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Anna Laura Orrico

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Intervista ad Anna Laura Orrico, deputata, coordinatrice regionale M5S che tra le altre cose pensa ad un ipotetico candidato m5s alla Regione


ANNA Laura Orrico, deputata e coordinatrice regionale in Calabria del Movimento 5 Stelle. Che analisi fa del risultato delle Europee che per il M5S è stato decisamente deludente? Il Movimento resiste al Sud, resiste in Calabria, ma anche qui con consensi pressoché dimezzati rispetto alle Politiche.

«Credo che il primo elemento da considerare sia sicuramente la debolezza delle liste. C’era, ovviamente, qualità. Al Sud ad esempio avevamo un candidato di altissimo profilo come Pasquale Tridico, ma a differenza degli altri partiti, soprattutto del centrodestra, che schieravano assessori, consiglieri regionali, presidenti di provincia, noi avevamo in lista nomi meno conosciuti. Serve, credo, una riflessione ora sulla composizione delle liste, partendo per tempo, facendo conoscere i candidati. Un secondo elemento è la forte polarizzazione mediatica, a livello nazionale, che si è determinata tra destra e sinistra, che non ci ha consentito di raccontare in maniera più incisiva la nostra proposta di Unione Europea. In Calabria, però, abbiamo tenuto molto bene. Siamo il primo partito tra quelli del fronte progressista e in province come Cosenza e Crotone siamo il primo partito in assoluto. Nel Sud Italia il dato della provincia di Cosenza è il miglior risultato dopo Napoli e Foggia. Segno che la Calabria riconosce il lavoro che il M5S fa».

Le liste ‘deboli’ – nel senso che usava lei, ovvero fatte di nomi poco riconoscibili – sono state da sempre una caratteristica del Movimento. Era il simbolo a tirare. Ci sta dicendo che questo ora non basta più?

«Sì, è evidente che non basta più. Come spiegavo prima, c’è stata in questa tornata una forte tendenza verso un sistema bipolare che ci ha penalizzato».
I maligni direbbero che in questa campagna mancava, come tema centrale, il reddito di cittadinanza. Da qui la contrazione di consensi.
«Chi dice questo dovrebbe semmai guardare ai propri partiti, che hanno un sistema di raccolta voti spesso clientelare o legato a decenni di gestione del potere sui territori. Il reddito di cittadinanza ha rappresentato un elemento caratterizzante della nostra visione di welfare e non è e non è mai stato uno scambio».

La leadership di Giuseppe Conte è a rischio?

«Un leader come Conte non è in discussione. Quello su cui si sta ragionando invece è come rafforzare la leadership anche sui territori e la nostra identità politica, raccontandola meglio ai cittadini italiani. Le battute d’arresto sono fisiologiche, ma non dobbiamo autoflagellarci, semmai intervenire su quello che non funziona».

Le amministrative vi hanno dato qualche motivo in più per sorridere. In Calabria avete vinto, con il campo progressista, a Corigliano Rossano e a Vibo, dove avete contribuito al ribaltone. Questo campo, largo o progressista che dir si voglia, può funzionare quindi?

«Sono molto soddisfatta. Abbiamo Lavorato in maniera costruttiva con il Pd, Alleanza Verdi e Sinistra e le forze civiche. Abbiamo costruito in entrambi i casi un progetto politico, facendolo percepire in maniera unitaria».

C’è chi guarda, dal vostro schieramento, alla futura scadenza delle regionali, tra due anni e mezzo. Quello che al campo progressista – o in generale alle coalizioni di centrosinistra – è però mancato in Calabria, in genere, è la continuità. Come si costruisce un progetto per le regionali, evitando magari di cadere in qualche psicodramma per le candidature?

