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Una discarica a cielo aperto

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Per una volta, con la certezza di andare controcorrente, va espressa solidarietà ai sindaci delle grandi e piccole città della Calabria, bersaglio di mille offese quotidiane, colpevoli di responsabilità oggettiva per la presenza di discariche abusive grandi e piccole, cumuli di immondizia, scarti edilizi ed eternit, roghi tossici e cassonetti sfondati.

Un fenomeno purtroppo diffuso, con macchie virtuose, paradisi di differenziata (prima Soveria Simeri, all’88 %) e borghi con grande appeal televisivo (Badolato, Gerace) nella consueta descrizione in bianco e nero di questa Regione benedetta: scorci meravigliosi e spaventosi, terra senza pace, senza guerra e qualche volta con gli occhi chiusi. Ma nelle ultime settimane ci sono state varie operazioni di polizia giudiziaria, con inquinatori colti sul fatto: una pattumiera a cielo aperto, come l’ha chiamata il Quotidiano, perfino a ridosso del mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Mortara, Reggio Calabria. L’inchiesta giudiziaria più significativa, quella sulla mancata manutenzione degli impianti per la depurazione, croce estiva dello Jonio e del Tirreno, nel catanzarese e nel reggino.

E qui torniamo ai sindaci, agli amministratori locali, ai segnali che arrivano negli ultimi giorni. Sono sempre colpevoli? Diciamo che non sono colpevoli per definizione, ma qualche volta fanno finta di niente. L’operazione sulla pulizia del mare è nata grazie a una segnalazione dell’Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. Le ultime due indagini a Reggio Calabria (una sullo sversamento abusivo nella fiumara Valanidi) sono partite dopo le proteste degli abitanti della zona. Che non possono fare finta di non vedere, perché – anche se volessero – sentirebbero l’odore.

Oltretutto Reggio ha sofferto per anni una estenuante disputa giudiziaria fra due aziende, con ricorsi al Tar e blocco dei servizi. Si fa fatica a seguire la vicenda, c’è solo pane per gli avvocati. Non sono rari gli incendi, soprattutto in zone dimenticate come Arghillà. Ora si vedono i primi cassonetti multi-uso che integrano il porta a porta, in una città con la Tari più alta della Calabria. Il termovalorizzatore di Gioia Tauro funziona a metà, i paesi della Piana non vogliono la discarica di Melicuccà. Non se ne esce senza un grande piano per la differenziata.

Un po’ ovunque, l’emergenza arriva dopo la corsa al massimo ribasso, gli appalti fatti male: e così i servizi pubblici si bloccano (non solo sui rifiuti). Ma se le agenzie di controllo si muovono, se i cittadini hanno il coraggio della denuncia, qualcosa si muove anche in settori oscuri come quello dello smaltimento. In una Regione che più volte negli ultimi anni è stata costretta a mandar fuori i suoi scarti, con esborso notevole, e conseguenti favori alle mafie. Non esportiamo solo malati, anche spazzatura.

E a proposito di cittadini, vengono in mente due personaggi molto diversi fra loro. Nicola Abruzzese, l’agente di polizia stradale che quasi in solitaria conduce una battaglia per la salvezza della Bio-Valle del Nicà, dopo lo sversamento di percolato nel torrente Patia dalla discarica di Scala Coeli, con pericolo immediato per la splendida costa del basso Jonio cosentino. E poi Stefano Caccavari, la cui avventura vincente di “Mulinum” partì proprio da una protesta contro una discarica nel bosco della Battaglina: era un impianto fuorilegge, aveva le dimensioni di uno stadio. C’erano già le ruspe a scavare, a due passi dalla sede della Regione e dalle pale eoliche di San Floro. Poi Caccavari si inventò gli orti solidali e la riscoperta dei grani antichi. Fatevi una passeggiata per vedere quello che è stato salvato.

Garantire la legalità in questo settore significa anche restituire bellezza alle fiumare che scendono dall’Aspromonte come il Valanidi, colpito da almeno cento scarichi abusivi in un mese per un totale di cinquemila tonnellate, prima che intervenissero i carabinieri. È il destino di molti corsi d’acqua in Calabria: dovrebbero portare ricchezza, erano l’oro delle campagne: ma più si avvicinano al mare, più sono sporcati dallo scarso amore dell’uomo. E non è solo sfortuna, quella della Calabria e di altre regioni del Sud: che si tratti di navi dei veleni o sacchetti lasciati al semaforo, c’è sempre qualcuno che guadagna dall’emergenza.

Lo smaltimento dei rifiuti e la pulizia del mare sono quindi una priorità politica e ambientale, ci riavvicinerebbero all’Europa, porterebbero ancora più turisti. Il bello è che anche noi possiamo fare la nostra parte.

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