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COSENZA – È l’inverno dello scontento per tutte quelle famiglie con figli che non possono permettersi di riscaldare la propria casa. Più è sfavorevole la loro condizione economica, maggiore sarà il rischio di trovarsi in una situazione di povertà energetica. Situazione che diventa ancora più allarmante se, poi, si risiede in uno dei comuni italiani che rientra nella zona climatica “f”: la più fredda, quella cioè che abbisogna di maggiore riscaldamento.

A livello territoriale, fortunatamente la Calabria è, insieme alla Sicilia, la regione con la più bassa quota di comuni  in zona “f” (ma non è così, come si vedrà, per la zona “e”). A rilevarlo è l’indagine compiuta da Openpolis.

Scendendo nel particolare, inoltre, emerge tale dato: tra i comuni italiani (oltre 1.100) che si trovano in zona “f” e hanno più di quattro contribuenti su dieci nella fascia più bassa di reddito – tra gli 0 e i diecimila euro dichiarati per il 2020 – c’è quello di Nardodipace, in provincia di Vibo Valentia (l’unico quindi in Calabria in zona “f”).

Qui, abitano 1.127 persone di cui 212 minori: il 49,85% dei contribuenti ha dichiarato meno di 10mila euro nel 2020. Analizziamo, poi, come si diceva, la situazione negli altri comuni calabresi che, seppur non si trovino in zona climatica “f”, rientrano nella categoria immediatamente precedente – la “e”, dunque non freddissima, ma fredda – e sono “a basso reddito”.

Povertà energetica, i comuni a rischio in Calabria

Per i dati di Openpolis, a rischiare la povertà energetica sono i seguenti territori:

Provincia di Cosenza: Longobucco, che ha il 43,29 per cento di contribuenti che ha dichiarato meno di diecimila euro nel 2020; Malito, con il 47,71 per cento di contribuenti tra gli 0 e i diecimila euro nel 2020; Mangone, dove la quota di contribuenti di cui sopra è pari a 41,44 per cento; Morano Calabro, con il 40,69 di contribuenti a “basso reddito”; Mormanno (37,28 per cento); Nocara (55,16 per cento); Panettieri (44,1 per cento); Parenti ( 47,76 per cento); Paterno Calabro (49, 58 per cento); Pietrafitta  (45,82 per cento); Plataci ( 51,7 per cento); Rogliano (38,74 per cento); Rovito (40,75 per cento); San Donato di Ninea (49,94 per cento); San Giovanni in Fiore (39,56 per cento); San Lorenzo Bellizzi (47,21 per cento); Santo Stefano di Rogliano (39,09 per cento); Scigliano (46,15 per cento); Spezzano della Sila (42,95 per cento); Acquaformosa (43,21 per cento); Acri (46,83 per cento); Albidona (56,2 per cento); Alessandria del Carretto (42,23 per cento); Belsito  (47,57 per cento); Bianchi (50, 46 per cento); Castroregio (48,33 per cento); Celico (49,01 per cento); Cellara (43,64 per cento); Cerchiara di Calabria (50,34 per cento); Colosimi (45,37 per cento); Dipignano (43,8 per cento); Domanico (55,17 per cento); Figline Vegliaturo (40,26 per cento); Grimaldi (48,08 per cento). 

Provincia di Catanzaro: Albi (50,27 per cento); Andali (51 per cento); Carlopoli (44,29 per cento); Cerva (50,14 per cento); Cicala (47,17 per cento); Fossato Serralta (44,64 per cento); Petronà (44,62 per cento); Platania (52,81 per cento); San Pietro Apostolo (43,43 per cento); Serrastretta (44,69 per cento); Soveria Mannelli (37,28 per cento); Tiriolo (43,55 per cento).

Provincia di Vibo: Brognaturo (49 per cento); Fabrizia (56,43 per cento); Serra San Bruno (51,34 per cento); Simbario (51,97 per cento); Spadola (46,36 per cento).

Provincia di Crotone: Castelsilano (45,38 per cento); Cerenzia (42,98 per cento); Savelli (43,02 per cento).

Provincia di Reggio: Bova (40,57 per cento); Roccaforte del Greco (28,4 per cento); San Lorenzo (47,37 per cento); Santo Stefano in Aspromonte (48,12 per cento). Un totale, insomma, di 64 comuni calabresi a rischio povertà energetica.

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