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Se in Calabria sei in crisi l’energia ti costa il doppio ecco come funziona il fattore omega che riguarda Comuni e aziende morose
SE sei il sindaco di un Comune o il titolare di un’azienda con più di 50 dipendenti, indietro con il pagamento delle bollette della luce, e hai sede in Calabria (o nel resto del Sud) ti tocca pagare un conto piuttosto salato.
‘Colpa’ del fattore omega. Un ritocco all’insù che scatta sulle fatture dei clienti (non domestici) che si rivelano morosi. Ritocco che in Calabria (come nelle regioni vicine) è più alto rispetto alle regioni del nord. Di per sé non scopriamo nulla di nuovo: è una condizione che, di biennio in biennio, si perpetra da tempo e ha scatenato forti reazioni.
Ma, nel dettaglio, di cosa si tratta? Diciamo subito per iniziare che definirlo una sanzione per ritardato pagamento è improprio, se non scorretto. La morosità c’entra, ma c’è un passaggio ulteriore. Il fattore omega è un sovrapprezzo che si applica al costo dell’energia nelle fatture di chi – amministrazioni pubbliche o aziende – è moroso e per questo deve entrare nel mercato di salvaguardia. Chiariamo meglio. Se un Comune o un’azienda accumula bollette arretrate, non è possibile tagliare la fornitura. Non si può lasciare né l’uno né l’altra senza corrente elettrica, per ragioni di interesse pubblico. Si impone, però, un cambio di fornitore, con il passaggio quindi al cosiddetto mercato di salvaguardia. Ogni regione ha il suo operatore in questo mercato, scelto a seguito di un’asta pubblica che mette a gara i diversi lotti, e il suo fattore omega, definito dall’azienda vincitrice.
LA CALABRIA ASSEGNATA PER IL BIENNIO 23-24 A HERA
La Calabria, per il biennio 2023/2024 è assegnata a Hera, che si è aggiudicata il lotto con un fattore omega pari a 123,34 euro. È andata peggio alla Sicilia con 202,41 euro. E anche a Puglia, Molise e Basilicata con 179,94 euro (in entrambi i casi il fornitore è Enel), ma il salasso resta. Tanto più che l’importo del fattore omega si abbassa quasi progressivamente via via che si risale lo Stivale. È di 98 euro per Campania, Abruzzo e Umbria, 84 per il Lazio, 22 per Marche Toscana e Sardegna, 25 per Veneto, Emilia, Friuli. Appena 16 in Lombardia e 30 in Liguria, Piemonte, Trentino e Valle d’Aosta. A cosa si deve questa evidente sperequazione? «Il sovrapprezzo compensa il maggiore rischio che il fornitore si carica nel momento in cui garantisce energia a un cliente che non paga o paga con molto ritardo.
COMUNI E AZIENDE IN CRISI E COSTO DELL’ENERGIA IN CALABRIA E AL SUD
Nelle regioni del sud si trova la maggior parte dei Comuni morosi e il rischio d’impresa aumenta. Senza contare che ci sono da saldare anche i conti del fornitore precedente» spiega Daniele Menniti, professore ordinario di Sistemi elettrici per l’energia dell’Unical. La Calabria è la regione che detiene il record per il numero di Comuni in dissesto (37 nel 2023, pressoché nessuno nelle regioni del nord). A questi vanno aggiunti gli enti locali in predissesto o in forti difficoltà. Uno studio dell’università Ca’ Foscari di Venezia aveva censito 200 Comuni in Calabria (su 404) interessati da procedure per criticità finanziarie. «Le aziende pagano, diciamo così, soprattutto la scarsa affidabilità come pagatori dei Comuni» spiega Menniti.
Ed è un po’, però, un circolo vizioso: ci sarà anche, in alcuni casi, un problema di qualità dell’amministrazione, ma se Comuni e aziende vanno più spesso sull’orlo del default (e anche oltre) in Calabria rispetto al resto d’Italia, non sarà soprattutto per le condizioni di oggettiva debolezza del tessuto sociale? Maggiore fragilità significa anche – solo per fare un esempio – maggiore morosità ed evasione fiscale dei contribuenti, dunque minori introiti nelle casse dei Comuni. Che è poi una delle condizioni che più spesso porta un municipio al dissesto. E giunti a quel punto, al gap iniziale – che resta – si somma il sovrapprezzo in bolletta. «Si ottiene un ulteriore effetto perverso: si amplifica – evidenzia il docente – il divario di condizioni economiche e operative già esistenti tra gli operatori del pubblico ma anche per le imprese private, con ripercussioni su competitività e sviluppo dell’intera economia regionale».
COSTI DELL’ENERGIA PER LE AZIENDE IN CRISI IN CALABRIA, GLI ANNI PRECEDENTI
E dire che nei bienni precedenti avevamo assistito anche un calo. Nel 2021/2022 il fattore omega in Calabria era pari a 27 euro circa – dato più alto del Paese, ma comunque contenuto – e in precedenza era stato di 52 euro, 85 euro, 113 euro (2014/2016). Ora siamo tornati ai livelli di dieci anni fa, con un incremento di cento euro nel giro di due anni, effetto dell’inflazione e della crisi russo-ucraina. In tutte le regioni l’incremento c’è stato, ma da Roma in su è più contenuto: in Lombardia, ad esempio, è stato di appena 5 euro. «Considerato il prezzo attuale dell’energia, si è praticamente raddoppiata la bolletta, in Calabria, per aziende ed enti assegnati al mercato di salvaguardia nel biennio 23/24» commenta Menniti.
Il professore però scrolla le spalle davanti ad alcune tesi e ricostruzioni che aleggiano intorno al tema. Ci si chiede ad esempio, facendo un parallelo con quanto accade in Basilicata per il petrolio, se i calabresi non abbiano diritto a uno sconto in bolletta, visto che la regione esporta – dati 2020 – oltre 10mila gigawattora. «Il parallelo non regge – dice il professore – La Basilicata ha il petrolio, noi cosa abbiamo? L’eccedenza di energia che viene ‘esportata’ non viene dalle rinnovabili, come qualcuno cerca di far credere. Viene dalle quattro centrali termoelettriche presenti sul territorio. È prodotta, insomma, bruciando il gas, che i gestori delle centrali acquistano. E ai comuni su cui insiste la centrale viene riconosciuta una compensazione».
PER RISPARMIARE OCCORRE PUNTARE SULLE RINNOVABILI
Insomma, per risparmiare sull’energia, secondo il docente, c’è solo una strada: puntare sulle rinnovabili. «I Comuni hanno avuto finanziamenti. Quanti li hanno intercettati? E quanti hanno realizzato impianti che poi hanno messo in funzione? Quando venni eletto sindaco a Falerno, nel 2019, trovai mezzo milione di euro spesi per l’acquisto di pannelli fotovoltaici – racconta Menniti – ma nessuno era in funzione…».
E lo stesso consiglio Menniti – che lavora da tempo sul tema della comunità energetica e ha dato vita a un spin off che se ne occupa, Creta energie speciali – lo ‘gira’ ai privati cittadini, forse un po’ confusi da questa fine del mercato libero. «Un prosumer (chi produce energia per sé a casa e mette in vendita l’eccedenza, ndr) con un impianto domestico da 8.800 euro, su cui esistono poi finanziamenti bancari e detrazioni fiscali, può arrivare a una bolletta di circa 35 euro al mese – commenta – È un risparmio in media del 68%».
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