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Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli (Pd)

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COSENZA – L’alta velocità ferroviaria è uno degli asset strategici su cui insiste il Governo Conte per la modernizzazione del Mezzogiorno. Sono previsti massicci investimenti per una infrastruttura che ad oggi ha in Battipaglia il suo capolinea. Ne abbiamo parlato con Paola De Micheli, dal 5 settembre 2019 ministra delle infrastrutture e dei trasporti nel Governo Conte II.

Ministro, arriverà l’alta velocità in Calabria?

«Il servizio ad Alta Velocità è arrivato oggi. Proprio oggi è partito il Torino-Reggio Calabria e domani ci sarà il Reggio Calabria-Torino. A parità di km e senza le fermate intermedia il treno potrebbe impiegare lo stesso tempo di percorrenza fra Torino e Roma e fra Roma e Reggio ovvero 4 ore e 10. Era una delle cose che avevamo promesso come Governo e che abbiamo fatto».

E la gente come ha risposto?

«I primi dati sembrano buoni, ho ricevuto diversi messaggi di soddisfazione. Debbo dire che oggi era il primo giorno in cui abbiamo aperto i confini fra le regioni e quindi il dato numerico non fa molta fede. Aspettiamo un monitoraggio di medio periodo per fare un bilancio».

Stiamo parlando di un solo treno, però. L’Alta velocità è altra cosa…

«Guardi su questo nel Decreto Rilancio abbiamo stanziato 40 milioni per la progettazione dell’alta velocità fra Salerno e Reggio Calabria».

L’ex giunta regionale Le contesta di voler portare in Calabria l’Avr ovvero l’alta velocità di rete che consentirebbe ai treni di raggiungere una velocità massima di 200 km/h anzichè i 300/350 dell’alta velocità a capacità. Per questo chiedono di prevedere piuttosto l’alta velocità Large come in Francia e Spagna che permetterebbe, a parità di investimenti, di avere treni più veloci con corsie differenziate fra merci e passeggeri…

«Come le dicevo al momento abbiamo stanziato solo 40 milioni di euro per lo studio di fattibilità, proprio per capire che tipo di investimento è più utile fare. Una volta che avremo il quadro economico dei costi e dei benefici nel 2021 finanzieremo la progettazione definitiva e la realizzazione. Ma se prima non sappiamo quanto ci costa e cosa è meglio fare è inutile lanciarsi in discorsi accademici. Una cosa però la vorrei sottolineare e cioè che io guardo alla tecnologia del futuro non quella del passato. Alla Calabria vogliamo garantire il massimo della tecnologia disponibile. Il progetto non è solo ammodernare tratti della vecchia rete ferroviaria ma laddove possibile raddoppiarla. Per il momento lasciamo fare ai tecnici il loro lavoro e capire ad esempio se fra Reggio Calabria e Salerno quante fermate intermedie bisogna fare e come incidono sui tempi di percorrenza».

A proposito di fermate intermedie. In Calabria ha ripreso a viaggiare, con successo, il Sibari-Bolzano. La Regione ha stanziato 1,5 milioni ad Rfi per creare una fermata a Settimo di Montalto in modo da raccogliere i viaggiatori dell’area urbana cosentina. Il tutto doveva realizzarsi in tre mesi, invece non solo non si è fatto, ma Rfi ha presentato alla Regione un progetto per una nuova stazione ferroviaria da dieci milioni di euro…

«Le fermate le decide Trenitalia a seconda dell’utenza e penso che se davvero si vuole prendere l’utenza dell’area urbana cosentina una stazione moderna sia necessaria. Penso che si dovrebbe procedere sul doppio binario: valutare la fermata attuale ma ragionare per il futuro sulla stazione rappresenta un’opportunità aggiuntiva».

Un consigliere regionale del suo partito, Giuseppe Aieta, ha presentato una mozione lamentando il fatto che mentre nel Decreto sono previsti 40 milioni di euro, il Cipe decide di stanziare 380 milioni di euro per la Milano-Venezia. Solita disparità di trattamento fra Nord e Sud?

«Non dobbiamo sommare le mele alle pere. Nel Decreto i 40 milioni sono destinati allo studio di fattibilità per la progettazione, i fondi per gli investimenti verranno. Con il Cipe invece abbiamo stanziato fondi per il vero progetto di una tratta della Milano-Venezia che è in stato molto più avanzato».

