Mirta Aurora Granda Averhoff.
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Come è nata l’iniziativa dei medici cubani in Calabria?
- 2 Come reclutate i medici a Cuba e qual è la loro formazione e il loro background educativo?
- 3 Qual è il livello attuale di salute e medicina a Cuba?
- 4 È a conoscenza delle polemiche delle ultime settimane in Calabria tra alcune associazioni e anche settori politici riguardo ai medici cubani?
- 5 Qual è la sua opinione generale sull’esperienza dei lavoratori cubani nella regione Calabria?
- 6 Come risponde alle osservazioni e ai quesiti posti all’ONU sul presunto sfruttamento dei medici cubani in questo tipo di esperienze? E cosa rimane alla cooperativa statale che gestisce le somme e quanto va a Cuba e come viene utilizzato lì?
Intervista all’ambasciatrice cubana in Italia Mirta Aurora Granda Averhoff sull’esperienza dei medici cubani in servizio in Calabria
«Io credo che nessuna campagna di discredito o di demoralizzazione possa resistere alla forza delle testimonianze quotidiane dei calabresi curati dai medici cubani». È nettissima l’Ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Aurora Granda Averhoff.
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In una esclusiva intervista al Quotidiano del Sud l’Ambasciatrice risponde punto su punto alle polemiche sollevate sull’esperienza dei medici cubani in Calabria.
Come è nata l’iniziativa dei medici cubani in Calabria?
«La presenza delle due brigate mediche cubane del Contingente Internazionale di Medici Specializzati in Situazioni di Disastro e Gravi Epidemie “Henry Reeve” a Crema e Torino, in Lombardia e Piemonte, nel 2021, quando l’Italia era l’epicentro della pandemia di Covid-19, ha posto le basi per lo sviluppo della collaborazione medica nel Paese. All’epoca le circostanze erano molto sfavorevoli. Non si conosceva la reale portata della malattia, eppure il servizio sanitario cubano ha dato prova di valore, professionalità e altruismo. A ciò si aggiunge il prestigio che Cuba si è guadagnata in 60 anni di collaborazione medica in più di 60 Paesi, con oltre 1.988 milioni di persone curate nel mondo.
Devo aggiungere che solo durante la pandemia di Covid-19, 57 Brigate “Henry Reeve” hanno fornito assistenza in 40 paesi.
Questi precedenti hanno attirato l’attenzione delle autorità della Calabria, dove si registrava una nota carenza di professionisti della salute. Su iniziativa del Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, è stata contattata la Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos S.A. (SMC), una società che si occupa della commercializzazione di servizi medici, sanitari e accademici sia a Cuba sia all’estero».
Come reclutate i medici a Cuba e qual è la loro formazione e il loro background educativo?
Cuba ha un sistema sanitario universale e gratuito, con una concezione internazionalista e un sistema integrato di insegnamento, cura e ricerca a disposizione di tutti i cittadini con una partecipazione comunitaria e intersettoriale.
Tutti gli studenti hanno la possibilità di accedere alla facoltà di medicina al termine della scuola superiore, sostenendo i relativi esami di ammissione all’università. Esistono 13 università di medicina e la Scuola Latinoamericana di Medicina, che ha formato più di 29.000 medici provenienti da 121 Paesi. Il corso dura 6 anni. Una volta laureati, i medici entrano nei diversi livelli del sistema optando per le specializzazioni mediche, con una durata media di 4 anni.
Cuba offre la possibilità di formare professionisti in 67 specialità, di cui 57 mediche (25 cliniche; 12 chirurgiche, 9 biomediche, 4 di base, 4 diagnostiche, 3 di salute pubblica), 5 stomatologiche, 4 infermieristiche e 1 di psicologia della salute.
Il primo livello di assistenza costituisce la base del Sistema Sanitario Nazionale. È composto da 450 policlinici, 113 cliniche stomatologiche, 146 case di maternità, 158 case per anziani, 301 case per nonni e 30 centri psicopedagogici. Il secondo livello conta 171 istituzioni, di cui 150 ospedali e 21 Unità nazionali subordinate, che includono i 13 Centri di ricerca del terzo livello di assistenza».
Qual è il livello attuale di salute e medicina a Cuba?
«Il sistema sanitario cubano ha risentito della crisi globale post-Covid 19 e dell’inasprimento del blocco economico, commerciale e finanziario durante il mandato del presidente Donald Trump, in tempi di pandemia. Misure non allentate dall’attuale amministrazione del presidente Joe Biden. La continua presenza di Cuba nella Lista degli Stati Sponsor del Terrorismo, designazione unilaterale del governo statunitense, ostacola i trasferimenti finanziari e la normale gestione delle relazioni economiche del Paese con il mondo.
In questo complesso scenario, Cuba destina circa il 26% del budget 2024 al Sistema Sanitario Nazionale, che garantirà l’erogazione di 110 milioni di visite nell’assistenza primaria. Inoltre, 375.000 ricoveri negli ospedali nazionali, che comprendono il consumo dei farmaci necessari ai pazienti e la continuità del processo di riparazione e manutenzione costruttiva delle loro strutture, l’igienizzazione e la sanificazione.
Il settore sanitario continua a essere prioritario e strettamente legato all’industria biotecnologica e dei propri farmaci. Uno degli esempi più recenti è stato lo sviluppo di cinque vaccini per affrontare la pandemia, tra cui Soberana 02, l’unico vaccino pediatrico per i bambini a partire dai due anni di età, un processo a cui ha partecipato il ricercatore italiano Fabrizio Chiodo. Nonostante le difficoltà, continuiamo a garantire il diritto alla salute per tutti i cubani».
È a conoscenza delle polemiche delle ultime settimane in Calabria tra alcune associazioni e anche settori politici riguardo ai medici cubani?
«Sono consapevole delle polemiche e delle dichiarazioni del Presidente Occhiuto. Credo però che nessuna campagna di discredito o di demoralizzazione possa resistere alla forza delle testimonianze quotidiane dei calabresi curati dai medici cubani. Vi invito a contattarli e a intervistarli, i pazienti sono quelli che possono davvero raccontare la verità e le loro esperienze. Quello che è certo è che i medici cubani e italiani che lavorano in Calabria sono riusciti in modo congiunto a riportare speranza e servizi sanitari in una regione che ne ha bisogno».
Qual è la sua opinione generale sull’esperienza dei lavoratori cubani nella regione Calabria?
«L’esperienza dei nostri medici in Calabria è una pagina in più nel glorioso libro della collaborazione internazionalista. La Calabria, come Crema e Torino, anche se in tempi e contesti diversi, sono spazi geografici simbolici e sono esempi affidabili del cambio di paradigma della cooperazione, dei Paesi del Sud che assistono i Paesi del Nord.
Le relazioni bilaterali tra Cuba e l’Italia sono caratterizzate da rispetto e solidarietà. Siamo popoli molto simili per tradizioni e cultura. L’esperienza della Calabria dimostra che è possibile la collaborazione tra Stati con sistemi politici diversi, ma uniti da interessi comuni come la garanzia del diritto alla vita e alla salute della popolazione.
Posso fornire alcuni dati che dimostrano il successo del lavoro medico cubano in Calabria. A fine dicembre 2023, i medici hanno partecipato a 104.520 visite mediche, di cui 64.965 nel corpo di guardia, 4.737 in medicina interna, 3.944 in pediatria, 3.296 in ginecologia e ostetricia, 2.878 in chirurgia generale, 13.355 in ortopedia, 2.619 in medicina intensiva, 7.931 in cardiologia e 795 in fisiatria. Ci sono stati 771 parti, 374 parti cesarei e 397 parti vaginali, 7.103 interventi chirurgici, di cui 2.190 maggiori e 4.913 minori, 688 procedure di anestesia.
In termini di diagnostica, sono state effettuate 12.993 radiografie, 7.524 esami ad alta tecnologia (mammografia, TAC e risonanza magnetica), 9.249 elettrocardiogrammi, 3.230 ecocardiogrammi e 5.344 ecografie.
