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Un particolare del Lungomare di Reggio Calabria

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Secondo la classifica “Qualità della Vita” del Sole 24 Ore, Reggio Calabria è ultima. Posizioni di coda anche per le altre province calabresi


Impietosa la fotografia della Calabria, ma del Sud in generale, quella registrata dalla trentacinquesima edizione della classifica “Qualità della Vita” del Sole 24 Ore. Indagine lanciata nel 1990 per misurare i livelli di benessere nei territori italiani, che vede la città di Reggio Calabria in ultima posizione mentre premia Bergamo, in testa alla classifica. Mai premiata prima d’ora nella classifica generale, ma già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2024, la provincia orobica aveva già scalato diverse posizioni nel 2023 e quest’anno ha scalzato habitué del podio come Trento, al secondo posto, e Bolzano, al terzo. All’ultimo posto troviamo Reggio Calabria, maglia nera di una classifica che vede le ultime 25 posizioni tutte occupate da province del Mezzogiorno.

QUALITÀ DELLA VITA, LE ULTIME POSIZIONI TUTTE DI CITTÀ AL SUD, NON SOLO REGGIO CALABRIA

Queste infatti le posizioni dalla 83esima alla 107esima: Catania, Matera, Trapani, Barletta-Andria-Trani, Nuoro, Potenza, Brindisi, Catanzaro, Messina, Salerno, Sud Sardegna, Taranto, Isernia, Agrigento, Enna, Caltanissetta, Foggia, Palermo, Caserta, Cosenza, Vibo Valentia, Siracusa, Crotone, Napoli, Reggio Calabria. La posizione migliore per Sud e Isole è il 44esimo posto di Cagliari.

La Città metropolitana calabrese che occupa l’ultimo posto, il 107esimo, nella classifica perdendo sei punti rispetto alla rilevazione dello scorso anno, indossa la maglia nera precedendo Crotone che è 105esima con due posizioni in meno rispetto allo scorso anno; Vibo Valentia 103esima, che subisce 7 punti di penalizzazione, e Cosenza al 102esimo rimasta invariata.
L’indagine fotografa il benessere nelle province italiane con 90 indicatori divisi in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.
La top 10 della classifica è lo specchio di un Paese in cui le grandi città cominciano a manifestare diverse fragilità: l’unica presente è Bologna, al nono posto, in calo di sei posizioni rispetto all’edizione 2023. Per il resto, trionfano le medie province: Monza e Brianza (4° posto), seguita da Cremona e Udine, vincitrice lo scorso anno, Verona e Vicenza. A chiudere, dopo Bologna, è Ascoli Piceno.
Vince il versante nord orientale, con tre province lombarde, le due province autonome del Trentino Alto Adige, due venete, una emiliana e una marchigiana.

OLTRE A REGGIO CALABRIA, CROLLANO IN CLASSIFICA LE CITTÀ METROPOLITANE

Secondo il rapporto del Sole 24 Ore, le città metropolitane registrano un crollo diffuso: Bologna scende di 7 posizioni, Milano di 4 passando al 12° posto, Firenze (36° posto) segna un -30 dopo essere stata in zona top 10 per tre anni consecutivi e Roma scende di -24 posizioni piombando al 59° posto. Torino perde 22 posizioni, arrivando al 58° posto subito davanti alla Capitale. Napoli è penultima, mentre Bari è tra le poche a salire: un aumento di 4 posizioni la porta al 65° posto.
Le grandi aree metropolitane scontano, a confronto con l’anno scorso, sia la presenza di alcuni indicatori di nuova introduzione come la disuguaglianza nel reddito e le mensilità di stipendio necessarie ad acquistare casa, entrambi inseriti nella categoria Ricchezza e consumi. Ma anche alcuni dati che testimoniano, per esempio, la fine della corsa del Pil pro capite: il dato, rapportato al 2023, sale di più al Sud.
Le classifiche di tappa si confermano sei: Biella vince in Ricchezza e consumi; Milano mantiene la sua leadership in Affari e Lavoro; Brescia è prima in Ambiente e servizi; Bolzano è leader in Demografia, salute e società; Ascoli Piceno guida la classifica di Giustizia e sicurezza; Trieste è la migliore per Cultura e tempo libero.
Una menzione a parte va a Firenze che vince la quarta edizione della Qualità della vita delle donne, un indice sintetico basato su 12 parametri (Tasso di occupazione, Imprese femminili, amministratrici donne di imprese e di entri locali, quota di laureate, tra gli altri) che va poi a confluire nella classifica generale, nella categoria Demografia, salute e società.

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