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RISPETTO all’ultimo anno, in Calabria la spesa media annua del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani è aumentata del 3,6%, arrivando a costare 204 euro, comunque ancora al di sotto rispetto alla media nazionale, pari a 246 euro. Lo rende noto «Cittadinanzattiva» che ha diffuso i dati raccolti dal suo osservatorio. In assoluto, in Italia la spesa media annua più alta si registra in Campania con 378 euro , la più bassa in Molise (146,5 euro), a dimostrazione di una marcata differenza tra aree geografiche del Paese, che trova conferma anche all’interno di una stessa Regione: in Calabria, a Crotone la Tarsu arriva a costare 285 euro, 89,5 euro in più rispetto a Cosenza, 97,5 euro in più rispetto a Reggio Calabria, 109 euro in più rispetto a Catanzaro e a Vibo Valentia. Da notare come Vibo Valentia dal 2010 al 2011 sia risultata tra le 4 città italiane che hanno fatto registrare i più alti incrementi nella spesa media annua (+24,4%). Solo Foggia (+30,4%), Venezia (+28,1%) e Sassari (+26,8%) hanno fatto peggio. Invece, su base regionale, e considerando gli ultimi 5 anni, è Reggio Calabria a registrare l’incremento maggiore: +96,3%. Italia che vai, rifiuti che trovi. Il Sud ne produce di meno ma gli costano di più: in media, per pagare la bolletta dei rifiuti si spende di più nelle regioni del meridione (264 euro), dove l’aumento rispetto al 2010 è stato dell’1,5% (+15% rispetto al 2007); seguono le regioni centrali (252 euro), +2% rispetto al 2010 (+14,5% rispetto al 2007) e il Nord Italia (228 euro) con un +2,2% rispetto al 2010 (+12% rispetto al 2007).
Di contro, – si fa rilevare – è il Centro che registra la media più elevata in quanto a produzione pro capite di rifiuti: (604 kg), seguito da Nord (530kg) e Sud (493 kg). I virtuosi della raccolta differenziata, invece, sono le regioni del Nord, nettamente avanti (48%, sostanzialmente in linea con quanto stabilisce la legge) rispetto a Centro (25%) e Sud (19%). Nello studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva l’analisi a carattere nazionale e regionale del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in termini di costo sopportato da una famiglia di tre persone con reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di 100 metri quadri.
Lo studio evidenzia anche che a più di dieci anni dal Decreto Ronchi del 1997, ancora nessun capoluogo della Calabria è passato dalla Tarsu (Tassa smaltimento rifiuti solidi urbani) alla Tia (Tariffa d’igiene ambientale). In positivo, rispetto al 2010, tra i capoluoghi calabresi solo Vibo Valentia ha fatto registrare un incremento tariffario. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (presentato nell’aprile 2011), nel 2009 in Calabria la produzione pro capite di rifiuti urbani è aumentata del 2,4% rispetto all’anno prima. Come se non bastasse, il livello di raccolta differenziata si ferma solo al 12,4% del totale dei rifiuti prodotti in regione (fonte: ISPRA, 2011), a fronte di una media nazionale pari al 33,6%. Caro bollette in Italia: in media, in un anno la nostra famiglia tipo ha sostenuto nel 2011 una spesa di 246 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (+2,1% rispetto al 2010), con Napoli quale città più cara per le tariffe rifiuti (508) e Isernia la più economica (122 euro).
Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva, commenta: «La gestione del ciclo dei rifiuti è emblematica delle tante contraddizioni di cui è vittima il nostro Paese: il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori. In particolare, le tariffe aumentano di più nelle zone del Paese a più basso reddito: negli ultimi 5 anni, sono aumentate mediamente del 44% in Campania e del 20% circa in Calabria. Da Sud a Nord, – aggiunge – gli incrementi si registrano ovunque, a dimostrazione della mancanza di una politica nazionale della gestione dei rifiuti, capace di legare gli elementi di costo ad elementi di qualità del servizio, a tutto vantaggio di chi continua ad operare in assoluta assenza di trasparenza. La conseguenza di tutto ciò è che in Italia, più del 40% dei rifiuti va ancora a finire in discarica, la raccolta differenziata stenta al Centro e al Sud e il coinvolgimento dei cittadini nella valutazione del servizio, previsto dal 2008, è ancora un’utopia».
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