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«DIFFICOLTÀ sempre maggiori nell’accesso al credito; ritardi crescenti che sfiorano la mancanza di certezza nella riscossione delle somme vantate per forniture, servizi e lavori eseguiti per conto della pubblica amministrazione e assenza di programmi di investimento e di misure reali di sostegno alle imprese tanto a livello centrale che a livello locale». Sono queste alcune delle principali criticità denunciate dagli industriali cosentini riuniti in consiglio direttivo.  

 «Più di altre regioni del Sud – afferma il presidente di Confindustria Cosenza, Renato Pastore – la Calabria registra cicli economici asincroni rispetto alle restanti regioni italiane a causa della sua debole struttura industriale. Oltre al settore dell’edilizia, che con il suo indotto rappresenta il 50% delle attività industriali e che si trova a vivere una fase di stagnazione, i settori che potrebbero trainare l’economia, come ad esempio il terziario avanzato, l’agroindustria ed il turismo, non vengono messi nelle condizioni di poter contribuire in maniera coerente con le rispettive potenzialità alla crescita del prodotto interno lordo della regione. Più in generale, la contrazione dei consumi, seppur accentuata, sta avvenendo in maniera proporzionalmente più lenta rispetto ad altre regioni per la forte percentuale di risorse umane presenti nella pubblica amministrazione e negli enti territoriali regionali rispetto al settore privato».   «Per questa stessa ragione, però – sostiene ancora Pastore – le ripartenze avvengono con tempi decisamente più lunghi rispetto ai cicli nazionali. In assenza di iniziative specifiche ed adeguate misure politiche di contesto, questo è quanto ci aspettiamo per il futuro prossimo quando si prevede che ci sarà la ripresa dell’economia. Entrando nello specifico e ragionando sui valori assoluti, emerge che le crescenti difficoltà indotte dall’attuale momento contingente, tra cui gli aumenti dei costi dei beni primari quali prodotti energetici e carburanti (come conseguenza degli aumenti dell’iva e delle accise), stanno determinando un crollo dei consumi nella regione Calabria che, partendo dal Pil procapite più basso (circa 15.000) e dovendo scontare le massime aliquote dell’Irpef e dell’Irap, vede diminuire ulteriormente la già scarsa capacità di acquisto».    Per il presidente Pastore «considerato che la Calabria è la regione dove sono maggiormente carenti sia gli investimenti dello Stato che gli insediamenti di aziende nazionali ed europee, due importanti precondizioni per una crescita reale dell’economia, occorre impegnarsi a fondo perchè il territorio torni ad essere attrattivo per nuove intraprese, destinatario di importanti quanto mirati interventi pubblici in uno con politiche tese a rimuovere i freni alla crescita, rappresentati dalla carenza di legalità, dalla inefficienza diffusa delle amministrazioni locali, da una classe politica che sembra essere poco sensibile ai temi ed alle problematiche relative allo sviluppo del territorio». 

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