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CATANZARO – Benvenuti in Calabria, terrà con il maggior numero di famiglie in povertà, dove i servizi come quelli dell’asilo nido non esistono, dove nemmeno l’acqua dei rubinetti è sicura e dove le istituzioni non investono quasi nulla nei servizi sociali. Il dato che emerge dal rapporto Istat 2012 è drammatico e indica sempre più una differenza abissale tra il nord e il sud.

POVERTA’. Una famiglia su quattro, in Calabria, vive in povertà. Negli ultimi 15 anni, in presenza di una continua riduzione della propensione al risparmio, la povertà relativa in Italia ha registrato una sostanziale stabilità: la percentuale di famiglie che si trovano al di sotto della soglia minima di spesa per consumi si è mantenuta intorno all’11 per cento. Lo rivela l’Istat nel rapporto annuale 2012 in cui sottolinea che resta però ampio il divario territoriale: al Nord l’incidenza della povertà è al 4,9 per cento, sale al 23 per cento al Sud. Particolarmente grave, dunque, risulta la condizione delle famiglie residenti in Basilicata, Sicilia e Calabria, dove nel 2010 il fenomeno riguarda più di una famiglia su quattro. È inoltre peggiorata la condizione delle famiglie più numerose. 

Nel 2010 risulta in condizione di povertà relativa il 29,9 per cento delle famiglie con cinque e più componenti (più sette punti percentuali rispetto al 1997). Nelle famiglie con almeno un minore l’incidenza della povertà è del 15,9 per cento. Complessivamente sono un milione 876mila i minori che vivono in famiglie relativamente povere (il 18,2 per cento del totale); quasi il 70 per cento risiede nel Mezzogiorno.

SERVIZI. Resta bassa in Italia l’offerta di nidi pubblici, con notevoli differenze nella diffusione territoriale: otto Comuni del Nord-est su dieci dispongono di asili nido, contro due del Sud. Lo sottolinea l’Istat nel rapporto annuale 2012. Nell’anno scolastico 2010-2011, su cento bambini da zero a due anni, gli utenti dei nidi o dei servizi integrativi per la prima infanzia variano da 29,4 in Emilia-Romagna a 2,4 in Calabria, rispetto a una media nazionale di 14. L’obiettivo previsto per il 2013, fissato nelle regioni del Mezzogiorno al 12 per cento, è stato finora raggiunto soltanto dalla Sardegna. 

In Italia quasi una famiglia su tre dichiara di non sentirsi sicura a bere l’acqua del rubinetto. La percentuale sale al 60 per cento in Sicilia, al 53 in Sardegna e al 48 in Calabria. Il 60 per cento delle famiglie italiane acquista acqua minerale. Lo sottolinea l’Istat nel rapporto annuale 2012. Nell’arco di un decennio è diminuita l’insoddisfazione dei cittadini rispetto ai disservizi nella fornitura idrica, tuttavia, ancora nel 2011 quasi una famiglia su 10 lamenta irregolarità nella distribuzione in particolare nel Mezzogiorno: in Sicilia e Calabria le quote di utenti insoddisfatti sono pari rispettivamente al 27 e 32 per cento.

Nel 2009 la spesa per interventi e servizi sociali erogati a livello comunale ha raggiunto quota 7,2 miliardi di euro (lo 0,46% del Pil nazionale), in aumento del 5,1% rispetto al 2008. Tuttavia nel Mezzogiorno la spesa sociale è diminuita dell’1,5%, mentre è cresciuta del 6% nel Nord-est, del 4,2% nel Nord-ovest e del 5% al Centro. Dati del Rapporto annuale dell’Istat diffuso oggi. I Comuni, si legge nel Rapporto, spendono in media per i servizi sociali 116 euro pro capite, con un minimo di 26 euro in Calabria e un massimo di 295 euro nella provincia autonoma di Trento. 

 

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