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Elly Schlein Carlo Guccione Wladimiro Parise

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Elly Schlein in Calabria si racconta al Quotidiano dal Pd al Governo passando dall’autonomia: «Mi aspetto una presa di posizione dei governatori del Sud»

LA PRIMA fase congressuale del Pd è quasi terminata (mancano solo i circoli di Lazio e Lombardia che hanno tempo fino a domenica), ma il risultato è dato ormai per consolidato.

Alle primarie del 26 febbraio per la scelta del segretario nazionale Pd si profila una sfida tra Stefano Bonaccini (primo, in questa fase) ed Elly Schlein (in visita in Calabria). La deputata con tripla cittadinanza – italiana, statunitense e svizzera – che è stata una giovanissima volontaria per la campagna di Obama, che nel 2013 lanciò OccupyPd e due anni dopo lasciò il partito, in polemica con il renzismo e le sue scelte, fa battere in questa campagna i cuori dell’elettorato di sinistra.

ELLY SCHLEIN IN CALABRIA CONFIDA NELLA RIMONTA NEL CONGRESSO PD

Oggi Elly Schlein arriva in Calabria, per un tour che partirà dall’Unical, per proseguire presso la Sala del Consiglio provinciale di Catanzaro e concludersi a Reggio Calabria, al Cine Teatro Metropolitano. Il suo comitato è impegnato pancia a terra nella campagna delle primarie, in cui votano anche i non iscritti, e confida nella rimonta.

Deputata, se il risultato del 26 ribalterà quello attuale dei circoli, che lettura potremo darne? Il Pd ha ancora una comunità diffusa che però non si fida in pieno, tanto da iscriversi al partito? O, più semplicemente, i congressi di circoli sono, almeno in parte, ancora una partita per i detentori dei pacchetti di tessere?
«Le direi la prima. Io credo ci sia una comunità diffusa di elettori ed elettrici del Pd, del resto a settembre, pur nella sconfitta, più di 5 milioni hanno votato per il partito. Esiste quindi una comunità che chiede un cambiamento profondo al Pd e sono certa che risponderà al nostro appello per costruire questo cambiamento, tanto più necessario oggi con la destra al governo. In questi mesi su e giù per l’Italia, ho incrociato tante persone che si affacciavano per la prima volta agli incontri: prima però di iscriversi vogliono vedere il cambiamento reale. Il Pd in questi anni ha fatto delle scelte che hanno prodotto profonde fratture con il lavoro, la scuola, l’associazionismo. Mondi che credo e spero risponderanno ora a questa ‘chiamata’. Ci vorrà però un po’ per ricostruire un rapporto di fiducia, a questo serve la mia candidatura. Sono ottimista: tanti delusi li abbiamo visti tornare».

I DUBBI SUL TESSERAMENTO ALL’INTERNO DEL PD

Però sul tesseramento forse va fatto un ragionamento. Del resto proprio la sua mozione ha denunciato opacità e ha acceso un faro sulla questione.
«Assolutamente sì. Non vogliamo vedere un partito in cui qualcuno si senta padrone delle tessere e delle persone. Siamo qui per spazzare queste dinamiche che allontanano la partecipazione sana. Basta con i capibastone».

Oggi arriva in Calabria. Troverà un partito reduce da una travagliata stagione di commissariamenti e da risultati elettorali non esaltanti. L’analisi dei dem calabresi si è soffermata su due punti, che le sintetizzo. Il primo: liste sbagliate, i territori non sono stati ascoltati. Il secondo: il partito non ha una proposta meridionalista (e in questo congresso peraltro non c’era nessun candidato dall’Emilia in giù). Partendo da qui, da aspirante segretario, che impegni prende con il Pd calabrese?
«Intanto le dico che le critiche sono fondate. È vero che il Partito Democratico ha dato l’impressione di avere il baricentro spostato verso nord e questo deve cambiare, soprattutto oggi che il Governo vara una riforma sull’autonomia che vuole dividere il Paese e fotografare le disuguaglianze, per perpetrarle».

