3 minuti per la lettura
CATANZARO – Un figlio all’asilo nido comunale costa mediamente in Italia 309 euro al mese (3100 euro l’anno), il 12% delle spese familiari. Ma in Calabria il costo è molto ridotto, considerato che risulta essere la regione più economica con una spesa di 139 euro. I dati emergono da un’indagine dell’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. Se le tariffe restano sostanzialmente invariate a livello nazionale (erano in media di 302 euro nel 2011), è ancora elevato il numero di bimbi in attesa di un posto nel nido comunale: uno su tre resta fuori, con punte del 71% in Basilicata e del 65% nel Lazio.
Lo stesso studio pone in evidenza anche i dati provinciali, con Vibo Valentia che si classifica con il territorio più economico, con una media di 120 euro, seguita dalla provincia di Catanzaro che risulta tra le dieci realtà italiane meno care.
I più costosi sono al Nord (380 euro) seguiti dal Centro (322) e infine dal Sud (219). La regione più economica, dunque, è la Calabria (139), la più costosa la Valle D’Aosta (432). Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco (515), mentre Vibo Valentia è la più economica (120).
«Il nostro Paese è ben lontano dall’avere un sistema di servizi per l’infanzia diffuso, accessibile e capillare su tutto il territorio. E risulta quanto meno anacronistico che solo il 19% dei Comuni preveda agevolazioni tariffarie per modifiche alla situazione economica familiare, determinate da disoccupazione, mobilità, cassa integrazione», dice Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva che chiede al Governo «di investire in politiche di sistema per l’infanzia, che puntino a creare un sistema di servizi sostenibili e di qualità, da poter così incrementare l’occupazione femminile diretta e indiretta, e avvicinarci alla copertura del 33% nell’offerta nei servizi educativi». Nella top ten delle città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2012/13, Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Lucca, Alessandria e Bolzano, mentre Imperia, Cremona e Trento subentrano al posto di Mantova, Aosta e Udine. Le 10 meno care: Vibo Valentia, Catanzaro, Roma, Trapani, Chieti, Campobasso, Foggia, Venezia, Napoli e Salerno.
L’indagine segnala inoltre che sebbene l’offerta di asili nido sia cresciuta negli ultimi anni, tali servizi coprono solo l’11,8% della potenziale utenza; il dato varia tra il 24,4% della Emilia Romagna e l’1,9% della Campania. Dal confronto delle domande soddisfatte rispetto a quelle presentate, emerge che il Lazio, a livello di capoluoghi di provincia, ha il maggior numero di asili comunali (453) e di posti disponibili (21.756) ma è anche la regione in cui il 65% dei bambini resta in lista di attesa, preceduta solo dalla Basilicata con il 71%. In Lombardia e Piemonte restano in lista di attesa invece solo il 7%. L’Emilia Romagna è invece la regione con la maggiore copertura di asili pubblici in tutti i comuni (28.321 posti in 624 strutture pubbliche). Il 56% dei capoluoghi di provincia mette a disposizione agevolazioni tariffarie: nel 62% dei casi di tratta di riduzione della retta a partire dal secondo figlio iscritto al nido; il 45% per assenze dovute a malattia; il 19% riduce la retta per modifiche alla situazione economica familiare (disoccupazione, mobilità, cassa integrazione); il 15% per bimbi portatori di handicap; il 3% in presenza di mutuo per acquisto prima casa.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA