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Ieri abbiamo posto una domanda al senatore Antonio Gentile (LEGGI). Forse non l’ha letta e sarà il caso che qualche amico gliela riferisca. In ogni caso la ripetiamo oggi e se sarà il caso lo faremo per tutti i giorni a venire. Dunque, senatore, smentisca di aver parlato con il Quotidiano della Calabria della vicenda giudiziaria di suo figlio avendo l’assicurazione che non sarebbe stata pubblicata, oppure dica con chi ha parlato e chi le ha dato questa assicurazione. Lei deve rispondere. Perché se qualcuno del Quotidiano ha violato il patto di fedeltà con il giornale agiremo adottando i provvedimenti conseguenti. Ma se non è così e lei smentirà specificamente (il resto non ci riguarda) l’affermazione che le è stata attribuita, noi procederemo nelle sedi competenti per tutelare l’onore di questo giornale pulito e libero. E lo faremo per noi e per i lettori la cui fiducia non tradiremo mai.
Matteo Cosenza
Caro Matteo, ho letto il tuo editoriale odierno e desidero rassicurarti circa la prima ipotesi che tu formuli e che mi riguarda direttamente. Se ho capito bene tu ipotizzi che io avrei mentito nell’affermare che nella conversazione notturna tra Alfredo Citrigno e Umberto De Rose, che io ho ascoltato e registrato, il nostro stampatore afferma che i Gentile erano certi del fatto che le altre testate calabresi come quella che tu dirigi, non avrebbero pubblicato la notizia.Ebbene De Rose non soltanto afferma questo, ma aggiunge che vi era la certezza «al cento per cento» ribadendo questa espressione per ben tre volte.Poi dice che se non fosse stato così i Gentile non avrebbero chiamato Alfredo Citrigno nella persona di Andrea per ringraziarlo di quanto avrebbe fatto, ossia non farmi pubblicare la notizia dell’indagine che lo riguardava, dando quindi per scontato che la censura si sarebbe operata. In realtà io avevo chiuso il numero con quella notizia senza nessuna ingerenza da parte dell’editore il quale ricorda, sempre nella conversazione, che io voglio pubblicare la notizia e che sarei pronto a dimettermi piuttosto che avallare simili bavagli. Allora il De Rose insiste più volte: Citrigno dovrebbe chiamare «’stu Regulu» e dirgli di cacciare la notizia perché ci sono «persone influenti che l’hanno chiesto».
Nel corso della medesima conversazione Alfredo Citrigno fa notare a De Rose che comunque la notizia era già uscita sul sito del Corriere della Calabria e su quest’ultimo De Rose dice che si tratta di una testata on line e quindi non meritevole, evidentemente, della stessa “attenzione”. Aggiunge inoltre che se solo il suo giornale avesse pubblicato la notizia di certo ne sarebbe derivato a lui e alla sua famiglia un danno, ricordandogli che Tonino Gentile è in predicato di diventare sottosegretario alla Giustizia. Queste cose non mi sono state riferite – perché vedo che tu metti in dubbio questo aspetto – ma le ho ascoltate direttamente trovandomi nell’auto di Alfredo Citrigno mentre avveniva questa conversazione.Mi rinfranca che anche tu, come ho fatto io nel mio editoriale di ieri, chiedi al senatore Gentile smentite chiare e non vaghe quale la dichiarazione da lui affidata alle agenzie di stampa. Come avrai notato nessuno all’Ora della Calabria ha enfatizzato il vostro silenzio sulla vicenda giudiziaria riguardante Andrea Gentile e sinceramente anche io come te mi auguro che le affermazioni che ti ho confermato fossero dovute a una certa supponenza da parte di De Rose e dei Gentile, così come che il buco da voi preso sia nato dalla distrazione e non da altre ragioni più inquietanti. Certo non nego che mi stupisca il fatto che la vostra redazione, vedendo le notizie circolanti sia sul nostro sito, sia su quello del Corriere della Calabria già dalla mattinata, non abbia avuto modo o tempo di verificarne la fondatezza. Dico questo perché mi risulta che nella tua redazione lavorino ottimi colleghi con ottime fonti in materia giudiziaria. Ma questo è un aspetto che solo tu legittimamente avrai potuto chiarire con la tua redazione. E quindi io mi fido totalmente e serenamente del tuo giudizio e ancor più della tua buona fede. Ma spero altresì che tu mi conceda la stessa fiducia nel non ipotizzare mai più, neppure nel novero delle tante ipotesi, una mia eventuale menzogna o superficialità nel riferire gravi fatti che ho denunciato nell’interesse non soltanto della mia testata ma, credo, di un’intera comunità civile quale quella calabrese. Certi simili ingiusti sospetti mi indignano, mi offendono e non li tollererò oltre se dovessero essere di nuovo riproposti sulla mia persona dalla tua o da altre testate. Infatti ho sempre ritenuto che ognuno di noi prima che un mestiere dovrebbe essere sempre e comunque una persona e che i valori fondamentali di quest’ultima quali la dignità, il rispetto, la libertà, dovrebbero avere sempre la primazia su tutto il resto. Buon lavoro e a presto.
Luciano Regolo
Prendo atto di questa spiegazione. Ribadisco che a questo punto attendo ancor di più una precisa risposta dal senatore Antonio Gentile perché se c’è stata una qualsiasi informazione che lui abbia potuto ricevere dall’interno del mio giornale, agirò senza indugio e con fermezza nei confronti del responsabile o dei responsabili. Ma se il senatore Gentile non lo farà o non lo potrà fare, io tutelerò il mio onore di giornalista pulito e di persona perbene e di quella dei giornalisti puliti e perbene del Quotidiano in tutte le sedi, sicuramente in quella giudiziaria penale e civile senza alcuna possibilità di un finale a tarallucci e vino con una diplomatica remissione di querela. E saranno i magistrati a stabilire se il responsabile è chi abbia trasferito una falsa e infamante comunicazione o chi l’abbia effettivamente fatta.
Matteo Cosenza
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