«Bisogna continuare a dialogare insieme, rispettandosi reciprocamente. Il Pd in passato nei nostri confronti ha avuto spesso un atteggiamento di superiorità, ma credo che questa cosa sia cambiata e che ora ci sia una relazione paritaria. Se si lavora insieme, senza nessuno che voglia prevaricare o imporre candidature peregrine, l’alleanza può funzionare. E credo che i cittadini poi apprezzino un percorso di questo tipo perché comprendono che l’alleanza non nasce oggi per una candidatura domani, ma da un percorso costruttivo. Certo, nel Pd, che è più strutturato di noi e che ha amministrato a lungo, a differenza nostra, credo ci siano questioni da risolvere e baronie da superare. Ma è un mio parere: ognuno, poi, guarda al suo interno. Credo che con una leader come Elly Schlein questo rapporto, di rispetto e collaborazione, possa continuare ed essere d’esempio per il locale. In Calabria, poi, tra me e il segretario regionale del Pd Nicola Irto c’è un rapporto di reciproca stima e dialogo costante».

In un’intervista al nostro giornale Doris Lo Moro ha detto di essere pronta a correre nelle primarie per il candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra in Calabria. Cosa pensa del ricorso alle primarie, per le prossime regionali, e della candidatura di Lo Moro?

«Per quanto riguarda le primarie, si tratta di uno strumento che non utilizziamo e rispetto al quale siamo più deboli. Tuttavia, qualora la coalizione dovesse ritenerlo lo strumento migliore davanti alla difficoltà di individuare una figura unitaria, si potrebbe anche arrivare a valutarle. Ora non sono nelle condizioni di dare risposte: è ancora tutto prematuro, non posso escludere nulla. Rispetto a Doris Lo Moro: è senza dubbio una personalità con esperienza, anche al governo della nostra regione. Il tema però è un altro. Quando si comincia già due anni prima a lanciarsi in avanti, autocandidandosi o proponendo candidati, non si lavora per il progetto politico. Quello che vorrei è che il dialogo tra noi, Pd e Avs fosse improntato alla costruzione di un percorso politico comune per la regione. Una delle tappe è senza dubbio la scelta di chi potrà rappresentare al meglio la nostra proposta politica. Ma è una tappa, non è il punto di partenza né l’elemento intorno al quale costruire un progetto».

Sempre in tema però di totocandidature, dopo le amministrative è emerso il profilo di Flavio Stasi, come antagonista di Occhiuto. Non è un’autocandidatura in questo caso, anzi il sindaco di Corigliano Rossano ha detto che non ha intenzione di lasciare il suo impegno in Comune. La sua opinione?

«Ad oggi non esiste un tavolo aperto sulle prossime regionali e non sono in condizioni di dirle se Stasi sia il candidato migliore in grado di interpretare un progetto politico della coalizione. Ripeto, è tutto prematuro. Stasi ha fatto molto e può fare tanto per Corigliano Rossano. Le leadership regionali però si costruiscono con il tempo ed essere il sindaco di una città, seppure importante, può non bastare. Penso sia stato corretto da parte sua affermare di non essere interessato e, anzi, gli fa onore. E questo senza nulla togliere alla caratura di Stasi: il dato elettorale parla per sé».

Potrebbero anche essere maturi i tempi per un candidato alla presidenza del M5S in Calabria, alla guida della coalizione?

«Perché no? Di certo non ci faremo trovare impreparati, quando arriverà il momento delle candidature».

L’Autonomia differenziata ha inciso sul dato elettorale? Penso, per le Europee, alla circoscrizione Sud dove primo partito è stato il Pd e alle amministrative, con le grandi città conquistate dal centrosinistra.

«Sicuramente ha avuto un peso il fatto che l’iter sia stato forzato, perché l’approvazione avvenisse prima del ballottaggio e la discussione generale, anzi, arrivasse in aula già prima delle Europee. Una forzatura che ha chiuso a ogni proposta migliorativa. E questo non ha premiato il centrodestra: i cittadini meridionali hanno capito che è un grande inganno. Non c’è il finanziamento dei Lep, non c’è alcun tipo di investimento come invece chiede la Costituzione: l’articolo 119 prevede un fondo di perequazione per i territori con minori capacità fiscali e che quindi rischiano di non raggiungere lo stesso livello di servizi di chi, trattenendo un importante residuo fiscale sul territorio, riesce a fare da sé. Questo fondo nella legge Calderoli non esiste».

