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«Nuccio Ordine se n’è andato, senza preavviso. Resteranno per sempre il senso della sua vita e dei suoi studi, le sue convinzioni, le sue battaglie culturali condotte con delicata determinazione. Resterà per sempre, come i grandi».
LA voce per telefono, diversamente dai messaggi di testo che inondano le nostre giornate, ti fa percepire le emozioni dell’interlocutore. Quel giorno Nuccio Ordine, leggendo il biglietto di congratulazioni che gli era appena arrivato dai reali di Spagna per il premio Principessa delle Asturie 2023 che gli era stato appena attribuito, si era commosso: “Non l’avrei mai immaginato, è una cosa enorme, penso a tutti i sacrifici che ho fatto nella mia vita”.
Già, perché il professore Ordine, per arrivare dove era arrivato, di notti intere sui libri, di sacrifici ne aveva affrontati tantissimi. Se n’è andato in una manciata di giorni, Nuccio, lo studioso calabrese conosciuto in tutto il mondo. Filosofo, scrittore, considerato uno dei maggiori esperti del Rinascimento e dell’opera dell’astronomo, teologo e pensatore Giordano Bruno, Nuccio Ordine spesso aveva sottolineato di sentirsi soprattutto professore, “più che un intellettuale mi sento un insegnante. Il compito di un professore, oggi, è di far capire agli studenti il perché si studia, che non si fa l’università per prendere una laurea, ma per diventare migliori”.
Che bella figura, quella di Nuccio Ordine, professore ordinario di letteratura italiana nell’Università della Calabria. “Insegnante” per convinzione quasi quasi ancora prima che per vocazione.
Di premi ne aveva avuti tantissimi, in Italia e all’estero, eppure quel giorno, poco più di un mese fa, scorrendo e traducendo il testo del biglietto di congratulazioni del Re di Spagna, Nuccio Ordine aveva provato qualcosa di straordinario. Non solo perché il Premio Principessa delle Asturie è di tale prestigio che nel mondo spagnolo e latino-americano è considerato praticamente come fosse un premio Nobel; non solo perché il Re di Spagna si augurava di potergli rinnovare le felicitazioni di persona in occasione della consegna del premio, fissata per il prossimo ottobre a Oviedo; non solo per le motivazioni del premio (conferitogli nella sezione Umanesimo e Comunicazione); forse, soprattutto perché sentiva in quel momento la gratificazione per tutti gli sforzi fatti nella sua vita – spezzata da un malore senza alcuna avvisaglia – inseguendo e realizzando i sogni pur in un contesto, quello dell’istruzione, che negli ultimi anni non condivideva per la calante attenzione per l’essenza stessa della formazione: “Depotenziare la classe insegnante e mortificarla con stipendi inadeguati e poi finanziare massicciamente l’acquisto di macchine e computer mi sembra una follia. Solo un buon professore può cambiare la vita di uno studente” aveva detto in piena emergenza Covid, quando il rapporto diretto con i suoi studenti – che per lui era il sale del suo “mestiere” – era stato sospeso e sostituito con le lezioni a distanza, una pratica, sottolineava, che doveva essere intesa solo a tempo: “L’essenza dell’istruzione è data dalla lezione in classe, dall’esperienza umana, diretta, tra docenti e discenti; nessuna piattaforma digitale cambierà la vita di un allievo”.
La sua missione l’aveva molto chiara in testa, l’aula con i suoi studenti, la cultura di base strumento per crescere (“L’istruzione – aveva scritto su questo giornale in una lunga riflessione del dicembre 2020 – non è fatta per vendere diplomi, né per allevare consumatori acritici e passivi. Ma per formare donne e uomini liberi, muniti di senso critico, capaci di amare il bene comune e di rendere l’umanità più umana”).
Una rotta precisa, seguita per una vita tra i libri, per uno come lui, visiting professor in diversi istituti di ricerca e università nel Mondo, sette dottorati honoris causa in America Latina e in Europa, la Legion d’onore in Francia, Membro d’onore dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e dell’Académie royale de Belgique. Nuccio Ordine presiedeva con orgoglio il Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani.
Noto in tutto il mondo per le sue ricerche e anche per i suoi libri: il suo bestseller, «L’utilità dell’inutile», è stato tradotto in 24 lingue e diffuso in 33 Paesi. L’elenco delle pubblicazioni è lunghissimo, come quello dei premi ricevuti. Entrambi contribuiscono a rendere ancora più stupefacente la “semplicità” che Nuccio Ordine aveva conservato per sempre, la semplicità dei grandi, che persino quei titoli altisonanti meritatamente ricevuti in fondo non hanno mai offuscato.
La commozione, quel giorno del biglietto su carta intestata della Casa reale di Spagna, lasciava trasparire una gioia immensa. Poche ore prima aveva dedicato il Premio Principessa delle Asturie 2023 “a tutti i maestri che ogni giorno in silenzio cambiano la vita dei loro studenti, in America Latina, nei posti sperduti della mia regione, la Calabria, o nelle piccole capanne africane dove ci sono scuole adattate e provvisorie; i professori cambiano le vite dei loro studenti in silenzio, lontano dai riflettori. Per questo – aveva aggiunto – ho dedicato il premio ai professori, perché oggi la loro figura non ha nessuna dignità nella nostra società, né economica né sociale, e sono molto felice perché prima di me tre grandi maestri che hanno contato molto nella mia vita hanno ricevuto questo stesso premio: Emilio Lledó, Umberto Eco e George Steiner».
E che orgoglio nei suoi occhi raggianti, sorridenti di appagamento, quando, qualche giorno dopo, condivideva ogni sfumatura, ogni dettaglio di questa nuova grande meta. Alla vigilia di un intervento ortopedico (“Sto aspettando di sapere se posso tornare in Calabria sabato o domenica, comunque è andato tutto bene”, dirà qualche giorno dopo al telefono). Il rientro nella sua abitazione di Rende, la convalescenza, il malore, il ricovero in rianimazione, la speranza che in chi gli ha voluto bene andava riducendosi di ora in ora. Nuccio Ordine se n’è andato, senza preavviso. Resteranno per sempre il senso della sua vita e dei suoi studi, le sue convinzioni, le sue battaglie culturali condotte con delicata determinazione. Resterà per sempre, come i grandi.
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