Teresa Merante
4 minuti per la letturaLa controversa storia di una folksinger calabrese di successo Teresa Merante, 31 anni, reginetta del folk calabrese, da fenomeno underground fatto di feste di paese e cantate ai matrimoni, è assurta agli onori della cronaca nazionale nella scorsa primavera, per essere esecutrice di brani politicamente molto scorretti che inneggiavano a Totò Riina e al recupero della tradizione mai sopita dal pubblico popolare nel riconoscersi negli antichi canti di malavita che hanno sempre spopolato nei mercatini popolari e in alcuni negozi specializzati amplificati oggi da Spotify e Youtube.
Una leggerezza pagata cara e forse in modo improvviso dalla cantante di Catanzaro, 31 anni, che dopo il boato mediatico ha iniziato a rivedere il suo repertorio esibendosi solo in canti d’amore, tarantelle e canzoni identitarie calabresi che riscuotono, in verità, molto più successo dell’elegia dei latitanti.
Ma il peccato d’origine, in un’epoca che a differenza del passato contesta tali espressioni, si fa sentire.
Esplosa la polemica, bocche cucite dai diretti interessati.
Non vuole parlare la cantante, turbata dal clamore mediatico che sta condizionando da mesi il suo successo e che la tiene lontana dai giornalisti.
Non vuole parlare il sindaco di Melissa, Raffaele Falbo, già segretario della Cgil crotonese, che evidentemente trova imbarazzo nel dover ammettere che il Comune aveva concesso il patrocinio alla festa, compresa esibizione musicale, come comprova il logo del municipio affisso sul manifesto circolato sui social e diffuso dagli organizzatori dell’Auser, probabilmente tutti ignari che la cantante folk calabrese potesse creare tanto pandemonio.
Il fatto ineccepibile sta nei documenti che abbiamo potuto consultare. I carabinieri di Torre Melissa, alla richiesta di legge fatta pervenire in questura dall’Auser, ha comunicato all’organizzatore che il questore di Crotone, con specifica ordinanza, “non ha autorizzato nessuna manifestazione”.
Il documento non spiega il motivo. Ufficiosamente si sarebbe trattato di evitare assembramenti in tempi di Covid.
L’unico a parlare del concerto della discordia è Natale Centofanti, il discografico della casa Elca, una sorta di piccola Motown del folk calabrese, ereditata dal papà Calogero.
Ci ha riferito Centofanti che l’accordo sul concerto a Melissa, avvenuto per le vie brevi considerati i buoni rapporti avuti in passato con gli organizzatori, è stato disdetto solo al suo arrivo a Melissa con Teresa Merante, dopo aver fatto un lungo viaggio da Reggio Calabria.
Concerto saltato e polemica innescata.
Resta da capire il motivo del divieto. E’ stata una tutela dell’ordine pubblico per motivi sanitari o ha pesato il trambusto mediatico precedente che crea motivi di presentabilità a Teresa Merante? Al momento non è dato saperlo.
La vicenda riapre la discussione sui canti di malavita, per lunghi anni ignorati dalla cultura ufficiale. Con qualche eccezione illustre, come l’Ornella Vanoni che grazie a Strelher, negli anni Sessanta, in un suo primo disco “Le canzoni della malavita” recupera un testo da ignoto sul “Canto del carcerato calabrese”.
Anche “Guapparia” nella musica napoletana non ha mai avuto problemi di censura ed è ancora considerata un successo intramontabile.
Per lunghi anni le produzioni indipendenti hanno vissuto ai tempi delle cassette e dei 45 giri all’ombra del mercato ufficiale.
La vicenda si riaccende in tempi moderni, al passaggio del nuovo secolo. Era accaduto che due calabresi emigrati in Germania avevano trovato un’idea di successo improvvisa e inattesa.
Avevano rastrellato i canti di malavita. Ma quando in Germania si erano radunate le folle per chi aveva trovato questa inedita gallina dalle uova d’oro il fenomeno era diventato mainstream. Paginate di New York Times e Guardian con riproducibilità delle testate quotidiane e settimanali da tutto il mondo.
La provinciale Italia che aveva generato quella diffusione di musica ispirata da pezzi di malacarne non poteva che prenderne atto. Non mancarono polemiche anche allora con molti professionisti dell’antimafia con il coltello tra i denti.
Ora l’inatteso revival. Teresa Merante resta amata dai suoi numerosi fans per i diversi generi che tratta. Consapevole o inconsapevole della materia malavitosa che le ha dato celebrità, a differenza del passato, la giovane artista deve prendere atto che il canto di ‘ndrangheta è diventato molto divisivo.
Anche se Natale Centofanti dice una cosa giusta: “Le canzoni no. Le fiction e film (cui ho venduto diritti delle nostre canzoni sulla ‘ndrangheta) sì. Io non capisco”.
Neanche noi.
(Ha collaborato Tiziana Selvaggi)
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