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Vittorio Feltri

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Vittorio Feltri, vaffanculo. Te lo dico così, come te lo direbbe una signora di Catanzaro ascoltando la tua incredibile filippica sul modo di vestire e di apparire della Salis e di altri neoparlamentari europei e il tuo altrettanto incredibile paragone con la “cameriera di Catanzaro che è la cosa più bassa che si possa immaginare”.
Perché tu, con le tue giacche di morbida lana che fanno quasi veste da camera e gli occhialetti finto corno, sei vestito come un vecchio belinone del secolo scorso ed è arrivata l’ora che qualcuno te lo dica.

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Ho usato volutamente temi e parole che non ho mai utilizzato prima sul giornale (e spero di non usare mai più) per una precisa ragione. Perché se a questa gente tu parli educatamente e sociologicamente di “body shaming” e di “razzismo nord-sud”, ti dicono che sei il solito esponente del “politically correct” e ti danno, tanto per gradire del “pidiota, buonista”.

CARO FELTRI, VAFFANCULO NON HAI IL DIRITTO DI INSULTARE UNA CITTÀ E UNA REGIONE

Caro collega Feltri, vuoi dire “pane al pane e vino al vino” e parlare come si faceva al bar? Allora è giusto che tu ti becchi allocuzioni da bar. Perché quando eravamo ragazzi (o anche dopo), a dirle grosse davanti a una tazzina di caffè o a un bicchiere di vino, siamo stati capaci tutti. Tu sarai stato al Giambellino, io ho vissuto nei carruggi di Genova. Ne abbiamo viste e sentite tante, ma questo non ti dà il diritto di insultare un’intera città e una regione. E con la Calabria, sei recidivo. Perché, negli anni ‘80, in un reportage da San Luca, definisti “vecchie, goffe e nere come insetti” le donne sanlucote.

Vuoi che ti mandi qualche foto di quanto sono eleganti le donne di Catanzaro, qualunque mestiere facciano? Perché vedi, mi pare che tu continui a guardare e giudicare il mondo attraverso stereotipi che anche i bovari della Valtellina hanno superato. Perché mentre tu ne stavi seduto alla scrivania a sentenziare su fatti che, probabilmente, non hai nemmeno mai visto, la gente è cresciuta, è andata a scuola, ha studiato problemi che tu nemmeno immagini e sa fare cose che non sapresti neppure da che parte cominciarle.

Lo sai che a Catanzaro, come in tutta la Calabria, ci sono ingegnere, avvocate, storiche, filosofe e psicologhe che ti farebbero a pezzettini in qualunque discussione? Ma no, tu, impancato alla tua scrivania di mogano con dietro le targhe e la classica e intonsa enciclopedia, ti credi in diritto di spararle grosse. Tanto gli altri sono troppo educati per risponderti. Oppure pensano: “Ha una certa età, lasciamolo dire”.

Ecco, questa volta, però non si può soprassedere. Anche arrivati all’età del rimbambimento, non ci si può permettere di sparare qualunque cazzata ci passa per la mente. Il rispetto per il prossimo non è un optional.
E spero che tante donne calabresi, di Catanzaro e di tutte le altre province, ti rispondano con la prima frase di questo testo.

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