ELLY SCHLEIN E L’ATTACCO AL PROGETTO DI AUTONOMIA

La sua Regione, l’Emilia Romagna, è tra quelle che avevano firmato le pre-intese.
«Il progetto di autonomia differenziata che oggi presenta il governo è da combattere. Il Pd deve essere compatto nel respingere la doppia forzatura fatta dal centrodestra, che ha saltato il confronto con le Regioni e il Parlamento e ha saltato la definizione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni che noi dovremmo semmai chiamare uniformi. Parlo di scuola, sanità, trasporti: non si scherza con i diritti fondamentali ed è grave che Giorgia Meloni abbia avallato questo progetto, che trasuda il vecchio disegno secessionista della Lega. Io mi sono appellata ai Governatori del Sud perché chiamassero con urgenza la Conferenza unificata e mi aspetto una presa di posizione netta che finora non abbiamo visto. L’interesse di parte non può prevalere sull’interesse del Sud.
E credo pure che su questa riforma dell’autonomia differenziata dobbiamo mobilitarci, perché non c’è riscatto per l’Italia senza il riscatto del Sud. Questo punto è essenziale anche nel progetto di trasformazione del Pd, che finora è mancato nel contrasto alle disuguaglianze, tra sud e nord, ma anche tra aree interne e centro. Destano, poi, ulteriori preoccupazioni le parole del ministro Valditara sulla scuola, che fanno il paio con un progetto di autonomia differenziata che non prevede ulteriori oneri per lo Stato. E come si fa a sanare le fratture in un Paese in cui dati dicono che l’aspettativa di vita è diversa tra Nord e Sud, se non c’è un euro sul Sud? Colmiamo il divario a scuola inserendo le gabbie salariali?
Io credo che tutti gli insegnanti vadano pagati meglio e che il ministero, prima di mettere la parola merito nel proprio nome, avrebbe dovuto inserire il diritto all’accesso a una istruzione di qualità per tutti i bambini. Per contrastare la povertà educativa bisogna estendere il tempo pieno a scuola, ma come si fa se nel Sud 650mila alunni delle primarie statali non beneficiano del servizio mensa?».

Visto che parliamo di diritti violati, in Calabria senza dubbio troviamo quello alla salute.
«È un tema enorme. Se con l’11 per cento di inflazione, non prevedi neanche un euro sulla sanità pubblica, allora stai tagliando. Dopo la pandemia serviva un investimento massiccio e il Pnrr dovrebbe servirci a dare la risposta più prossima. Penso alle case di comunità, ma anche all’assunzione del personale che manca. Serve una rivoluzione sulla sanità pubblica».

ELLY SCHLEIN LE SCELTE DEL PD SUL LAVORO E LA CALABRIA DI WLADIMIRO PARISE

E poi c’è il tema del lavoro. Le scelte del governo Renzi e del suo partito, nel 2015, furono tra le ragioni del suo addio.
«Furono fatte scelte scellerate, di cui pagano le conseguenze i giovani e il Sud. Qui c’è una questione enorme, che è la disoccupazione giovanile e femminile, da affrontare con decisione combattendo i contratti a termine. Io nel 2015 ero già in piazza con la Cgil, altri si svegliano ora. La disoccupazione si combatte con la lotta alla precarietà, misure di sostegno al reddito e politiche attive per il lavoro. E per aiutare la popolazione femminile serve un forte investimento sul sociale, iniziando dai nidi, essenziali sia per contrastare le disuguaglianze formative sia per permettere alle donne di conciliare tempi di vita e lavoro».

