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Questo Ferragosto per la Calabria potrebbe passare alla storia. Basterebbe “poco”. Potrebbe essere inteso, se solo lo si voglia, come lo spartiacque tra due modi di pensare, di vivere le cose, di guardare al domani.
Potrebbe essere preso come il giorno in cui la serietà comincia a prendere il sopravvento sulla banalità, in cui la determinazione inizia a scacciare, scavando in fondo, l’atteggiamento di rassegnazione. A tutto.
Potrebbe, se solo lo si voglia, essere il giorno della storia di questa regione (almeno negli ultimi decenni) in cui si prende coscienza della distanza siderale, per esempio, che divide i due mondi paralleli della politica e della gente. È in corso la campagna elettorale per la Regione; se così non fosse non sarebbe tanto diverso, perché quella distanza ha raggiunto dimensioni incolmabili, al punto che da una parte si continua a parlare – a tratti a blaterare – di grandi questioni che per la genericità, pur volendo fare la tara alla propaganda pura e semplice, non offrono prospettive di soluzioni per le emergenze ordinarie della Calabria.
Il Covid ci ha piegati e non è ancora finita, poi la piaga degli incendi ha preso per una parentesi temporale il sopravvento, ma sullo sfondo la gente in questa regione scende in strada a protestare perché manca l’acqua nelle case, il “problema” dei rifiuti scoppia come una bomba atomica non appena le misure tampone esauriscono i loro effetti, la sanità… Non esiste un’emergenza sanità in Calabria, così come non esiste per l’acqua, per i rifiuti, per gli stessi incendi, per il dissesto idrogeologico. Che razza di emergenza è quella che si ripresenta con regolarità?
Questo Ferragosto è un giorno triste perché nei giorni scorsi le fiamme in Aspromonte hanno ucciso quattro persone e causato danni incalcolabili. E tutti, come ha proposto Demetrio Crucitti e rilanciato ieri sul nostro sito, aderendovi, il vicedirettore Paride Leporace, farebbero bene a dedicare a mezzogiorno un minuto di raccoglimento per quei lutti e quella distruzione.
Sarebbero sessanta secondi ben spesi, preziosi. Un momento di presa di coscienza, ovunque ci si trovi, su cosa significa l’amore (troppo spesso negato) per questa terra; potrebbe destare la troppo sopita consapevolezza che questa terra ha bisogno della cura prima di tutto di chi la vive, la calpesta, l’ammira, ne mena vanto, salvo poi deturparla, o semplicemente intendere come “normale” l’incuria le cui abbondanti tracce sono disseminate ai margini delle nostre strade, sui nostri marciapiedi, sui terreni abbandonati.
Ancor prima di invocare l’ergastolo (di impiccagione ancora non ha parlato nessuno…) per i piromani, servirebbe un’apertura collettiva della mente.
Già, il rapporto con la terra. Ci avevano visto lungo l’ex presidente del Parco dell’Aspromonte Tonino Perna e il suo successore, Giuseppe Bombino.
Il primo aveva adottato un sistema per “ingaggiare” come sentinelle dei boschi le associazioni iscritte nel registro della Protezione civile prevedendo un sistema di compensi legato alle superfici risparmiate dalle fiamme. Bombino aveva esteso l’iniziativa ai pastori.
Costo dell’operazione annua: poche centinaia di migliaia di euro. Beneficio: l’80% in meno di superficie bruciata rispetto agli anni precedenti. Passati i due presidenti, morta l’iniziativa.
A scanso di equivoci e solo per inquadrare meglio la situazione della buona pratica evaporata, i due ex presidenti non sono esattamente della stessa parte politica e ideologica, e su questo farebbe bene a soffermarsi chiunque sia tentato di intendere una questione così grave come oggetto di propaganda elettorale.
Però quella iniziativa, che rendeva associazioni e poi anche pastori “alleati sul territorio” consentendo di spegnere sul nascere gli incendi (le cui cause sono così varie che solo un marziano potrebbe pensare di eliminarle tutte), “costava”, potrebbe obiettare qualcuno. Certo, costava la cifra sopra indicata, mentre gli incendi provocano danni duraturi per somme infinitamente più alte.
Un solo dato: la Coldiretti l’altro ieri ha stimato un costo per la collettività di diecimila euro per ogni ettaro andato in fumo (e fino a ieri in Calabria gli ettari andati in fumo erano 11.000). Patrimonio ambientale distrutto per decine di anni, condotte idriche, reti elettriche e telefoniche danneggiate, terreno destinato a diventare sterile nel caso in cui i mezzi aerei antincendi – come spesso accade per l’orografia della regione – scarichino acqua salata, territorio “impermeabilizzato” dalla cenere che agevola picchi di piena… Ancora?
Di rubinetti asciutti nelle case e di cumuli di immondizia dietro l’angolo, fisico e temporale, sono piene le nostre cronache. Così come di sanità malandata: di ambulanze senza medici (ne stiamo scrivendo da giorni), di eliambulanze ferme per manutenzione (idem), di tante, continue ed esasperanti disfunzioni… Basta, non roviniamoci (ulteriormente) questa giornata. Ci serve per riposare e, per sessanta secondi, per pensare. Quei due mondi paralleli così non vanno.
Buon Ferragosto.
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