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PROTESTANO perché rivendicano gli stipendi arretrati, ma anche per contestare il ridimensionamento delle linee programmato dalla Regione. E intanto la Calabria piomba nel caos: corse saltate, pendolari a piedi, città – Cosenza in particolare – bloccate. La rivolta degli autisti dei bus sembra una grana difficile da affrontare. Anche per i sindacati, che contestano lo sciopero affermando che è «privo di una motivazione giusta» e addirittura contestando che la protesta difende un sistema che «deve saltare» perché «occorrono regole, trasparenza e risorse per avviare una riforma che non garantisca gli interessi di parte»: «La ventennale situazione – dice al Quotidiano Nino Costantino della Filt Cgil – ha visto risorse pubbliche destinate alle aziende per far fronte a servizi che, in molti casi, non erano quelli dovuti. E nessuno ha interesse a modificarla».
Il problema degli stipendi, aggiungono i sindacati, dovrebbe essere risolto «tra pochissimi giorni», sulla base dell’accordo concluso due giorni fa con la Regione. La causa del blocco è quindi, secondo Costantino della «irresponsabilità» di alcune aziende che lo stanno favorendo con l’obiettivo «di impedire il progetto di riforma del sistema di trasporto pubblico locale». Gli autisti, però, sembrano poco convinti: «Non crediamo più alle promesse» affermano i dipendenti della ditta Romano, che hanno mandato alcuni rappresentanti a Cosenza, centro nevralgico della protesta. Ieri per la città bruzia è stata una giornata di passione: dopo il blocco di due ore dello svincolo A3 atuato martedì sera, gli autisti si sono spostati nel centro cittadino, impedendo tra l’altro a molti autobus urbani ed extraurbani di raggiungere il centro e l’autostazione. Sono 200 e infuriati: «Non abbiamo intenzione di cedere fin quando non vedremo i soldi sui nostri conti corrente».
Una posizione che ha suscitato la reazione di molte compagnie. Da Lamezia la Foderaro fa sapere di ritentere lo sciopero «illegittimo».
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