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Tanta Calabria è confluita nel “mare rosso” della Cgil, che ha racconto a Roma rivoli da tutta Italia per protestare contro le politiche sul tema di lavoro e tagli promosse dal governo Renzi. Alla manifestazione hanno partecipato un milione di persone, secondo il sindacato: una marea di operai, studenti, pensionati, immigrati, disoccupati, precari, famiglie con bambini che per tutta la mattina non ha smesso di arrivare in piazza.

NEL CORTEO SPUNTANO I “GIGANTI” DI VIBO – Dalla Calabria sono partiti 130 pullman organizzati. Ma poi si sono aggiunte persone arrivate autonomamente, in treno o in auto. Una presenza indignata ma anche suggestiva. Tanto che tra i tamburi dei lavoratori immigrati, i turbanti dei Sikh indiani dall’Emilia e gli artisti licenziati dall’Opera di Roma – che hanno intonato sul palco “All’alba vincerò” – sono spuntati ad un certo punto anche i “giganti” in cartapesta arrivati da Vibo Valentia.

LE FOTO: IL COLORATO CORTEO E LA PIAZZA STRACOLMA

IL MARINAIO IN PIAZZA DAL ’59 – E poi c’era Santo Manucra, 74 anni. Una vita tra le tempeste del mare e quelle del mondo del lavoro, la tessera Cgil presa la prima
volta nel lontano 1960. Il primo sciopero un anno prima, nel ’59, «quello dei lavoratori marittimi». Santo è di Gioia Tauro, marinaio in pensione dopo tanti anni di lavoro «sulle navi da crociera e da carico».  Ieri era di nuovo in piazza, come ogni volta, «e continuerò a venire fin quando avrò fiato, anche con il bastone». 

IL VIDEO: CAMUSSO: “AVANTI ANCHE CON LO SCIOPERO GENERALE”

«E’ importante essere qui – spiega – perché nel momento in cui ci manca il terreno sotto i piedi bisogna evitare che ci scavino la fossa». C’era durante le lotte per lo Statuto dei lavoratori, e pur essendo un uomo di mare, usa oggi una metafora da alpino: «Negli anni passati scalavamo la montagna dei nostri diritti. E una volta arrivati in cima, e non certo con l’elicottero, ora ci vogliono far scavalcare dall’altra parte». Fa un gesto con la mano, dall’alto in basso: «Ma dall’altro lato sul pendio c’è
muschio, è scivoloso, si va giù dopo essere saliti con sacrifici e rinunce». 

La crisi ha colpito forte la sua famiglia: «Mia figlia è laureata in Economia e marketing a Bologna – racconta – Ha avuto un contratto a chiamata, un fregatura: ha lavorato per 12 giornate, a 4,5 euro l’ora, non ha avuto neanche diritto alla disoccupazione. Quello che noi possiamo fare oggi è essere vigili, l’indifferenza è uno dei mali peggiori». Specie in un territorio, come la Calabria, in cui «negli anni non c’è stata differenza per il malaffare». 

Ma Renzi promette che con le sue riforme il lavoro aumenterà… «Renzi conosce bene il marketing, lui saprebbe vendere un pettine a un calvo. Se è di destra? Bisognerebbe chiederlo a lui. Certo quello che sta facendo non è di sinistra».

 

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