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CATANZARO – Sono poco meno di duecento e arrivano da più parti della Calabria per chiedere risposte a fronte di buste paga ferme da tre, quattro, cinque o anche da dieci mesi. Sono i lavoratori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali calabresi che stamani hanno manifestato a Catanzaro, davanti all’assessorato regionale alle Politiche sociali, bloccando per circa mezzora via Lucrezia della Valle, una delle principali strade che collegano al centro della città. 

Non sono mancati momenti di tensione. E in un paio di casi si è rischiato il corpo a corpo con gli agenti al lavoro per mantenere il più possibile calma la situazione. La fase calda della protesta si è consumata nel giro di poco tempo, al termine della riunione, durata circa tre ore, tra i rappresentanti delle sigle rappresentative dei datori di lavoro e alcuni tecnici dell’assessorato. 

Le risposte della Regione non sono state quelle sperate. «Soltanto pochi spiccioli dall’assestamento di bilancio» proposto dalla giunta e domani all’esame del consiglio regionale, dice il vicepresidente dell’Anaste di Cosenza, Giuseppe Chiaradia. «Solo una presa in giro» afferma rivolto ai lavoratori il sacerdote Biagio Amato, presidente della sigla Uneba Calabria e della Fondazione Betania attiva con diversi servizi di assistenza nel territorio catanzarese.

«Rischiamo di fallire a causa dei crediti maturati» sottolinea Ferdinando Scorza, di Uneba Crotone, che – al netto dei crediti riferiti al 2010 e al 2011 –  calcola per il 2012 «un fabbisogno di almeno circa 20 milioni» che mancherebbero all’appello solo per quanto riguarda la quota sociale delle strutture socio-sanitarie: si tratta di soldi – dice Scorza – che «se aggiunti potevano essere un punto fermo almeno per quest’anno e che non sono stati inseriti nell’assestamento di bilancio» giudicato dai rappresentanti delle imprese assai ingessato rispetto alle difficoltà denunciate in coro oggi.

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