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Concorsi regionali sul programma di potenziamento dei centri per l’impiego calabresi (finanziato dal Pnrr), su 81 posti coperti solo 43

LAMEZIA TERME – «Sto ragionando insieme al mio assessore al lavoro di destinare parte delle risorse che l’Europa dà al Sud per dare dei contributi ad aziende nazionali e internazionali che potrebbero assumere i calabresi facendoli lavorare anche in smart working. Magari riusciremo così a dare qualche possibilità di lavoro a tanti giovani rimanendo nella propria regione». Sono parole pronunciate qualche giorno fa da Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, intervistato a Tgcom24.

Peccato però che una regione, come la Calabria, governata proprio da Occhiuto, qualche possibilità di lavoro, anzi un vero e proprio lavoro, si prende il lusso di far perdere una quarantina di posti di lavoro pubblici nell’ambito del programma di potenziamento dei centri per l’impiego che, tra l’altro, è finanziato coi fondi del Pnrr.

Il tutto nonostante sia il presidente Occhiuto che gli assessori del ramo e i dirigenti sono più volti intervenuti pubblicamente per garantire sulla stabilizzazione. In particolare, nel quadro del Piano straordinario di potenziamento dei centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro, la Regione Calabria ha bandito tre diversi concorsi per il reclutamento del personale nei centri per l’impiego.

Il primo concorso per i centri per l’impiego calabresi

Il primo concorso ha riguardato 177 posti a tempo indeterminato e pieno di categoria C, profilo professionale “Istruttore Amministrativo-Contabile” (concorso svoltosi a luglio 2022); il secondo concorso ha interessato 52+29 posti a tempo determinato e pieno di categoria D diversi profili (concorso svoltosi a dicembre 2022); il terzo 279 posti a tempo indeterminato e pieno, di categoria D, profilo professionale “Istruttore Direttivo Amministrativo – Finanziario” (concorso svoltosi a maggio 2023).

Succede poi che il 21 marzo 2023 la Regione convoca alla cittadella Regionale i vincitori del primo e secondo concorso per la stipula del contratto di lavoro. In quella sede molte persone sono risultate vincitrici contemporaneamente di più concorsi (sia categoria C che D determinato oppure sia per i 52 che per i 29 posti di categoria D a tempo determinato). Naturalmente la scelta ha penalizzato i posti a tempo determinato (molti hanno optato per il tempo indeterminato) così che alla fine non è stato possibile coprire tutti i posti disponibili (81 posti totali) anche perché gli idonei del secondo concorso sono risultati pochi.

Su 81 posti disponibili se ne sono coperti poco più della metà

Il programma di potenziamento in ogni caso prevede la stabilizzazione delle categorie D a tempo determinato tant’è che altre regioni, forti di un parere positivo del Ministero del Lavoro, hanno proceduto direttamente in fase di contrattualizzazione alla stipula di un rapporto a tempo indeterminato. Tutto ciò dopo che in fase di sottoscrizione del Contratto decentrato definitivo anno 2023 (giugno 2023) Regione e sindacati formalizzano la “trasformazione del contratto da tempo determinato a indeterminato di 43 di categoria D provenienti dai centri per l’Impiego”. Da ciò se ne deduce che del totale di 81 posti ne sono stati coperti solo 43 sia per le diverse opzioni dei vincitori che per mancanza di idonei in graduatoria.

Logica vorrebbe che prima di procedere alla contrattualizzazione dei 279 a tempo indeterminato si procedesse alla stabilizzazione dei 43 a tempo determinato perché è a conoscenza della Regione che la quasi totalità di queste persone – che già lavorano nei centri per l’impiego – ha partecipato ed è risultata vincitrice anche del terzo concorso.

Invece i 279 vincitori di categoria D a tempo indeterminato sono stati convocati per la stipula del contratto il 18 settembre prossimo e in quella sede lasceranno il posto a tempo determinato che non potrà essere coperto da altri mancando ulteriori idonei in graduatoria. Ciò significa, dunque, perdere quei posti di lavoro che peraltro alla Regione non costano niente perché sono finanziati dai fondi del Pnrr. La Calabria, dunque, può dissipare coscientemente decine di posti di lavoro pubblici? I sindacati e le forze di opposizione in Consiglio regionale non hanno niente da dire?

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