Uno dei pochi dirigenti operai del Pd è calabrese e, ci dicono dalla mozione, ha votato per lei. Parliamo di Wladimiro Parise. In un’intervista ha detto che questo congresso è l’ultima chance che dà a un mondo a cui lui ha dato l’anima e che da troppo tempo si è dimenticato dei proletari moderni. Cosa risponde al compagno Parise?
«Lo ringrazio per il sostegno, mi fa molto piacere. E gli dico che ha ragione. Sul lavoro il Pd ha scavato la frattura più profonda, sono state fatte scelte sbagliate, come dicevo prima. Ora vogliamo essere il partito che lotta contro il lavoro povero e contro la precarietà. Servono un limite ai contratti a termine, una legge sulla rappresentanza che spazzi i contratti pirata e rafforzi la contrattazione collettiva, il salario minimo, tutele per i proletari moderni che sono gli addetti dei nuovi lavori digitali. È morto un altro rider a Roma, non è accettabile che chi fa questo lavoro non abbia diritto a niente, assicurazione, malattia, sicurezza del lavoro. Questo è un tema invisibile alla destra che parla di sicurezza e non di sicurezza sul lavoro».

Torniamo all’organizzazione del partito e agli impegni che prende con militanti e dirigenti. Quando andò via disse “volevamo un partito all’altezza della sua base”. Come si diventa all’altezza della base e come si garantisce una classe dirigente che sia rappresentativa anche del Sud e della Calabria?
«Sono due temi fondamentali. L’ho ripeto spesso: non basta cambiare la testa se non cambia il gruppo dirigente. Serve un nuovo metodo di selezione, basta con logiche di cooptazione e liste bloccate. Nell’attesa che si modifichi la legge elettorale, il Pd dovrà scegliere i propri candidati con le primarie per non sacrificare i territori e calpestare la parità di genere. Se vogliamo cambiare il partito e togliere la logica delle filiere verticali, abbiamo bisogno di far sì che chi arriva nelle istituzioni ci arrivi per il suo radicamento sul territorio e non per i rapporti di vicinanza alla segretaria. Io voglio una leadership femminista che non ha paura di circondarsi di persone competenti e non di persone fedeli. Altrimenti cambiamo i volti ma non il metodo. La base, poi, va ascoltata: i nostri iscritti vanno sentiti sui temi e sulle alleanze».

LA PROMESSA DI RINNOVAMENTO ALL’INTERNO DEL PARTITO

L’HuffPost qualche tempo fa ha titolato “Schlein non vuole le correnti, ma le correnti vogliono Schlein”. La sua mozione è sostenuta anche da alcune aree del partito. Nessuno scandalo, ovviamente, era inevitabile. Ma come si concilia questo con la promessa di rinnovamento?
«Come ho detto dall’inizio, io ho lanciato un appello trasversale. Ho detto chiaramente che chi veniva per condizionare avrebbe trovato un muro di persone libere davanti. È naturale che ci siano aree culturali in un partito con 5 milioni di elettori e che viene da un percorso di convergenza di culture politiche diverse. Questo però non deve tradursi nella cooptazione della classe dirigente. Il mio percorso parla per me. Sono sopravvissuta per aver contrastato le logiche di cooptazione. La scelte della squadra racconta la mia intenzione di contare su profili autonomi, per un cambiamento reale. Sono grata del supporto di persone che hanno fatto parte del gruppo dirigente Pd – tra i candidati sono l’unica a non averne fatto parte – ma sono contenta che ci sia chi, venendo da lì, abbia capito che c’è bisogno di rottura e cambiamenti reali».

ELLY SCHLEIN DAL PD IN CALABRIA: «BISOGNA RACCONTARE IL SUD COMBATTENTE E RESILIENTE»

Oggi arriva in Calabria e il suo tour partirà dall’Unical. Come mai questa scelta?
«Perché c’è bisogno di raccontare il Sud combattente e resiliente di tanti che lottano per costruire nuove prospettive nel Mezzogiorno. Noi chiediamo nuove direttrici di sviluppo per il Sud del Paese. Gliene indico alcune: la creazione di hub per i servizi alle nuove imprese e alla digitalizzazione, ad esempio, o il settore dell’energia pulita e rinnovabile, con una programmazione territoriale che non lasci soli le comunità e gli agricoltori. La transizione energetica non si traduce in una distesa di pannelli fotovoltaici, ci sono nuove tecnologie e serve il confronto con il territorio. Penso anche alle comunità energetiche: vogliamo lavorare perché siano in tutti i Comuni».

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