E per le ferrovie calabresi avete in mente altri investimenti?

«C’è tutta la partita della linea jonica sulla quale il Governo ha intenzione di investire non solo per l’elettrificazione, ma anche per un ammodernamento totale della rete. Vogliamo portare anche lì l’Alta velocità che non è solo una questione di mobilità, ma anche di sviluppo, di ricchezza, genera un indotto economico importante e la ritengo fondamentale anche per lo sviluppo turistico. Insomma noi gli investimenti li faremo».

Spostandoci dalle ferrovie al mare, sembra che Gioia Tauro abbia trovato la sua dimensione come porto…

«I numeri sono decisamente incoraggianti, lì al porto approdano navi di dimensioni notevoli e lo scalo sta dimostrando tutte le sue potenzialità con volumi di transhipment sempre maggiori. Come Governo siamo poi riusciti a sciogliere un paradosso storico del porto ovvero quei 12 km di raccordo ferroviario dal porto alla stazione di San Ferdinando sui quali finora non si è mai riusciti a mettere mano perché insistevano su terreni di proprietà di un consorzio regionale in liquidazione, il Corap. Finalmente si arriverà a sottoscrivere un protocollo con cui la proprietà di quel pezzetto di terreno passerà dal Consorzio a Rfi che ora provvederà ad ammodernarlo in modo che vi possano transitare anche treni da 750 metri. Questo permette un abbattimento dei costi e un aumento di competitività».

Ma sulla Zes a che punto siamo?

«Abbiamo accolto le giuste istanze dei tarantini e dei calabresi che lamentavano il paradosso dell’esclusione dai benefici della Zes delle ditte di trasporto e logistica. Adesso anche loro potranno accedere agli incentivi previsti dal Decreto Rilancio».

Ma ce ne sono rimasti? I fondi non sono a sportello?

«Questo non glielo so dire nel dettaglio perché l’aspetto economico è in capo al mio collega Provenzano, Ministro per il Sud».

Passiamo allora all’asfalto. Finalmente avete inaugurato il terzo macrolotto della Ss 106, quando finirà?

«Sì e devo dire che è stata un’altra vittoria di questo Governo o una promessa mantenuta se vogliamo. I tempi di consegna dei lavori sono fissati in quattro anni. Le aggiungo che non abbiamo intenzione di fermarci qui e stiamo ragionando sul completamento della parte a Sud del terzo macrolotto. Devo subito avvertire che la progettazione non è affatto semplice perché il tragitto è costellato dalla presenza di moltissimi paesi, anche piccoli. Il problema allora è circumnavigare questi paesi per garantire sicurezza e velocità di percorrenza senza far schizzare i costi alle stelle. Penso però che entro la fine di questa legislatura riusciremo ad appaltare l’opera».

Senta per quanto riguarda gli aeroporti calabresi quali sono i piani?

«Guardi stiamo avviando l’elaborazione di un nuovo piano nazionale sugli aeroporti nel quale ovviamente troveranno spazio quelli calabresi. Devo dire che Lamezia Terme funziona bene. Su quello di Reggio Calabria e di Crotone stiamo ragionando per garantirgli la continuità territoriale un po’ come succede per quelli della Sardegna».

Cos’è la continuità territoriale?

«Semplice, lo Stato mette a disposizione dei fondi e il vettore che vince la gara poi garantirà, grazie a questi fondi, biglietti a prezzi calmierati per i residenti che usano l’aereo».

E per Crotone?

«Nel piano aeroportuale dobbiamo garantire un’identità allo scalo per farlo ripartire».

Pensa a dedicarlo ai charter e voli turistici?

«È una delle opzioni in campo, ma non l’unica perché l’infrastruttura deve essere sostenibile».

Ma tre aeroporti per la Calabria non sono tanti?

«Guardi le dico solo che in Lombardia ce ne sono cinque. Detto questo io sono certamente per i nuovi investimenti, ma dobbiamo anche impedire che strutture esistenti marciscano per cui visto che le abbiamo dobbiamo ragionare sul modo migliore per farle funzionare. Naturalmente non possono essere dei doppioni per cui dobbiamo ragionare attentamente su come dargli una loro identità e quindi un senso nella rete aeroportuale del Paese. L’affidamento ad un unico gestore va nella direzione di costruire una rete aeroportuale che possa comportare importanti economie di scala».

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