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CATANZARO – In Calabria l’indice di rischio di povertà relativa nel 2011 è del 31,7% contro una media nazionale del 19,1%, mentre la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano nè lavorano (i cosiddetti Neet) è del 31,8% rispetto ad una media nazionale del 22,7% e in linea con la media del Mezzogiorno (31,9%). Sono alcuni dei dati relativi alla Calabria contenuti nel primo rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) messo a punto dall’Istat e dal Cnel. Dallo studio presentato oggi emerge che in Calabria, su 100 persone tra i 20 e i 64 anni, solo 46,2 nel 2011 avevano un’occupazione e che l’incidenza di lavoratori dipendenti con una bassa retribuzione risulta la più alta d’Italia, pari a 20,9 ogni 100 lavoratori. La percentuale di individui che vivono in famiglie senza occupati, inoltre, tocca quota 15,5%, il dato più preoccupante insieme a quello di Campania (16,9%) e Sicilia (15,6%). 

Per quanto riguarda l’istruzione e la formazione, nel periodo 2011-2012, il livello di competenza alfabetica degli studenti calabresi risulta il più basso del Paese, attestandosi a 184 punti (in Valle d’Aosta, Lombardia e Provincia di Trento raggiunge i 214 punti), così come la partecipazione culturale relativa al 2012 (20,7% rispetto al 32,8% della media nazionale). Il rapporto di Istat e Cnel evidenzia come nel 2011 in Calabria sia stato registrato il tasso record di omicidi (2,9 ogni 100.000 abitanti), staccando nettamente Sicilia (1,2), Puglia (1,2) e Campania (1). Si collocano, invece, sotto la media nazionale e del Mezzogiorno i valori relativi a furti in abitazione, borseggi e violenza fisica sulle donne. Record negativo anche per l’abusivismo edilizio: secondo lo studio, si stima che in Calabria nel 2011 il numero di abitazioni costruite illegalmente sia stato pari ad oltre due terzi del costruito legale (68,3 ogni 100 costruzioni autorizzate dai Comuni).
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