E della protesta di Forza Italia calabrese, compresi i suoi colleghi deputati, cosa pensa?

«Che dovevano pensarci prima. Se avessero protestato prima in maniera rigorosa e chiesto con maggiore insistenza le modifiche che anche noi chiedevamo come opposizione, avrebbero reso un miglior servizio alle comunità. Qualsiasi dichiarazione ora esprime più pentimento che rimorso. Al presidente Roberto Occhiuto ricordo che il fratello Mario, in Senato, ha votato ed elogiato il disegno di legge Calderoli, raccontandolo come svolta e sfida per le regioni meridionali. Quello che leggo ora mi sembra tutto contraddittorio, un tentativo per pararsi dalle critiche del territorio».

Cioè lei ci vede più opportunismo politico che meridionalismo?

«Certo. Altrimenti il lavoro di critica sarebbe iniziato un anno fa. In Conferenza delle Regioni, invece, il governatore ha votato a favore e non ha detto nulla».

Disse in realtà che il giudizio definitivo si poteva esprimere quando sarebbero state trovate le risorse per i Lep. Insomma, il ‘no money no party’.

«In ogni caso non ha ottenuto nessun risultato. Quindi, o Forza Italia non conta nulla o si sono dovuti piegare in cambio della riforma della giustizia. Anche qui si è consumato il do ut des della politica con la p minuscola».

Forza Italia rivendica i miglioramenti apportati al testo. Ad esempio il fatto che non si potrà procedere alle intese sulle materie relative a Lep se prima non saranno stati definiti e finanziati.

«Non è così. Un comma della legge Calderoli dice che nelle more della definizione dei Lep si procede seguendo la spesa storica. Loro raccontano solo una parte di quel disegno di legge, diventato poi molto pasticciato».

E non potrebbe proprio per questo essere inapplicabile, come dicono alcuni giuristi?

«Io invece temo che nei paradossi che genera questa legge si andranno a costruire e approvare le intese con quelle regioni che da tempo aspirano a trattenere sul territorio il residuo fiscale e a darsi norme diverse su sanità, istruzione o commercio estero. Tanto più che le intese passano dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e il Parlamento non potrà modificarle».

Andrete avanti con la richiesta di referendum? Secondo gli esperti potrebbe non essere accolto dalla Corte Costituzionale perché la legge Calderoli è collegata alla manovra di bilancio.

«Ci stiamo confrontando con gli altri partiti per avviare il comitato referendario e capire, insieme a costituzionalisti e giuristi, come impostare il quesito e se vi siano margini per portarlo avanti. Contemporaneamente lavoriamo sulla strada dell’impugnativa con le regioni progressiste. Ma porteremo proposte anche in quelle governate dal centrodestra».

Lei di recente è andata in carcere a Castrovillari a fari visita a Maysoon Majidi, l’attivista iraniana accusata di essere una scafista. Come l’ha trovata?

«Molto dimagrita, ha perso più di 15 chili. E la salute è malferma. Il Decreto Cutro ha inasprito quelle che sono le norme per perseguire chi si macchia di reati come il traffico di essere umani. Ma era più un mezzo di propaganda razzista e discriminatoria: i veri scafisti riescono a farla franca e nelle nostre carceri ci sono centinaia di migranti innocenti. Come Maysoon Majidi, che a mio avviso è vittima di un errore giudiziario. Una giovane donna attivista per i diritti umani, che si impegnava a tutela delle donne in un contesto difficile come l’Iran, che è fuggita con il fratello grazie alla famiglia, che ha venduto tutto quello che poteva vendere, può essere una scafista? Solo perché individuata da due persone che erano sul barcone con lei? Mi auguro che il giudice possa valutare tutti questi elementi, ascoltare la sua testimonianza ed emettere una sentenza positiva».

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