari Regionali entra nella contesa politica di una Regione affermando, peraltro, una tesi che non regge da un punto di vista giuridico.
Come è noto lo Statuto della Regione “incardinato” alla legge costituzionale 1/99 sancisce il principio (vale per le cariche elettive dirette) simul stabunt vel simul cadent cioè il presidente e il consiglio “come insieme staranno così insieme cadranno”. Quindi formalmente il consiglio regionale, con le dimissioni di Scopelliti è sciolto in base al combinato disposto dell’articolo 33 dello Statuto della Regione (il presidente decade in caso di “dimissioni volontarie”) e dell’articolo 60 del regolamento del consiglio (“Nel caso di dimissioni del Presidente della Giunta, il Presidente convoca il Consiglio entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione formale sulla quale ciascun Consigliere può prendere la parola per non più di cinque minuti. Terminata la discussione, il Presidente congeda definitivamente i Consiglieri.”).
Quindi con le dimissioni presidente e giunta restano il carico fino al passaggio di consegne con le nuove elezioni e i consiglieri possono essere convocati per fatti straordinari. Ciò ne deriva che le dimissioni del consiglieri regionali così proposto dal ministro potrebbero avere un significato politico ma non formale perché ad oggi i consiglieri sono “congedati” (anche se continuano a percepire l’indennità) e le dimissioni non possono anticipare il voto.
Il ministro sa bene che ad oggi non è dato sapere la data delle nuove elezioni, anzi per conoscerle potrebbe sollecitare il collega dell’Interno Angelino Alfano a definire la finestra elettorale dell’autunno quando saranno chiamati alle urne i cittadini dei comuni retti da commissari e, da ieri, con le dimissioni del governatore Vasco Errani, anche quelli della regione Emilia Romagna. In questo modo costringerebbe la presidente Antonella Stasi ad indire le elezioni. Se poi il ministro ritiene che in Calabria si debba votare prima non dovrebbe fare altro che promuovere una diffida alla Stasi del ministero dell’Interno a convocare le elezioni. Altre scorciatoie non esistono a causa dalla furbata messe in atto dal presidente del consiglio regionale Francesco Talarico e dal centrodestra di modificare la legge elettorale (in alcune parti impugnata dal consiglio dei ministri davanti alla Corte Costituzionale) prima della presa d’atto delle dimissioni di Scopelliti, togliendo al prefetto di Catanzaro il potere di indire le elezioni.
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