Questi dati non fanno che confermare la volontà politica di Cuba di continuare a offrire la propria collaborazione all’Italia e ai Paesi del mondo che ne hanno bisogno per salvaguardare vite umane e tutelare il diritto alla salute».
Come risponde alle osservazioni e ai quesiti posti all’ONU sul presunto sfruttamento dei medici cubani in questo tipo di esperienze? E cosa rimane alla cooperativa statale che gestisce le somme e quanto va a Cuba e come viene utilizzato lì?
«Il lavoro dei medici cubani e la loro collaborazione all’estero si svolge nel rispetto dei principi di altruismo, umanesimo e solidarietà internazionale sanciti dall’articolo 16 della nostra Costituzione. È inoltre coerente con le linee guida delle Nazioni Unite sulla cooperazione sud-sud e triangolare.
La liceità dei servizi professionali forniti da Cuba all’estero non è solo sancita dalla legislazione nazionale, ma anche da strumenti giuridici internazionali come: la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti umani, il Patto internazionale sui diritti economici e sociali e l’Accordo generale sul commercio dei servizi.
D’altra parte, negli strumenti giuridici sottoscritti con la Parte straniera, vengono concordate, come obbligo della controparte e come causa di risoluzione del rapporto tra le due parti in caso di inadempienza, le clausole relative alle condizioni di lavoro, di alloggio e di trasporto degli operatori sanitari, che sono adeguate e ottimali, con le garanzie necessarie per lo sviluppo e la sicurezza del professionista nella sua vita quotidiana.
È assolutamente falso che la libertà di movimento dei nostri medici sia limitata, che il loro diritto alla privacy sia leso, che le loro comunicazioni siano violate o che siano sotto sorveglianza da parte di funzionari governativi. Non ci sono restrizioni di movimento durante le missioni internazionali. Si adottano solo le misure di sicurezza individuali e collettive necessarie per la loro salvaguardia e protezione, in base alle caratteristiche della comunità in cui si trovano, proprio come fanno le organizzazioni e gli enti internazionali in occasione di missioni ufficiali di qualsiasi tipo, visto che, purtroppo, in diversi Paesi si sono verificati attentati alla vita dei medici e sequestri di personale cubano.
La selezione del personale sanitario cubano per partecipare alla fornitura di servizi sanitari che lo Stato e il governo cubano concordano con altri Stati, governi, organizzazioni e istituzioni straniere si basa sulla volontà libera, informata e consapevole degli operatori sanitari, che prestano i loro servizi in condizioni che garantiscono il rispetto della loro dignità e dei diritti fondamentali del lavoro, escludendo così qualsiasi tentativo di considerare il lavoro che svolgono come lavoro forzato.
Infine, in alcuni contratti di collaborazione medica retribuita con alcuni Paesi, una percentuale delle entrate viene utilizzata dal Ministero della Salute Pubblica di Cuba per sostenere la vasta rete sanitaria del mio Paese, per acquistare forniture e farmaci per gli ospedali, per mantenere le nostre strutture e per sviluppare l’industria biotecnologica e farmaceutica, sempre al servizio del nostro popolo e del mondo».
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scusatemi ma voi vi siete documentati veramente sul posto cioe’ cuba ??? io ci sono stato per lungo tempo per ragioni di lavoro e non e’ come voi rappresentate l’universita di medicina all’avana non insegna la professione medica i neo laureati vengono inviati nei paesi africani a fare pratica sui poveri africani….io avevo per autista un giovane medico che preferiva fare il conducente di tassi’ perche’ come medico non percepiva stipendio e non poteva espatriare se prima non aveva prestato servizio nei paesi del terzo mondo gratis per 5 anni perche’ lo stato prendeva i suoi proventi cosi’ come sta facendo in calabria… ho visitato i loro ospedali dio mio da quarto mondo mentre le cliniche ad esempio ”CIRA GARCIA AVANA”’ per turisti e chi puo’ pagare in dollari e sui livelli europei. credetemi non sto denigrando Cuba ma e cosi’ purtroppo.