X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Ma dove è scritto che la Calabria è condannata per sempre a essere ultima? La risposta, ovvia, “da nessuna parte”, appare subito meno importante della domanda, a patto, però, che quest’ultima riuscissimo tutti a farcela almeno tre volte al giorno.

Il che non basterebbe, perché bisognerebbe poi riuscire a fare pratica di espressioni che spesso il nostro Dna non ha in sé, del tipo “quella prestazione mi spetta, non è un favore per il quale dover dare qualcosa in cambio”, “questo stato di cose non mi sta bene e per questo mi indigno e prendo posizione pubblica abbandonando la tentazione del silenzio per ‘guardarmi la mano’” e via dicendo.

Promemoria sempre valido: per ottenere un certificato non è necessario cercare amici degli amici dei parenti che lavorano in quell’ufficio; per una visita medica non serve una raccomandazione. Giochi di parole. Sono circa 140, le parole, fin qui. Ovvietà, aria fritta, parole in libertà, qualche spunto di riflessione: ciascuno interpreti come ritiene.

Lo spunto potrebbe essere questo: nel momento in cui si prepara il post pandemia, ripresa, ricostruzione o come meglio aggrada definirlo, in Calabria ci farebbe molto bene cambiare testa, guardare al di là del naso e fare venire fuori lo spirito critico e la dignità che qualche volta giacciono tra le coperte buone nelle cassapanche a casa dei nonni (per chi ha la fortuna di averli ancora, i nonni, s’intenda). Altre 95 parole, una più una meno, fin qui.

Ci sono cose dinanzi alle quali le cassapanche vanno aperte. La campagna elettorale evanescente verso le prossime elezioni regionali è sicuramente un’occasione di festa (per aprire i bauli).

Ma ci sono situazioni che prescindono in misura assoluta dai duelli di partiti e schieramenti. E quindi lasciamoli da parte, anzi no. Perché qualche cassapanca a disposizione ce l’hanno di sicuro anche amministratori e aspiranti tali.

Vogliamo uscire dal girone infernale delle solite pratiche del partito preso per pensare a quella che “potrà” essere la Calabria degli anni a venire? Meglio, di quella che “dovrà” essere la Calabria degli anni a venire, perché se restassimo nel campo della possibilità – a partire dal dato letterale – il rischio di non cambiare alcunché sarebbe elevatissimo.

E sono quasi altre 120 parole. Troppe? Tagliamo corto: sui borghi della Calabria questo giornale ospita da mesi un dibattito vivo – anche grazie all’apporto settimanale tematico dell’Università di Reggio – dal quale sono emerse potenzialità, punti critici, necessità. Vogliamo continuare a parlare di borghi solo per menar vanto a questa regione, solo agitando cartoline illustrate e riconoscimenti nelle classifiche nazionali?

O magari è il caso che si punti, per esempio, a renderli posti da vivere (nel senso di riportarli a nuova vita), investendo in progetti di telemedicina (la medicina del territorio di oggi è anche questa) che assicurino quella tranquillità che, peraltro, oggi non è garantita neppure nei grossi centri?

Vogliamo essere vigili nell’attuazione dei progetti nazionali per la banda larga ultraveloce, che raggiunga anche i territori più marginali della Calabria, o pensiamo che basti dire “rivitalizzeremo i borghi” per ottenere qualche risultato? Vogliamo continuare a pensare che sia sufficiente pronunciare due parole magiche come “turismo eno-gastronomico”, e inserirle in una brochure, per raggiungere qualche obiettivo?

Altro capitolo. E noi tutti, accomodati in seggiole e divani più o meno di pregio, perché ce ne freghiamo altamente, o quantomeno restiamo del tutto indifferenti, se molti over 80 nella regione non sono stati ancora vaccinati? Esigere. Un verbo, uno solo, che vale più di tutte le 576 parole spese fin qui (punteggiatura compresa).

Qualche giorno fa il Quotidiano ha pubblicato una tabella con tutti i vaccini inoculati (fino al 4 maggio) per fasce d’età e provincia per provincia. Quella di Reggio risultava la più penalizzata per gli ultraottantenni. Il giorno dopo abbiamo sentito il commissario dell’Asp reggina, Gianluigi Scaffidi, che il problema se lo era posto e lo ha posto con una apprezzabile analisi lucida che deve farci riflettere.

A parte molti dati ancora da caricare sulla piattaforma (operazione che si sta cercando di completare, con le difficoltà immaginabili), Scaffidi rileva le poche prenotazioni di over 80 tramite la piattaforma regionale e sul punto ipotizza realtà facilmente condivisibili (anziani che vivono soli, senza poter accedere alla piattaforma via computer, ultraottantenni allettati…).

Laddove i medici di famiglia sono stati più attivi, il risultato è arrivato. Per il resto ha annunciato una campagna di vaccinazione a domicilio per gli over 80 su larga scala. Encomiabile.

Una sola domanda, che esula dall’Asp di Reggio e dal suo territorio di riferimento: è giusto o no esigere che tutti quelli che devono farlo, per le rispettive competenze, aggiornino i dati e provvedano immediatamente a finire di vaccinare gli over 80 che espressamente non si rifiutino?

Vaccinare tutti e presto, e lo abbiamo capito e condiviso. Attenzione: sugli over 80 mancanti, ovunque si trovino, non ci sono scandali da cercare, solo cassapanche chiuse e mancanza di rispetto per la dignità e la vita stessa di chi è più fragile, più indifeso. E perché in questo la Calabria non trova la forza, un sussulto per essere prima?

Ecco le ultime 60 parole: il numero dei posti in terapia intensiva in Calabria rimane fermo a 156 (dato Agenas aggiornato a ieri), da mesi appena sopra la metà della soglia minima prevista dal Governo. Pare che le procedure burocratiche previste facciano sperare che la soglia minima sarà raggiunta tra un paio di anni. Pazienza (cassapanca chiusa). Vergogna (baule aperto).

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE