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Sanità. Dai conteggi sbagliati sugli esuberi a Vibo, alle ambulanze senza medico, agli ospedali che non aprono. Non si può andare avanti così. Costruiamo un manifesto per la Salute


Ci voleva un pallottoliere per arrivare a capire che al Pronto Soccorso dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia non c’erano esuberi ma un’evidente e macroscopica carenza di personale? O ci voleva un indovino per dire che, prima o poi, con le ambulanze senza medico a bordo ci sarebbe scappato il morto come è successo a San Giovanni in Fiore? O che senza le Guardie mediche, in molti paesi della Calabria non resta che stabilire, come ha fatto il sindaco di Belcastro, che “è vietato ammalarsi”?


A volte è persino difficile credere che tutto questo possa accadere in Calabria. E al di là di quello che, spesso ci diciamo (un po’ perché è vero e un po’ per tirarci su) che ci sono anche tanti bravi medici e fantastici infermieri, che i medici cubani ci stanno dando una grossa mano, che ci sono strutture d’eccellenza e che è arrivata la prof. Franca Melfi maestra della chirurgia robotica che farà cose mirabolanti sui nostri malati, resta il fatto che troppe questioni non vanno e che non è più giusto né possibile andare avanti così. Perché non è possibile che i soldi arrivino (86 milioni per l’acquisto di attrezzature medicali) ma restino lì in gran parte non spesi; perché gli ospedali che devono aprire da anni (Praia a Mare, Cariati) non aprono; perché la burocrazia sembra messa lì non per fare ma per frenare lo sviluppo del nostro sistema sanitario.

SANITÀ, COSTRUIAMO UN MANIFESTO PER LA SALUTE


Ogni giorno, sulle nostre pagine scriviamo di sanità: denunciando, spiegando, cercando di farvi capire dove finiscono i vostri (nostri) soldi e i vostri (nostri) diritti, come può succedere che un debito di poche decine di migliaia di euro, nascosto nella pancia dei servizi amministrativi di alcune Asp, diventi in pochi anni quasi milionario e vada ad arricchire (legalmente e anche no) le società di factoring che hanno acquistato i crediti dai fornitori. Ci sono dei giorni che ci diamo fastidio da soli e ci chiediamo se abbia ancora senso parlarne, scriverne, se non sarebbe meglio dare qualche buona notizia e smetterla di lamentare quello che non va.


Ma non si può. Perché un giornale come il Quotidiano del Sud (che ha radici profonde nella nostra società) non può smettere di compiere il suo dovere e di raccontare quello che accade. Anche perché, intorno a noi vediamo preoccupanti forme di assuefazioni. Cioè, i cittadini si abituano a verificare sulla loro pelle che le cose non funzionano, a cercare soluzioni alternative per risolvere da soli i problemi che le strutture pubbliche non riescono ad affrontare. Manca l’acqua a Catanzaro? Aspetto l’autobotte ma, intanto, non pago le bollette o evado il fisco. Ci vogliono mesi per avere una visita? Vado a cercare altrove una soluzione per la mia malattia.
Questo non è più accettabile e per questo, oggi, il Quotidiano del Sud lancia una campagna di mobilitazione sui temi della Sanità. Lo fa con tutta l’umiltà del caso, ma anche con tutta la fermezza possibile. Non individuiamo nemici o colpevoli, non ce l’abbiamo col governatore/commissario ma con l’intera struttura che funziona in modo insufficiente e inadeguato. Non chiediamo castighi ma soluzioni.


A chi ci rivolgiamo? Ai cittadini, prima di tutto: raccontateci le vostre esperienze positive e negative e le vostre sofferenze, noi le pubblicheremo. Alle organizzazioni sindacali generali (Cgil, Cisl e Uil, Usb e quante altre rappresentano davvero qualcuno) che hanno a cuore le condizioni generali di vita e di salute dei calabresi. Alle organizzazioni di categorie di medici, infermieri e operatori sociosanitari. Alle innumerevoli associazioni di volontariato (come Comunità Competente e altre) che agiscono sul territorio, denunciano carenze, mettono direttamente in campo soluzioni e fanno proposte alle autorità. Alla Chiesa sociale che in Calabria esiste e lavora. Alle stesse autorità, alle forze politiche e a tutti coloro che lavorano per cercare di risolvere i problemi.


Cosa proponiamo? Vogliamo essere uno spazio aperto per raccontare quello che non va e proporre idee e soluzioni. Vi chiediamo di scriverci e di mandarci le vostre proposte. Vi promettiamo che daremo conto delle vostre mobilitazioni e delle vostre iniziative.
Cosa può nascere da tutto questo? Forse sarà l’ennesimo buco nell’acqua, forse qualcuno ci spiegherà che il “malato Sanità” è vicino alla fine e non c’è nulla da fare. Ma forse potrebbe anche nascere qualcosa: un movimento, una piattaforma, una pietra, se preferite, su cui cominciare a scrivere un manifesto della Salute e della Sanità, una cosa che cominci con “Noi cittadini della Calabria chiediamo che…”. E questo manifesto, con le nostre piccole gambe e con quelle assai più forti e possenti delle strutture sociali calabresi, dovrà camminare fino alle porte delle istituzioni che dovranno ascoltarci. Oh se dovranno ascoltarci!

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